BIANCHI, Giovanni Battista
Nato a Torino il 12 dic. 1681 (secondo altre fonti, il 12 settembre) da nobile famiglia di origini milanesi, fu educato e indirizzato agli studi da uno zio materno, F. Peghino. Di ingegno brillante, a diciassette anni si laureò in medicina nella università di Torino, ove aveva avuto illustri maestri, quali il Torriglia, il Migliore, il Torrino; guidato nella pratica medica da G. Vaccheri, già molto giovane ottenne importanti incarichi negli ospedali della sua città.
Il B. si occupò, oltre che di medicina generale e di anatomia, anche di farmacologia (cooperò alla compilazione della Farmacopea torinese), di zoologia, di filosofia, di lettere e di poesia; in queste discipline impartì lezioni private (l'università torinese, infatti, era chiusa a causa della guerra di successione spagnola). La forte inclinazione per gli studi medici, tuttavia, lo spinse a coltivare con particolare impegno l'anatomia, tanto che Vittorio Amedeo II fece costruire per lui un pubblico teatro anatomico.
Il B., nominato nell'anno 1718 professore straordinario di istituzioni mediche a Torino, nel 1719 divenne professore onorario alla cattedra di medicina teorica dell'università di Bologna, fino a che nel 1721 fu chiamato nuovamente nell'università torinese in qualità di primario alla cattedra di anatomia. Fu archiatra del principe Filippo di Hesse Darmstat, ricoprì nel 1739 la carica di primo consigliere del magistrato del Protomedicato, di cui fu a capo nel 1742. Iscritto al Collegio dei medici dei conti palatini in Milano, alla Accademia degli Innominati di Bra e a quella cesareo-leopoldina dei Curiosi della Natura di Berlino (ove ebbe il nome di Albutius), intrattenne amichevoli relazioni con F. Torti, J.-J. Manget, G. M. Lancisi, A. M. Valsalva, G. Lanzoni e altri illustri personaggi. Morì a Torino (secondo altri, Bologna) il 20genn. 1761.
Il B. svolse la sua attività medico-scientifica essenzialmente nell'ambito della anatomia, disciplina in quei tempi fiorentissima nelle scuole italiane. Infatti, quella che fino ad allora era stata soltanto una ricerca morfologica in gran parte fine a se stessa, cominciava a mostrare un progressivo accostamento alla clinica, grazie soprattutto all'opera di G. B. Morgagni: il nuovo spirito che questi aveva saputo infondere nelle ricerche anatomiche si esprimeva da un lato nello studio delle lesioni organiche provocate dai processi morbosi, dall'altro nel tentativo di spiegare, attraverso una logica interpretazione delle strutture macro e microscopiche, la funzione dei singoli organi. Nel nuovo clima generato dal fiorire della ricerca non mancarono le controversie e le dispute scientifiche, in alcune delle quali fu coinvolto anche il B.; la sua Historia hepatica, infatti, fu severamente criticata dal Morgagni e da A. von Haller e provocò l'intervento del suo omonimo G. B. Bianchi, noto come "Ianus Plancus".
L'opera fu stampata in tre edizioni: le prime due, a Torino, nel 1710 e nel 1716, con i titoli, rispettivamente, di Historia hepatica seu de hepatis structura,usibus et morbis e di Historia hepatis. Qua huius visceris structura ac mechanismus,in statu tam sano,quam morboso plene elucidantur; la terza a Ginevra, nel 1725, in due volumi, col titolo Editio tertia numeris tandem omnibus absoluta; seu theoria ac praxis omnium morborum hepatis,et bilis cum eiusdem visceris anatome pluribus in partibus nova. Adiectis dissertationibus aliquot,aeneis tabulis,accuratis earum explicationibus,et animadversionibus ad hocce explendum opus facientibus,amplisque omnium rerum indicibus. Nella prima parte dell'Historia hepatica, ove trattava della anatomia e della fisiologia del fegato, il B. descrisse assai bene le duplicazioni del peritoneo conosciute come legamenti sospensori del fegato e delineò la struttura istologica ghiandolare dell'organo così come la aveva interpretata M. Malpighi. Per quanto riguarda la fisiologia, attribuì al fegato, oltre a quella biligenetica, la funzione di aiutare la digestione degli alimenti nello stomaco e quella di costituire, insieme con la milza, una via di più facile deflusso per la circolazione del sangue in particolari circostanze. La sua descrizione dei dotti epato-cistici generò da un lato le critiche severe di G. B. Morgagni, che ne negava decisamente l'esistenza e che per questo non esitò, nelle sue lettere indirizzate a J.-J. Manget e a G. M. Lancisi, ad accusare il B., "quel dottoretto torinese", di scoperte inesistenti; dall'altro, una vibrata protesta del riminese G. B. Bianchi, che, in una epistola indirizzata a G. Pozzi e stampata in fondo all'opera del Morgagni Epistolae anatomicae duae novas observationes et animadversiones complectentes, Ludguni Bat. 1728, accusò il B. di avere ospitato nell'ultima edizione della sua opera una dissertazione del bolognese G. Tacconi ritenuta un plagio di proprie osservazioni sui canali cisto-epatici.
