CHIARINI, Giovanni
Nacque a Chieti il 23 giugno 1849 da Emidio e Maria Del Santo, famiglia di modesti commercianti. Dopo aver iniziato il liceo nella città natale, fu mandato a Napoli dove ottenne la licenza alla fine del 1869, iscrivendosi poi all'università come studente di matematiche pure. Entusiasta alpinista, in quegli anni compì varie escursioni, anche alla Maiella e al Gran Sasso, raccogliendo reperti per i suoi studi di mineralogia e botanica e pubblicando apprezzate relazioni sul Bollettino del Club alpino italiano, di cui fu socio dal 1874. Laureatosi in quell'anno, si iscrisse alla Scuola di applicazione degli ingegneri, e alla fine dello stesso 1874 era socio ordinario della Associazione di ingegneri per la mutua istruzione, che lo invitava a far parte di una commissione per lo studio dei materiali da costruzione. Aggregato però alla spedizione ai laghi equatoriali, organizzata nel 1875 per gli auspici di C. Correnti dalla Società geografica italiana, partì da Napoli a bordo della "Arabia" l'8 marzo 1876, con O. Antinori e L. Landini, preparatore naturalista. Ad Aden, dove giunsero il 25, erano stati preceduti da S. Martini Bernardi, con l'incarico di studiare l'itinerario e preparare la carovana.
La spedizione doveva recarsi il più presto possibile a Zeila sulla costa somala, con una carovana, e raggiungere lo Scioa, da dove, presi accordi col re Menelik, avrebbe cercato di arrivare nel Caffa per spingersi infine più a sud, fino ai laghi equatoriali, con l'obiettivo di determinare l'orlo orientale della conca niliaca e chiarire l'orografia delle regioni comprese fra il lago Vittoria ed il litorale dello Zanzibar. La spedizione giunse però a Zeila il 2 maggio: durante l'imprevista sosta ad Aden, il C. ebbe l'opportunità di raccogliere e spedire in Italia piante e minerali.
Ancora più lunga fu la sosta a Zeila, soprattutto per gli ostacoli frapposti al proseguimento dal governatore della città Abū Baker, funzionario del governo egiziano e noto trafficante di schiavi. Ripreso il viaggio il 23 luglio grazie soprattutto all'intervento del commerciante piacentino Gaetano Sacconi, la spedizione giunse a Tull-Harré, dopo aver toccato Haruf, Gudingheres, Ibi, Arère, Gumburbilen, Meza e Lalibalà; il 1º agosto proseguì verso il fiume Hauash, passando per Rugdeia-Sogheira, sul lago Ota, Caraba, Mulù, Dancaca e Bilèn.
Il 28 ag. 1876 la spedizione giunse a Farrè, nello Scioa. Dopo aver ricevuto la visita del governatore della provincia, si trasferì prima ad Arramba, dove incontrò il cardinale Massaia, e poi a Coca e ad Ankober; il 7 ottobre era ricevuta a Liccè dal re Menelik con una fastosa cerimonia. Il C. alternò la sua presenza fra Liccè e Warra-Hilu, dove contava di dar vita ad un vasto programma di studi geologici. Alla fine di febbraio, però si trasferì in una foresta della Sciotalit, dove visse per alcuni mesi, e dove stese alcune delle sue più ampie e interessanti relazioni, fra cui quella sulla regione compresa fra Zeila e Farrè.
In questa relazione un particolare rilievo fu riservato allo studio geologico dei paesi toccati fino allora, paesi di natura prevalentemente vulcanica che fornirono al C. materiale soprattutto per un'accurata indagine litologica. Partendo dal ciottolame trasportato dalle acque dei torrenti, cercò di ricostruire induttivamente la qualità delle formazioni geologiche di cui facevano parte originariamente. Uno studio analogo compì in qualche caso anche sulle sabbie depositate lungo il letto dei corsi d'acqua. Notevole fu soprattutto, in questo genere di ricerche, il contributo dato all'illustrazione scientifica della catena degli Ittu, fino ad allora non disegnata in alcuna carta dell'Africa orientale.
