CAPODIFERRO (Caput de Ferro), Giovanni Battista
Nacque a Roma nella seconda metà del sec. XIV dal romano Paolo di Goccio "de regione Arenulae". Ne abbiamo notizia per la prima volta durante il pontificato di Bonifacio IX quand'egli, insieme con i fratelli Cristoforo e Stefano (il secondo dei quali nominato da Bonifacio IX come "domicellus alme urbis" tra i Conservatori della città l'8 giugno 1398), ebbe dal papa l'incarico di fortificare nuovamente il porto di Ostia. Il 26 apr. 1406 Stefano ricevette da papa Innocenzo VII Ostia in pegno per il pagamento della somma spesa di 1.065 fiorini d'oro; nell'agosto 1406 lo stesso papa incaricò i Capodiferro della riparazione della "turris dicte civitatis Ostiensis que Tiberino flumine imminet" (cfr. Esch, Bonifaz IX., p. 617 n. 34). Da solo il C. appare soltanto sotto il pontefice Martino V, che nominò il "miles" con bolla dell'11 ottobre del 1423 podestà e capitano della città e contado di Bologna per la Santa Romana Chiesa per il semestre aprile-settembre 1424. Il 25 luglio 1424 il papa prolungò la durata della sua carica per altri sei mesi ed il C. rimase quindi al suo posto fino al 31 marzo 1425 (Archivio di Stato di Bologna, Podestà,Capitoli per Podestà - Loro famiglie, cc. 73r-76v).
Dell'attività del C. come podestà e capitano di Bologna ci informano gli Atti,Decreti e Sentenze (Reg. n.40, anni 1424-25), il Liber maleficiorum per i quartieri di Porta Procula e Stiera (Reg. n.125, per il periodo ottobre 1424-marzo 1425) ed altre carte conservate all'Archivio di Stato di Bologna, tra cui si trova anche uno stemma d'argento, al bue rampante di rosso, che è presumibilmente quello del Capodiferro. In quel periodo il C. incontrò l'umanista e traduttore siciliano Giovanni Aurispa, che risiedeva a Bologna come professore di greco nello Studio, sforzandosi invano di trovare una sistemazione a Firenze. L'Aurispa tradusse dal greco in latino, su richiesta del C., il Dialogo sulla superiorità dei capitani antichi di Luciano e ne dedicò la prima edizione "d. Baptistae de Capodeferris Romano militi tunc Bononiae praesidi" (nella Biblioteca nazionale di Firenze, cod. Magliab. XXI/9, e in numerosi altri manoscritti); più tardi l'opera fu dedicata al doge di Genova Tommaso Fregoso. Al C. l'Aurispa dedicò anche la traduzione della Consolatoria di Filisco a Cicerone di Cassio Dione, compiuta anche questa a Bologna. Di essa apparve nel 1510 a Parigi l'editio princeps.
Troviamo di nuovo il C. a Roma il 16 dic. 1430 in occasione della vendita di un terreno "extra portam S. Pauli, in loco, qui dicitur orta proferta" per la somma di 100 fiorini d'oro (Iacovacci); la vendita ebbe luogo davanti al notaio "Stefano Pauli Angeli Senninarii de Roma". Il C. dovette morire poco dopo (fine 1430-inizio 1431).
Mentre il padre Paolo, morto il 24 sett. 1391, era stato seppellito in S. Maria sopra Minerva, dove ancora oggi - nella seconda cappella a sinistra dell'abside - è visibile la sua tomba, il C. trovò la sua ultima dimora nella chiesa francescana di S. Maria in Aracoeli, come apprendiamo dal Liber anniversariorum della fraternità dei raccomandati del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum. Là fu sepolta anche sua moglie Perna, morta tra il 1438 e il 1439. Nulla sappiamo di eventuali loro figli sopravvissuti ai genitori.
Fonti e Bibl.:Arch. di Stato di Bologna, Podestà,Capitoli per Podestà - Loro famiglie, cc.73r-76v; Liber maleficiorum (Reg. n. 125); Atti,Decreti e Sentenze (Reg. n. 40).; Carte di corredo (anni 1424, 1425); Bibl. Apost. Vat., Ottob. lat. 2549: D. Iacovacci, Repertorio di famiglie, II, ff. 794v-295r; Necrol. e libri affini della prov. romana, a cura di P. Egidi, I, Roma 1908, pp. 352, 370; I. B. Mittarelli, Bibl. codicum manuscrip. monasterii S. Michaelis Venetiarum prope Murianum, Venetiis 1779, coll. 83 s., 896; A. D'Ancona, B. C., in Giorn. di erudiz., II(1890), p. 267 (risposta alla domanda di p. 195); R. Sabbadini, Biografia docum. di Giovanni Aurispa, Noto 1890, pp. 31, 188 (per i manoscritti di Luciano e Cassio Dione); Id., Carteggio di Giovanni Aurispa, Roma 1931, pp. 45, 174 (per i manoscritti di Luciano e Cassio Dione); A. Esch, Bonifaz IX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, p. 617 n. 34; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 193, 329; II, pp. 56, 160, 359, 469 e 550 (per i manoscritti dell'Aurispa); G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti della Biblioteche d'Italia, V, p. 132.