CENCI, Giovanni
Figlio di Pietro e nipote del cancelliere Giovanni di Giacomo, prese parte all'ultima delle sommosse organizzate nel corso del 1398 da Niccolò e Giovanni Colonna nel tentativo, fallito, di impadronirsi del Campidoglio e di muovere il popolo a ribellarsi contro il dominio pontificio. La condanna a morte pronunciata dalla Curia capitolina contro il C., suo cugino Francesco e Pietro de Nuciis fu revocata l'8 dic. 1399. Bandito dalla città, il C. riuscì a rientrarvi dopo qualche tempo: compare, infatti, in qualità di testimone, in due istrumenti rogati a Roma, rispettivamente il 7 marzo 1403 e il 1°genn. 1405. Il 17 giugno era di nuovo accanto a Giovanni e Niccolò Colonna nell'insurrezione da essi promossa, insieme con i baroni - Antonio Savelli, Iacopo Orsini, Corradino d'Antiochia ed altri - e con molti popolari, fira i quali Galeotto Normanni e Riccardo Sanguigni. Alla notizia dell'appressarsi dei cospiratori - racconta Antonio di Pietro dello Schiavo - Gregorio XII si rifugiò in Castel S. Angelo "propter timorem, ut dicebatur, populi", ma il giorno dopo Paolo Orsini, scortato dai suoi fedeli, dava battaglia ai ribelli presso porta S. Lorenzo, faceva prigionieri molti nobili e popolari, e fra questi ultimi anche il C., li metteva al bando da Roma e puniva con la morte i capi dei popolari, il Normanni e il Sanguigni.
Dovettero passare di nuovo alcuni. anni perché la situazione politica consentisse al C. di rientrare in città: fu, verosimilmente, non prima del 1416: nell'agosto di quell'anno, infatti, l'uccisione di Paolo Orsini da parte di Braccio da Montone, e la minacciosa avanzata su Roma di quest'ultimo, fiancheggiato da Angelo Broglio (Tartaglia da Lavello), inducevano il cardinale legato Iacopo Isolani e il senatore Giovanni Alidosi a restituire il potere, loro malgrado, ai popolari. Il 14 settembre il tardinale di S. Angelo, Pietro Annibaldi degli Stefaneschi, il notaio Nardo Venettini ed il C. in qualità di cancelliere, per incarico dei tre governatori popolari, si recarono in ambasceria dal Tartaglia, sembra, presso Sutri, "pro bono statu Urbis et concordia". Sventato il pericolo di incursioni, il legato e i nobili ripresero ad infierire sui popolari: il 7 ottobre due conservatori, appoggiati da undici, caporioni, catturarono Lello Stinco, popolano precedentemente bandito dalla città, lo condussero in Campidoglio e lo avrebbero decapitato se il C. non fosse intervenuto per tempo in sua difesa. Sembrò allora che i popolari andassero acquistando forza: il 9 dicembre tornava a Roma, col consenso dell'Isolano e dei conservatori, Pietro Mattuzzi, il quale, nell'estate del 1415, aveva ricevuto dal popolo il governo e pochi mesi dopo era stato messo al bando dal legato: lo stesso C. si era recato ad accogliere l'esule e i suoi figli per scortuli fino alle loro case. Due giorni dopo, l'11 dic. 1416, il C. era convocato in Campidoglio dal senatore Alidosi: entrato nella sala maggiore veniva brutalmente decapitato e la sua testa gettata dalla finestra. Il legato - stando alle notizie di Antonio di Pietro dello Schiavo - apprese con grande soddisfazione l'annuncio dell'uccisione del C., si affrettò a sostituire alcuni caporioni "qui non fuerunt contenti de morte dicti Iohannis", richiamò in città molti baroni esiliati e il 12 dicembre procedette alla nomina di un nuovo cancelliere, nella persona di Paolo della Valle, medico del card. O. Colonna. Ai due figli, Pietro ed Antonio, il C. lasciò i suoi beni, per la maggior parte immobili, siti nel rione Regola.
Fonti e Bibl.: Il Diario romano di Antonio di Pietro dello Schiavo dal 19 ott. 1404al 25sett. 1417, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 5, a cura di F. Isoldi, pp. 17 s., 105 s.; Diario della città di Roma di Stefano Infessura scribasenato, a cura di O.Tommasini, Roma 1880, in Fonti per la storia d'Italia, V, p. 21; G. Marini, Degli archiatri Pontifici, Roma 1784, I, p. 125; II, pp. 105-108, n. XXXVII; G. Levi, Nuovi documenti sulla legazione del cardinale Isolano in Roma, in Archivio della Soc. rom. di storia patria, III (1880), p. 406; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio Evo, III,Roma 1901, p. 631; C. Fraschetti, I Cenci. Storia e documenti dalle origini al sec. XVIII, Roma1935, pp. 72, 114 s., 210, 213-219 e Append., n. 5 pp. 281 s.; P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna1940, p. 99; A. Esch, Bonifaz IX. und der Kirchenstaat, Tübingen 1969, pp. 316-319, 627 s., 630.