L'importanza che il C. attribuiva alle deiezioni fluviali nello studio geologico delle varie regioni lo condusse a occuparsi anche della loro idrografia. Da notare, in questo campo, la sua osservazione del terrazzamento presentato, presso Bilèn, dal versante che limita la valle dell'Auash: la disposizione attestava l'opera erosiva svolta, in altri tempi, da una grandiosa corrente fluviale. Assai importante risulta anche lo studio del lago Ota, che raccoglie le acque defluenti dalle montagne degli Ittu, descritto e illustrato per la prima volta da un punto di vista scientifico.
Rimarchevoli anche un certo numero di appunti sulla flora e la fauna di quel territorio: i primi con l'indicazione dei generi e delle specie più importanti, i secondi interessanti soprattutto per le parti dedicate ai termitai.
Importante è anche lo studio etnografico, condotto nei limiti culturali del tempo, delle popolazioni dei Somali e degli Adal, abitanti le regioni percorse dalla spedizione fra Zeila e Farrè, che il C. confronta prendendo in esame i caratteri antropologici, le religioni, l'indole, le superstizioni, l'ordinamento sociale, le abitazioni, le armi, la lingua, le malattie, gli indumenti, gli abbigliamenti, gli ornamenti, gli alimenti, gli utensili, ecc.
Nel frattempo il Martini Bernardi, che nel luglio 1876 era stato rimandato in Italia col Landini per far presente alla Società geografica le difficoltà e ottenere mezzi più adeguati, era riuscito a far allestire una seconda spedizione, di cui faceva parte A. Cecchi. I due, partiti da Livorno il 6 marzo 1877, raggiunsero l'Antinori e il C. solo alla fine di settembre, portando una lettera ed alcuni doni del re Vittorio Emanuele II per Menelik, nonché i rifornimenti per la spedizione. Mentre il Martini rientrava in Italia ai primi di dicembre, l'Antinori, il Cecchi e il C., a causa del conflitto fra Menelik e l'imperatore Giovanni, dovettero riparare a Cobbò. Tornati a Liccè dopo la sua riconquista da parte di Menelik, il 14 maggio 1878 si misero in cammino diretti a Rogghiè. Il 3 luglio, all'altezza di Finfinnì, separatisi dall'Antinori, che affidò la direzione della spedizione al Cecchi, rimanendo nella stazione di Lèt-Marefià, concessa da Menelik agli esploratori italiani, partirono per il Caffa passando attraverso la tribù dei Soddo ed attraverso Mogier, capitale del Cabièna, raggiunta il 21 luglio.
In questa fase del viaggio il C., camuffatosi da sacerdote indigeno, compì, dal 15 al 23 settembre, una escursione nel vasto paese dei Guraghé, fino alla frontiera degli Arussi e a Kambat. La sua relazione, inserita nell'opera del Cecchi relativa alla spedizione, contiene notizie precise sui paesi dei Muhur, degli Esgià e dei Ciahà, nonché un originale e informatissimo saggio etnografico sui Guraghé, popolazione fino allora quasi ignota. In esso, dopo notizie storiche e leggendarie raccolte, dagli stessi indigeni sulla loro origine e dopo osservazioni di natura glottologica, tratta delle abitazioni, delle suppellettili e degli utensili, delle convinzioni religiose, dell'ordinamento politico, delle costumanze e consuetudini giuridiche, civili e familiari delle popolazioni Guraghè.
