FERRANDINI, Giovanni Battista
Nacque a Venezia in data incerta: alcune fonti indicano il 1707, altre il 1710, altre infine il 1715.
Ricevette, in età giovanissirna, i primi insegnamenti musicali al conservatorio dei "Mendicanti" di Venezia, di cui era direttore Antonino Biffi. All'età di circa dieci anni si recò a Monaco di Baviera e nel 1722 entrò, in qualità di oboista, nella orchestra di corte, per passare forse nel 1723 al servizio dell'elettore Carlo Alberto, sempre come oboista e con il compenso annuo di 500 fiorini. Negli stessi anni continuò gli studi musicali sotto la guida di Pietro Torri, allora "Hofkapelldirektor", e di G.A. Bernabei, che dal 1687 era "Hofkapellmeister".. Il nome del F. non compare negli atti archivistici fino al 1732 quando, nel mese di marzo, è menzionato come nuovo "Kammercompositeur", con il compenso di 900 fiorini. Già nel 1727, in occasione del compleanno dell'elettrice Maria Amalia d'Asburgo era stata rappresentata la sua opera Gordio, su testo di Perozzo di Perozzi, al teatro di corte (dove saranno rappresentate anche le sue opere successive). Il 10 luglio 1729, per festeggiare il compleanno dell'elettrice, fu rappresentato a Nymphenburg Ilsacrificio invalido, ancora su testo del Perozzi, mentre il 6 agosto dello stesso anno andò in scena il Colloquiopastorale, su libretto di ignoto, per festeggiare il compleanno del principe; la musica delle due opere è andata perduta.
Nell'autunno del 1729 ebbe luogo la rappresentazione di Edippo, su libretto di D. Lalli, cui parteciparono Faustina Bordoni e il celebre evirato Farinelli (Carlo Broschi); quest'opera è da alcuni assegnata a P. Torri, ma altri ne attribuiscono la composizione proprio al F. (Pestelli). Sicuramente sua è poi la musica della Berenice, su libretto di Leopoldo da Villati, andata in scena durante il carnevale dell'anno successivo. Nella stagione di carnevale del 1732 si rappresentò lo Scipione nelle Spagne, un'opera seria su libretto di A. Zeno. Alla morte del maestro di cappella Bernabei, avvenuta il 9 marzo 1732, il F. prese il suo posto poiché gli conveniva accedere anche alla carica di compositore da camera. L'anno seguente veniva rappresentato, per onorare la presenza a Monaco del principe elettore di Colonia, il Ciro, su libretto del Villati; la musica è attribuita dalla Zenger al Torri e dal Lipowski ad Alessandro Scarlatti, mentre il Rudhart l'assegna al F. sia per motivi cronologici (Scarlatti era già morto da otto anni) sia per motivi stilistici.
Dopo la morte del Torri, avvenuta il 6 luglio 1737, il F. migliorò ulteriormente la sua posizione e assunse il posto di direttore di musica da camera, che conserverà fino al pensionamento.
Il 22 ottobre di quell'anno il F. mise in musica il Demofoonte di P. Metastasio, cominciando con questa la serie delle opere composte sui drammi del poeta romano. Seguì infatti nel 1738 l'Adriano in Siria, ilcui testo fu anche tradotto in tedesco personalmente dal principe Carlo Alberto. Quando quest'ultimo fu eletto, il 12 febbr. 1742, imperatore col nome di Carlo VII, per celebrarne l'incoronazione fu commissionata al F. la musica per un "componimento dramatico". Ma l'opera non venne mai rappresentata.
In quello stesso anno le truppe austriache invadevano la Baviera ed occupavano la capitale costringendo l'imperatore, che aveva contestato la successione di Maria Teresa negli Stati ereditari asburgici, ad allontanarsi dalla sua sede per rientrarvi solo due anni dopo e regnare per un solo anno fino al 1745. La guerra comportò per la Baviera spese enormi, tanto che, per far fronte ai debiti lasciatigli dal predecessore, il nuovo principe Massimiliano III Giuseppe si vide costretto a ridurre le spese di corte, penalizzando in particolare quelle destinate alla cappella musicale.
Nel 1753 il F. fu incaricato di inaugurare il nuovo Residenztheater, costruito da Fr. de Cuvilliés. Compose, ancora su libretto di Metastasio, il Catone in Utica. Il 12 ottobre, in occasione dell'onornastico del principe, ebbe luogo la rappresentazione inaugurale dell'opera insieme a due "balli seri". Due anni dopo, in occasione delle nozze tra la principessa Maria Giuseppina Augusta e il margravio Ludovico Giorgio di Baden, fu rappresentata la serenata Diana placata, composta dal F. su testo di ignoto.
A questa l'ultima opera del F. messa in scena durante la sua permanenza alla corte di Monaco. Nello stesso anno, infatti, egli andò in pensione, per motivi di salute, e fece ritorno in Italia con la famiglia. Stabilitosi a Padova, mantenne sempre rapporti con la corte bavarese, incaricandosi, fra le altre cose, di scritturare i cantanti per il teatro della Residenza.
