BIANCHI, Giovanni
Nato a Verdeto nel comune di Pomaro (ora di Agazzano, Piacenza) l'11 apr. 1825, da Domenico e da Marianna Locatelli, in una famiglia di proprietari agricoli, studiò a Piacenza nel collegio di S. Pietro, ritornando poi al paese natio. Mazziniano fervente nella prima giovinezza e poi avvinto dal Primato di Gioberti, allo scoppio della rivoluzione del 1848 promosse nella piazza di Agazzano una dimostrazione popolare contro il governo ducale, che gli costò l'arresto al momento della restaurazione. Liberato, espatriò in Piemonte ove entrò in contatto con gli esuli dei ducati, riuniti in Comitato unico.
A Torino si interessò delle prime società operaie, di alcune delle quali fu segretario; e, deluso dalle amare esperienze liberali e monarchiche del 1848 e del 1849, si avvicinò agli ambienti repubblicani, collaborando nel 1851 all'Uguaglianza, un giornale d'"opposizione avanzata", repubblicana e venata di socialismo. Nei primi mesi del 1852 le autorità lo espulsero da Torino; dopo un breve soggiorno a Genova si trasferì, sempre sotto sorveglianza, a Rovescala nei pressi di Voghera, ove alla fine dello stesso anno fu arrestato. Rilasciato, si recò a Stradella e il 6 febbr. 1853 partecipò al fallito tentativo di penetrare con una spedizione nel Lombardo-Veneto in concomitanza con il moto milanese. Nuovamente arrestato, fu liberato dopo pochi giorni e costretto a stabilirsi a Voghera, ove con Pietro Giuria pubblicò un giornale,L'Amico della famiglia (1853-54). Ottenuta all'inizio del 1855 l'autorizzazione a rientrare nel ducato di Parma, si stabilì a Verdeto, dedicandosi agli studi, in particolare di economia politica, e patrocinando l'attuazione di riforme nel ducato: ne sottopose anche i progetti al ministri nel 1856 e alla stessa duchessa reggente nel 1857.
Avendo poi aderito alla Società nazionale - già da anni aveva abbandonato le aspirazioni repubblicane - fu il corrispondente piacentino del suo organo,Il Piccolo Corriere d'Italia. Al momento della rivoluzione, nel giugno del 1859, le sue precedenti esperienze gli valsero la direzione della Gazzetta piacentina, volutadal Comitato rivoluzionario.
Sin dal primo numero si attirò vivaci ostilità per le aperte professioni di fede democratica, che rinfocolarono i sospetti degli ambienti liberali moderati sul suo passato repubblicano, e poi per le critiche a quello che egli giudicava lo scarso spirito innovatore della Commissione provvisoria di governo, guidata da Giuseppe Manfredi. Tali attacchi costarono al giornale, nell'ottobre, la perdita della qualifica di "gazzetta ufficiale" e costrinsero il B. a lasciare la direzione, che riottenne solo nel gennaio successivo nell'atmosfera unitaria dell'imminente plebiscito, e che perse definitivamente nell'aprile per aver guidato una manifestazione contro il municipio piacentino, retto da elementi giudicati duchisti.
Nel 1861 il B. diresse, comunque,Il Paese -apparso in sostituzione della Gazzetta piacentina - sulquale riprese l'accesa campagna contro il municipio, ottenendo alfine i mutamenti desiderati, ma perdendo nuovamente la direzione del giornale. Sorto nel frattempo il Corriere piacentino, espressione del liberalismo moderato, il B. gli contrappose dal gennaio del 1863 L'Osservatore piacentino, e poi dal settembre del 1864 alla fine del 1866 L'Indipendente, nei quali poté sostenere senza remore le sue idee politiche, di unitario convinto, di democratico aperto alle esigenze delle classi lavoratrici e ostilissimo alla "consorteria", ma anche di cattolico che auspicava l'alleanza fra cattolicesimo e democrazia: un programma che il B. sostenne anche nei giornali che successivamente diresse di fatto, se non formalmente,La Gazzetta di Piacenza e Il Progresso, sino al settembre del 1869.
Negli anni seguenti il B. fu a Firenze e a Roma, ove le sue credenze religiose lo sospinsero a rifiutare la direzione della Riforma di Crispi. La singolarità della sua posizione, che non poteva trovare eco nella sinistra democratica dell'epoca, e il richiamo della città natale lo ricondussero a Piacenza, ove poi rimase sino alla morte, continuando a difendere le proprie idee con una costante attività pubblicistica ma in un progressivo isolamento.
Redattore del moderato Corriere piacentino dal 1877 al 1880, e poi di due giornali cattolici sino al 1883, assunse la direzione di un terzo giornale cattolico,L'Indicatore piacentino, e la tenne dal gennaio 1885 al febbraio 1886 allorché le sue concezioni unitarie, il favore per la partecipazione elettorale dei cattolici, la distinzione fra cattolicesimo e clericalismo lo costrinsero a lasciare il giornale. Collaboratore dal 1890 al 1894 del Piccolo, nel 1894 diresse per pochi mesi un nuovo giornale con il riesumato titolo dell'Indipendente, finchéa metà del 1895 assunse la carica di redattore responsabile del Gerolamo Savonarola, un settimanale dal titolo emblematico diretto dal sacerdote scomunicato Paolo Miraglia: una collaborazione che scrupoli religiosi lo sospinsero a interrompere a metà del 1898. Morì a Piacenza il 26 aprile 1900.
Bibl.: F. Giarelli,Storia di Piacenza…, II, Piacenza 1889, pp. 398, 399, 417, 445; S. Fermi E. Ottolenghi, G. Manfredi..., Piacenza 1927,ad Indicem; E. Ottolenghi,Ricordi stor. piacentini, Piacenza 1939, pp. 75. 246; Id.,Storia di Piacenza…, IV, Piacenza 1940, pp. 77, 81; C. Sforza Fogliani, G. B…., in Studi parmensi, IX(1959), 1. pp. 279 s.; Id., in Libertà (Piacenza), 30 maggio 1959; Id.,Possibili retroscena della elezione del governo provvisorio del '59, in Placentia floret, aprile-giugno 1959, pp. 7 ss.; Id., II '59 a Piacenza…, in Piacenza 1859, Piacenza 1959, pp. 41 ss.; V. Agosti, La stampa a Piacenza,ibid., pp. 33 ss.; C. Sforza Fogliani,Il '60 a Piacenza…, in Piacenza 1860-61, Piacenza 1961, pp. 45 ss.; V. Agosti,L'opinione pubblica a Piacenza nel 1860,ibid., pp. 17 ss.; C. Sforza Fogliani, F. Giarelli..., in Studi piacentini sul Risorgimento, 1961, n. 7; E. Nasalli Rocca,Piacenza nel Risorgimento. Saggio bibliografico, I, Piacenza 1937, pp. 25, 33; II, ibid. 1961, p. 15.