Lasciato il Cabièna il 30 settembre, la carovana, dopo aver attraversato la tribù Galla dei Tadalliè e i due fiumi Ualgà e Ghibiè, giunse fra i Botor. Ripartita il 13 novembre, dopo un mese di sosta, e attraversata la tribù dei Ciora, devastata dalla peste e dalla carestia, il 23 novembre giunse a Saka, capitale del re dei Limmù, Abbā Gommoli, che li trattenne fino alla fine di gennaio del 1879, quando poterono riprendere il viaggio, prima alla volta del minuscolo regno di Gomma, e poi di Cialla, la capitale del Ghera, dove giunsero il 6 febbraio. A Cialla la spedizione cadde praticamente prigioniera della regina Ghennè-Fa', convinta, come gli altri sovrani degli Stati oromoni, che i due esploratori non fossero altro che spie di Menelik, per cui decisero che uno di loro, il C., sarebbe ritornato nello Scioa a chiedere soccorso e cercare di inviare alcune lettere in Italia, mentre il Cecchi sarebbe rimasto nel Ghera quasi in ostaggio. Partito perciò il 2 maggio, travestito da mercante arabo, dopo aver rifatto la via già percorsa attraverso il regno di Gomma, il C. giunse il 6 maggio a Saka e il 23 nel Liekà, il cui capo Ghêrbi-Gilu gli ingiunse però di ritornare nel Limmù, dove venne imprigionato dal re Abbā Gommoli. Liberato il 22 giugno, poté rientrare due giorni dopo a Cialla, dove morì il 5 ott. 1879 tra atroci dolori intestinali, secondo il Cecchi provocati da sostanze velenose fattegli somministrare dalla regina Ghennè-Fa'.
La salma venne sepolta nel territorio della missione cattolica di Afallo, sotto una capanna di bambù; in seguito i resti vennero recuperati nel 1883 da Augusto Franzoj e consegnati, il 26 nov. 1884, al municipio di Chieti. Alla sua memoria V. Bottego intitolò un affluente del Giuba.
Morto prematuramente, il C. non poté rielaborare e ordinare i numerosi appunti; il suo diario (Carazzi, p. 80), affidato al Cecchi e da questo ceduto alla Società geografica italiana, è ancora inedito. Sono pubblicate varie lettere e relazioni dal C. inviate alle riviste geografiche, nonché quanto ha ricuperato il Cecchi, sia pure spesso attraverso una personale interpretazione (di ciò gli mosse accuse il Martini, che aveva partecipato alla prima fase della spedizione), nella sua opera in tre volumi sulla spedizione. Pure nella loro veste frammentaria, queste testimonianze sono sufficienti per valutare il contributo dato dal C. alla conoscenza di alcune zone e popolazioni dell'Africa orientale.
Di interesse pari alle relazioni già esposte sono altre riguardanti gli usi e costumi dei Galla, la geografia fisico-politica e la flora dello Scioa, i costumi e le credenze degli Scioani, nonché i principali mercati di quel territorio. In proposito, dopo informazioni generali sul sistema monetario in uso, sugli oggetti di cambio, sulle unità di peso e di misura, di cui ha fornito anche i multipli e i sottomultipli, il C. ha esaminato soprattutto le caratteristiche dei mercati di varie località indicando per ognuno di essi i prodotti al centro dell'attività commerciale, i prezzi unitari ed ogni altra peculiarità locale degna di interesse, con particolare riferimento al traffico degli Schiavi. Manca sempre però, anche nelle relazioni più dettagliate, un giudizio analitico di fondo. Prevalgono invece il gusto dell'avventura, la facilità dell'emozione, l'amore per il pittoresco, da cui deriva un'annotazione degli usi e costumi indigeni schietta e disinvolta, ma tale da non permettere un approfondimento ed una comprensione di quell'ambiente e quella società.
