CAMBINI, Giovanni
Non sappiamo con esattezza la data della sua nascita, che avvenne probabilmente intorno al 1330. Il padre aveva nome Cambino; il nonno, Benintendi, fu il capostipite di questa famiglia di origine pratese che, forse con Cambino, si trasferì a Firenze. Il C. sposò Margherita di ser Lapo Cambini da Prato, da cui ebbe un figlio, Antonio; ma la data del matrimonio ci è sconosciuta. La prima notizia che abbiamo sul C. è del 1358, quando egli fu notaio dello Studio; prima, aveva soggiornato a lungo in Valdinievole, dove i Cambini avevano alcune terre. Nel 1362 Firenze gli affidò un'ambasceria in Valdinievole: fu là inviato per la sua perfetta conoscenza del luogo, ma non sappiamo bene con quali incombenze. L'anno dopo il C. veniva nominato giudice e notaio della Curia vescovile di Firenze. Nel 1366 gli fu ordinato dalla Signoria di Firenze di recarsi a San Miniato per redigere il nuovo reggimento imposto da Firenze agli abitanti del luogo. Nel 1369 andò ambasciatore a Bologna e in quell'occasione redasse il suo testamento. Forse dopo quell'anno trascorse un periodo di tempo lontano da Firenze, presso Giovanni Albergotti ad Arezzo. Ma nel 1374 era di nuovo a Firenze, notaio dell'ospedale di S. Maria Nuova di cui, in data 28settembre, redasse il nuovo statuto. Nel 1375funominato notaio dei Priori per un anno e compì due missioni fuori di Firenze: il 14 aprile fu inviato a Montepulciano e il 9 luglio a Gubbio presso Francesco Gangelli per recargli la notizia ch'era stato nominato dai Fiorentini loro esecutore. Nel 1381fece parte del Consiglio per il quartiere di S. Giovanni, gonfalone del Leone.
Il C. morì intorno al 1385, anno in cui appare tra i benefattori dello Spedale di S. Maria Nuova per un legato.
Il C. appartenne alla folta schiera dei notai che furono insieme uomini di legge, buoni cultori delle lettere ed amici di umanisti. Fu in contatto con Coluccio Salutati; ma della corrispondenza tra i due, che dovette essere senza dubbio più nutrita, ci è rimasta solo una lettera del Salutati al C. dell'8 ott. 1371. In essa il Salutati si rallegra del fatto che il C. sia definitivamente entrato nelle grazie del vescovo di Arezzo (ed è per questo che si è supposta una prolungata permanenza ad Arezzo dal '71 al '74) e gli invia alcuni versi in risposta ad un componimento contro Lucca scritto da un altro notaio letterato amico del C., ser Santi da Valiano. Dell'amore che il C. portò sempre per i classici abbiamo un'unica testimonianza: infatti conserviamo un codice con vari opuscoli di Seneca, di proprietà del C. e poi del Salutati, che reca numerose postille di sua mano (Firenze, Bibl. nazionale, Conv. soppr. IV, II, 283).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Archivi della Repubblica, Signori, missive, reg. 14, p. 78r, 25 sett. 1366; Ibid., Camarlinghi, Usc. gen., 1º marzo-30 apr. 1375, n. 219; Delizie degli eruditi toscani, XIV (1781), p. 158; XVI (1783), pp. 211, 257; L. Mazzei, Lett. di un notaro a un mercante..., a cura di C. Guasti, I, Firenze 1880, p. LXXVI; C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, I, Roma 1891, pp. 148 s.; G. B. Mittarelli-B. A. Costadoni, Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti, VI, Venetiis 1762, p. 69; Il notariato nella civiltà italiana, Milano 1961, pp. 142 s.;Ch. Bec, Les marchands écrivains à Florence (1375-1434), Paris 1967, pp. 116, 221 nn. 488-490.