COSTA, Giovanni
Figlio di Giuseppe e Teresa Larco, nacque a Livorno il 12 0 18 maggio 1833. Iniziò gli studi artistici in questa città con G. Baldini, primo maestro di Fattori; passò in seguito un periodo di studio a Pisa durante il quale copiò gli affreschi di B. Gozzoli nel Camposanto. Nel 1858 si trasferì a Firenze, dove frequentò l'Accademia sotto l'insegnamento di E. Pollastrini. Appartiene probabilmente a questo momento Il trasporto di s. Caterina d'Alessandria per la chiesa livornese di S. Maria del Soccorso, per la quale anche il Pollastrini lavorò fra il 1837 e il 1861 (Cultura neoclassica e romantica nella Toscana granducale [catalogo], Firenze 1972, p. 217).
Il dipinto del C., tuttora in loco nel transetto sinistro (olio su tela, cm 350 × 400 c.), è databile intorno al decennio 1860-70per la sensibilità cromatica, orientata su delicati toni pastello e ber l'interesse per la pittura di macchia.
Il C. partecipò al concorso Ricasoli, bandito dal governo provvisorio della Toscana il 23 sett. 1859, per il settore "Episodi militari dell'ultima guerra"; vinse, a pari merito con S. Lega, il primo premio di consolazione di 30 francesconi (Firenze, Arch. d. Soprintend. alle Gallerie, Affari Trovati (1859-1864), f. 1, pos. 1-7), ma non venne scelto per l'esecuzione del quadro relativo come afferma erroneamente il Comanducci. A partire da questi anni - il C. espose spesso alla Promotrice di Firenze: nel 1860 presentò Geremia sulle rovine di Sion (sala VI, n. 203), il secondo dipinto finora rimastoci dell'artista, conservato nella Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti e proveniente dalla Galleria dell'Accademia (olio su tela, cm 204 ×155; Inv. dell'Accad., n. 407). Nel 1863 espose Gli Amori degli angioli... (ispirato al poema di Thomas Moore; sala II, n. 85); nel 1866 Motivo dal vero delle Alpi Apuane preso da Castiglione di Garfagnana (sala III, n. 164). Intorno agli anni '70 il C. abbandonò i quadri di soggetto religioso, dedicandosi alternativamente al paesaggio e soprattutto a temi di genere, scene ambientate in Oriente o nell'antica Roma.
Appartengono a questo filone del gusto La fioraia, presentato all'Esposizione universale di Vienna nel 1873(n. 205del catalogo); Il bacio alla mamma, esposto alla Promotrice fiorentina del 1874(sala III, n. 315); I compagni del pasto, La rocca di Castiglione di Garfagnana, La guardiana di maiali, Distrazione, Animali dal vero e Dopo il veglione, tutti presenti alla Promotrice fiorentina del 1877 (sala III, nn. 162, 167 s.., 207, 215; sala VI, n. 324); Odalisca, esposto a Brera nel 1879 e comperato dalla Società milanese d'incoraggiamento per le belle arti. La particolare fortuna di tale soggetto nella produzione del C. è confermata dalle numerose repliche: una Odalisca venne infatti presentata all'Esposizione internazionale di Monaco sia nel 1879 (Illustr. ital., 23 nov. 1879, p. 330) sia nel 1888, meritandosi, fra l'altro, l'incisione nel catalogo (1888, p. 28, n. 821).
Nel 1880 il C. espose alla Promotrice di Firenze L'Astratta (sala VI, n. 235) e Ore felici (sala VI, n. 240). Quest'ultimo venne inviato anche all'Esposizione di Torino dello stesso anno, descritto e riprodotto da un'incisione nell'Illustraz. ital. (29 ag. 1880, pp. 133, 138) ed acquistato infine dalla Società torinese di belle arti. Del 1881 è Canto di maggio, presente alla Promotrice fiorentina (sala VI, n. 380); del 1886 è Costume dell'Impero, descritto come "...una contemporanea dell'Imperatrice Giuseppina, nel costume che volea esser greco-romano, e che per il vestito cinto alla vita pare piuttosto l'abitino di un bébé" (Illustr. ital., 4 luglio 1886, p. 9, riprod. in copertina). Dalla galleria Pisani di Firenze provengono La schiava turca e Profumo e fiori, entrambi riprodotti e commentati nell'Illustr. ital. come "dipinti che hanno facile spaccio nelle gallerie dei mercanti di quadri... [per la] simpatia del tema" e purtroppo non attualmente rintracciati (6 febbr. 1887, pp. III, 118; 1º apr. 1888, copertina e p. 255). Nel 1888 il C. espose vari dipinti in Germania: a Berlino un acquarello, Soubrette; aMonaco, oltre all'Odalisca citata sopra, La maschera eun altro acquarello, Orientale. Studio di costume.
Il C. inviò un dipinto anche a Lima, in Perù, commissionato dal conte Giuseppe Canevaro per la Società di beneficenza di quella città, raffigurante La carità, la misericordia e l'istruzione (attualmente in coll. priv. a Lima).
Nel 1875, inoltre, il governo giapponese lo aveva invitato a Tokio insieme a G. Castellazzi e a G. Paganucci per fondare una scuola di belle arti, nella quale il C. avrebbe dovuto insegnare pittura. Gli artisti italiani non accettarono in seguito tale proposta del governo giapponese, probabilmente a causa del basso compenso loro offerto (Firenze, Arch. d. Accad. di belle arti, filza 64 [1875], n. 52).
Il C. morì a Firenze il 6 dic. 1893 dopo una lunga malattia.
Fonti e Bibl.: Necrol. in: La Nazione, 14 dic. 1893; Atti del Collegio degli Accademici della R. Accad. di belle arti di Firenze, Firenze 1894, pp. 6-8; si sono consultati tutti i cataloghi delle Promotrici fiorentine dal 1855 al 1893 raccolti presso l'Arch. dei Macchiaioli di Roma; ma vedi anche: Firenze, Archivio d. Soprintendenza alle Gallerie, Direzione RR. Gallerie, 1866, 1/4: Inventari di opere d'arte e del mobiliare appartenente alla Gall. dei quadri moderni (1867), n. 119; Descriz. d. oggetti d'arte d. R. Accad. delle arti d. disegno... aumentati di un catalogo di tutti i maestri le opere dei quali sono citate in detta descriz., Firenze 1869, sala III, n. 14; Illustrierter Katalog der III. Internat. Kunstausstellung im Königl. Glaspalaste, München 1888, pp. 28, 177; F. Pera, Quarta serie di nuove biografie livornesi, Siena 1906, pp. 155 ss.; F. von Bötticher, Malerwerke d. 19. Jahrhunderts, Leipzig 1941, I, p. 191; F. Bernardoni, Il tempio votivo di S. Maria del Soccorso, Livorno 1980, p. 30, fig. 6; A. M. Comanducci, Diz. ill. dei pittori, disegnatori e incisori ital., II, Milano1971, pp. 839 s.; U. Thieme-F. Becker, Künsterlexikon, VII, pp. 155ss.