Lettere e relazioni edite del C. si possono reperire nelle seguenti riviste: Bollettino della Società geografica italiana, nelle annate comprese tra il 1876 e il 1881 (in questi stessi volumi si possono reperire anche numerose lettere e relazioni inviate in Italia dal Martini, dall'Antinori, dall'Antonelli, dal Massaia, riguardanti la spedizione alla quale prese parte il C., nonché dati ed informazioni di vario genere relativi alla spedizione in questione); Cosmos, IV (1876); L'Esploratore, II e III (1878 e 1879); Memorie della Società geografica italiana, I (1878); L'Illustrazione italiana, 16 marzo 1879, pp. 163 s., 166. Cfr. pure Lettere inedite di G. C. pubblicate da D. Polidoro, Chieti 1881.
Alcune di queste relazioni, con l'aggiunta di testimonianze non edite in altre sedi, sono state riprese integralmente o parzialmente in alcuni capitoli dell'opera del suo compagno di viaggio: A. Cecchi, Da Zeila alle frontiere del Caffa, 3 voll., Roma 1885-1887. In particolare in appendice al primo volume (pp. 543-549), sotto il titolo Appunti di G. Chiarini, il Cecchi ha riportato gli appunti a matita sotto i disegni di oggetti fatti dal C. e riprodotti nel primo volume; nel terzo volume, tre parti, rispettivamente la prima (pp. 81-398), la settima (pp. 463-468) e l'ottava (pp. 469-476), comprendono elementi grammaticali e vocaboli raccolti dal C. della lingua oromonica, della lingua Adijà e della lingua Ciahà.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Ministero della Marina, cassetta 1280; Arch. stor. del soppresso Ministero dell'Africa italiana, 36/ 1-4; Arch. stor. della Società geografica ital., cartoni VIc e VIIa; Ministero degli Affari Esteri, Libro Verde, Etiopia, docc. 21-32. Nella Bibl. provinciale di Chieti si conservano alcuni autografi del C.: una breve lettera al padre da Napoli del 23 marzo 1875; un contratto di subaffitto; una lunga relaz. manoscritta di una escursione sulla Maiella dal 27 ag. al 7 sett. 1874; un taccuino di appunti relativi al 1873 e al 1874, che, a parte alcuni dati privi di importanza e di collegamento reciproco, si possono raggruppare attorno a tre nuclei fondamentali: la brutta copia, redatta in forma di diario, del manoscritto suaccennato; il resoconto rimasto incompiuto di una seconda gita alla Maiella; una copiosa raccolta di appunti sui tentativi di sfruttamento di alcune rocce utili reperibili in provincia di Chieti. Nella stessa biblioteca si conserva pure un manoscritto di Pietro, fratello del C., comprendente un esame del primo e del secondo volume dell'opera del Cecchi sulla spedizione, nonché vari documenti riguardanti il C., come certificati, ricerche, diplomi scolastici e di società ed enti ai quali appartenne. Cfr. inoltre A. Pedicino, Cenni biogr. di G. C., in Boll. della Soc. geogr. ital., XVII(1880), pp. 692 ss.; F. Marisi, Omaggi a G.C. morto a Cialla, Chieti 1880, O. Baratieri, G. C. e le esploraziani nel paese dei Galla, in Fanfulla della Domenica, 11 luglio 1880; S. Martini, La Baia di Assab e rivelazioni sull'esito dell'ultimo periodo della spedizione africana della Società geografica italiana, Firenze 1881; A. Cecchi, Relazione intorno alle ultime della spedizione italiana in Africa attraverso i regni di Ghera,Gomma,Gimma,Guma, Pesaro1882 (utilizza anche scritti e appunti del C.); Dallo Scioa al Ghera. La morte di C., in Nuova Antologia, 1º maggio 1882, pp. 122-136; Id., Vicende e scoperte tra i Galla del cap. Cecchi e ing. G. C., in Conferenze tenutesi in Milano presso la Società di esploraz. commerciale in Africa, Milano 1882-1883, I, pp. 231-264 (utilizza anchescritti e appunti del C.); Brevi notizie sui mercati Galla e Sidama visitati da A. Cecchi e G. C., Pesaro 1882; A. Brunialti, Le vittime dell'Africa, in La Rass. naz., febbr. 