Compose inoltre altre opere: nel 1757 il Bellerofonte e nel 1758 il Demetrio, su testo del Metastasio, per il quale ricevette la somma di 199 fiorini. Sempre durante il periodo padovano compose la Talestri, regina delle Amazoni, su libretto della principessa Maria Antonia Walpurgis sotto il nome di "Ermelinda Talea pastorella arcade"; l'opera però non venne mai rappresentata con le musiche del E; andò invece in scena nel 1760 con le musiche della stessa Walpurgis.
A Padova l'attività del F. fu ancora intensa, soprattutto quella di didatta e direttore di una accademia di musica di una certa rinomanza. Nel marzo del 1762 egli ricevette la visita di J. G. Naumann, giunto in Italia per studio e recatosi a Padova soprattutto per incontrare G. Tartini. Nel 1771 toccò invece al giovane W. A. Mozart, nell'ultimo mese del suo viaggio italiano, visitare il Ferrandini. Sono del periodo immediatamente successivo la cantata Nice e Tirsi (1777) e l'opera seria L'amor prigioniero (1781), mentre nulla ci è dato conoscere di un'opera francese composta dal F. e citata dalle fonti. Nel 1790 fece ritorno alla corte di Monaco, seguito da una schiera di cantanti da lui reclutati.
Morì a Monaco di Baviera il 29 sett. 1791.
Considerato come il continuatore della tradizione musicale italiana, e veneziana in particolare, a Monaco, egli rappresenta, insieme con il Porta, l'anello di congiunzione tra A. Steffani, e E. Bernabei, P. Torri e A. Bernasconi, prima dell'era di Gluck e Mozart. Autentico musicista di corte il F. non fu mai troppo sensibile ai rinnovamenti, nello stile e nella tecnica, della musica per teatro; fedele ai principi dei belcanto, che davano assoluta precedenza al virtuosismo acrobatico dei cantanti, fu tale anche dal punto di vista didattico, sia per la musica vocale sia per quella strumentale. Sul piano della tecnica compositiva fu costantemente vicino alle esigenze della corte, lontano perciò dalle novità che venivano da ogni parte d'Europa. Anche per quanto riguarda la musica strumentale il F. non dimostrò spiccata originalità, componendo solo una discreta musica di intrattenimento, piacevole e di facile esecuzione. Le sue musiche strumentali annoverano: sei sonate per flauto e basso continuo, pubblicate ad Amsterdani nel 1737e andate perdute, un Musicale intratenimento per violino, due liuti, viola da gamba e continuo, due dilettamenti di musica, un divertimento, tre sonate a tre e quattro sinfonie. Una di queste sinfonie (Parigi, Bibl. du Conservatoire, Fonds Blancheton, op. VI-300, pp. 123 s.) è costituita da quattro movimenti nella tonalità di mi maggiore e prevede un organico di quattro strumenti; la composizione rivela un'accurata scrittura contrappuntistica unita ad una facile vena melodica ma non dimostra eccessiva sensibilità verso le tensioni formali sviluppatesi proprio in Germania in quel periodo. Il F. fu comunque un ottimo insegnante, soprattutto di canto; dalla sua scuola uscirono artisti di grande livello come, ad esempio, Anton Raaf, il futuro primo interprete dell'Idomeneo mozartiano (questi aveva però ricevuto lezioni di canto da A. Bernacchi a Bologna) e la già nominata M. A. Walpurgis.
Anche una delle nove figlie del F., Anna Maria Elizabeth, fu allieva del padre e divenne una famosa cantante, attiva a Monaco e protetta dalla principessa Walpurgis.
Vista nel suo complesso, la produzione del F. evidenzia una netta superiorità della musica vocale su quella strumentale; particolare rilievo sembrano avere, per notevole plasticità, i recitativi accompagnati, che, uniti alla finezza della scrittura vocale, formano la qualità principale della sua musica.
Bibl.: F. J. Lipowski, Baierisches Musiklexikon, München 1811, pp. 80 s.; A. G. Meißner, Bruchstücke zur Biographie J. G. Naumann's, Wien 1814, p. 114; F. M. Rudhart, Geschichte der Oper am Hofe zu München, Freising 1865, pp. 115-118, 128, 130, 140-143;M. Zenger, Geschichte der Münchener Oper, München 1923, pp. 31-39;E. J. Luinn, G. F. e l'apertura del teatro residenziale di Monaco nel 1745 (recte 1753), in Riv. musie. ital., XXXIX (1932), pp. 561-566;Id., L'influsso dell'Italia sui musicisti tedeschi, ibid., XLIV (1937), p. 21; H. Bolongaro Crevenna, L'Arpa festante, die Münchener Oper1651-1825, München 1963, pp. 71-80, 81-84, 86, 121, 159;L. Pestelli, L'opera barocca, in Storia dell'opera, Torino 1977, pp. 46 s.; Encicl. dello spett., V, col. 171;R.Eitner, Quellen-Lexicon, pp. 420 S.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 373; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, pp. 54 s.; The New Grove Dictionary of music and musicians, VI, p. 485.