La raccolta nosologica delle affezioni epatiche, contenuta nella seconda parte della Historia hepatica, segue rigorosamente le teorie patologiche dell'epoca, nella suddivisione delle malattie epatiche in "Morbi a toto solido", "a solido nerveo", "a fluido", "a secretione hepatis", "a corpore extraneo"; di maggiore interesse appare invece la descrizione di un caso di ascesso epatico perforato, attraverso il diaframma, nella pleura, manifestatosi clinicamente con una vomica biliare, "pleurisia biliosa". Di scarso o nullo interesse, infine, la terza parte dell'opera, ove il B. riportò una dissertazione epistolare sulle affezioni biliose indirizzatagli da L. T. Guidetti, la storia delle costituzioni epidermiche avvenute in Torino dal 1711 al 1724 e il loro trattamento terapeutico, alcune dissertazioni epistolari e la ristampa di sei orazioni inaugurali.
Più originale appare il contributo del B. alla conoscenza delle vie di deflusso delle lacrime: in una epistola a G. Lanzoni,De ductum lacrymalium novarum,eorumque anatome,usibus,morbis ac curationibus Dissertatio... (Torino 1715), le descrisse accuratamente, dai condottini lacrimali all'ostio nasale, mettendo per primo in evidenza una duplicatura mucosa, che egli considerò una valvola, a livello dell'angolo acuto formato dal canale lacrimale, a decorso longitudinale, e antro nasale, a disposizione orizzontale: l'esistenza di tale formazione, nota oggi come "piega lacrimale dell'Hasner", poiché J. R. Hasner accuratamente la studiò nel 1847-48, fu recisamente negata da G. B. Morgagni, che ne fece oggetto di nuove polemiche epistolari. Eppure, sia P. F. Lesshaft nel 1868 sia G. V. Vlacovich nel 1872 avevano proposto di denominare la piega lacrimale "valvola di Morgagni". Nell'epistola il B. indicò il modo di eseguire il cateterismo per la specillazione e la irrigazione terapeutica delle vie lacrimali attraverso l'ostio inferiore, modificando così il metodo proposto da D. Anel nel 1713 della specillazione attraverso i punti lacrimali e della irrigazione a mezzo di una siringa; la via di accesso al canale lacrimale dall'ostio inferiore nasale fu più tardi, nel 1739, praticata e illustrata anche dal De La Forest.
Tra le altre opere del B., tutte di minore importanza, meritano di essere ricordate: Fabricae humanae generalis prospectus expositus ad universam corporis humani anatomen..., Taurini 1716, consistente in una storia fisiologica dell'uomo, dall'uovo prima della fecondazione al quinto mese di vita intrauterina; De naturali in humano corpora vitiosa,morbosaque generatione historia,cum aeneis tabulis, Augustae Taurinorum 1741, raccolta di curiose storie di gravidanze extrauterine, di parti preternaturali, di difetti dell'utero, di malformazioni fetali, di malattie in corso di gravidanza, comprendente anche una prolissa classificazione dei vermi; Storia del mostro di due corpi che nacque nel Pavese in Gennaro del 1748, Torino 1749, descrizione di un feto bicipite con due piedi e un terzo piede imperfetto, con genitali malformati, agenesia della colecisti, con un cuore perfetto e un altro malconformato, con due cave e due aorte. Tale ultima opera fu elogiata da A. von Haller e, successivamente, da P. R. Reydellet.
L'anatomista torinese, autore di numerose altre opere, epistole e dissertazioni di minore interesse scientifico, prese parte a dispute scientifiche più o meno utili e importanti: basterà qui ricordare quella con A. von Haller, il quale sosteneva la insensibilità e inirritabilità di alcune parti del corpo, con argomenti che apparivano non scientifici al B., che era invece convinto assertore della contemporanea sensibilità e irritabilità di tutte le parti del corpo, in ognuna di esse essendovi dei nervi.
Bibl.: B. Corte,Not. istor. intorno ai medici scrittori milanesi..., Milano 1718, pp. 237-240; G. B. Morgagni,Adversaria anatomica, Venetiis 1762, lettere III (pp. 63-103), IV (pp. 105-139), VI (pp. 191-242); G. G. Bonino,Biografia medica piemontese, II, Torino 1834, pp. 16-45; S. Mazzetti,Rep. di tutti i professori…, Bologna 1847, n. 478, p. 33; S. De Renzi,Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 162-189, 223, 239, 253, 270, 279, 285, 289, 318, 380, 468, 640, 645, 656, 727, 754, 778, 805, 879; L. Castaldi, Il canale naso-lacrimale secondo G. B. B., in Il Valsalva, II (1926), pp. 283-286; G. Ovio,L'oculistica di A. Scarpa…, I, Napoli 1936, p. 125; A. Pazzini,Storia della medicina, II, Milano 1947, pp. 182, 196, 271, 286; G. Ovio,Storia della oculistica, I, Cuneo 1952, pp. 303, 347, 414; A. Hirsch,Biographisches Lex. der hervorvagenden Aerzte…, I, München-Berlin 1962, p. 519.