1883, pp. 413-416; G.Antinori, Il marchese O. Antinori e la spediz. geografica nell'Africa equatoriale, Perugia 1883; L.Landini, Due anni in Africa col marchese O. Antinori,Memorie, Città di Castello 1884; Discorsi pronunciati in Chieti in occasione del rimpatrio delle ossa di G. C., Chieti 1884; A. Franzoj, La salma del dott. G. C., in Boll. della Soc. geogr. ital., XXI (1884), pp. 919-933; Id., Il Continente nero. Note di viaggio, Torino 1885; G. Massaia, I miei trentacinque anni di miss. nell'alta Etiopia, Roma 1885-1895, pp. 82 ss.; S. Martini, Ricordi di escurs. in Africa dal 1878 al 1881, Firenze 1886, passim; Id., La questione africana, Firenze 1888; A. Franchini, G. C. e la spediz. ai laghi equatoriali, Roma 1923; M. Grosso, G. C., in Rivista delle colonie ital., III (1929), pp. 697-709; E. Siracusa Cabrini, Da Zeila alle frontiere del Caffa(A. Cecchi), Torino 1930, passim; Id., Sul viaggio di Cecchi da Zeila alle frontiere del Kaffa, in Riv. delle colonie ital., IV (1930), pp. 734-40; L. Traversi, Let Marefià, Milano 1931 (il cap. XVIII è intitolato: "L'opera del Cecchi e del C."); M. Perilli, G. C. esploratore d'Africa. La vita,i viaggi,gli scritti, in Annuario del R. Liceo-Ginnasio "G. B. Vico" di Chieti, IX (1930-1931), pp. 51-140; F. Arfelli, Intorno a G. C., in Rassegna ital., politica,letter. e artistica, XXXIV (1933), pp. 850-854; Id., Augusto Franzoj alla ricerca della salma di C., in Riv. delle colonie ital., VIII (1934) pp. 478-484; P. M. Bardi, Pionieri e soldati d'Africa orientale, Milano 1936, pp. 153-175; G. Farina, Le lettere del cardinale Massaia dal 1846 al 1887, Torino 1937, p. 322; C. Cesari, Gli Italiani nella conoscenza dell'Africa. I nostri precursori coloniali, Roma 1938, pp. 150-163; F. Arfelli, Italiani nel Caffa. Cecchi e C. prigionieri di Ghera, in La Rassegna italiana, XLVII (1938), pp. 439-500; R. Ciasca, Storia coloniale dell'Italia contemp., Milano 1940, pp. 61-66; R. Aurini, C. G., in Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, Teramo 1952, I, pp. 49-59 (rimandiamo a questo repertorio per la segnalazione di numerosi articoli apparsi su riviste e quotidiani locali); E. De Leone, Le prime ricerche di una colonia e la esploraz. geografica polit. ed economica, Roma 1955, pp. 124-129, 157-159; R. Battaglia, La prima guerra d'Africa, Torino 1958, ad Ind.; L'Italia in Africa,Etiopia-Mar Rosso, II (1857-1885), testo di C. Giglio, Roma 1958, pp. 137-147; II, Documenti(1859-1882), Roma 1960 pp. 56-59, 61; Continente nero. Memorial. italiana dell'800 in Africa, a cura di R. Bertacchini, Parma 1965, pp. 35 ss., 275-295; C. Gizzi, G. C., in Abruzzo, V (1967), 1, pp. 162-169; E. Cerulli, G. C., di Chieti,espl. africano,ibidem, VII (1969), 2, pp. 21-31; M. Carazzi, La Soc. geogr. ital. e l'esploraz. coloniale in Africa(1867-1900), Firenze 1972, pp. 75-81; A. Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale..., Bari 1976, pp. 74-79; A. Capacci, Due docc. ined. a proposito d. polemica Cecchi-Martini..., in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 10, VIII (1979), pp. 647-58 passim.