GIOVANNI da Casamicciola
Il toponimico che lo identifica induce a ritenere che fosse originario dell'isola di Ischia e, sulla base del percorso della sua carriera accademica, è possibile collocare la sua nascita tra il primo e il secondo decennio del XIII secolo.
Non si hanno notizie relative al periodo della sua formazione. Può darsi che abbia studiato a Napoli, presso lo Studium fondato da Federico II di Svevia nel 1224, ma il difficile decollo di quella nuova istituzione potrebbe mettere in dubbio questa ipotesi. Del resto, non è nemmeno certo che a Napoli siano stati impartiti da subito insegnamenti di medicina: troppo forti erano la concorrenza e la tradizione culturale, in quel campo, della vicina scuola di Salerno. Si può quindi supporre plausibilmente che anche G. abbia studiato proprio in quest'ultima città, o che almeno vi abbia compiuto il suo perfezionamento.
Celebrato come uno dei più antichi e illustri professori dell'Università di Napoli, gli inizi della sua pratica medica e del suo magistero si fanno risalire all'età sveva: dovette quindi essere attivo presso lo Studium già prima del 1250. Fu sotto la signoria angioina, però, che G. raggiunse maggiore fama e ricoprì anche importanti incarichi, soprattutto a partire dal 1267: è del febbraio di quell'anno, infatti, un documento (citato in nota da Del Giudice, p. 252) in cui il sovrano ordina di non molestare G. con collette, gabelle e dazi, secondo quanto previsto dai più generali privilegi in favore dei dottori e dei maestri dello Studium, in modo da permettergli di dedicarsi liberamente ai suoi studi senza noie e preoccupazioni.
G. fu il medico favorito di Carlo I d'Angiò, nei cui diplomi si trova spesso menzionato come "dilectus medicus familiaris et fidelis noster". Gli aggettivi usati, "dilectus", "familiaris", "fidelis", non sono puramente esornativi e ridondanti, ma attestano in maniera evidente e inequivocabile il ruolo assunto da G. presso la corte di Carlo e la sua intimità col sovrano, che in altre occasioni lo chiama anche "miles" e "nobilis". Riguardo al titolo e alla specializzazione del suo insegnamento, tuttavia, c'è qualche oscillazione, dal momento che, talvolta, viene indicato anche come "fisicus" o come "medicinalis et loycalis scientie professor": ma tali variazioni terminologiche, in quel periodo, non sono molto significative, né sono contraddittorie.
Il primo diploma in cui G. si trova menzionato come medico regio è del 1269; sempre quell'anno, gli fu anche concesso il feudo di Frignano Piccolo, presso Aversa. Il favore di re Carlo non venne meno neppure negli anni successivi. Nel 1271, ottenne il primato fra i professori dello Studium: il che può essere senz'altro spiegato in base a criteri di anzianità, ma che, in ogni caso, attesta la protezione del sovrano.
Origlia e De Renzi hanno interpretato il documento in cui si assegna tale ruolo a G. come un privilegio di nomina a conte palatino. Questo, probabilmente, sulla scorta di una pratica riscontrabile in epoca più tarda, e che traeva origine da una costituzione di Onorio e Teodosio, riprodotta nel Codice di Giustiniano (XII, 150), secondo cui veniva concesso il titolo di conte palatino a tutti coloro che avevano svolto l'insegnamento presso l'Università per più di vent'anni. Ma G.M. Monti, che, tuttavia, non ebbe modo di leggere il documento in questione, ha revocato la notizia, affermando che tale prassi può essere riscontrata solo a partire dal XVIII secolo. In assenza dei documenti angioini, andati distrutti nel corso della seconda guerra mondiale, è difficile dire se siano ammissibili tali argomentazioni; in ogni caso, sappiamo che, sempre nel 1271, G. veniva menzionato anche come consigliere del re.
Si ha notizia che G., per il suo insegnamento e la sua attività, percepiva uno stipendio annuo di 20 once, importo pagatogli talvolta in ritardo, come si desume da un documento del marzo 1274, in cui si dichiara che G. doveva ancora ricevere un arretrato di 17 once dall'anno precedente. Carlo ordinò inoltre che gli venisse pagato lo stipendio anche per l'anno 1272-73, benché si fosse assentato da Napoli in quel periodo G. per accompagnare il sovrano in Puglia; per quel viaggio ottenne inoltre un compenso e un indennizzo per le spese sostenute.
Nel 1273 venne nominato balio di suo nipote, figlio del miles Landolfo di Casamicciola. Il 5 giugno 1282, infine, ottenne la concessione di estrarre dal porto di Patria e di Pozzuoli, e trasportare del frumento, dell'orzo e delle fave per sé e per la sua famiglia. È questa l'ultima notizia relativa a G., e, poiché in precedenza si incontra spesso, nei diplomi regi, il suo nome, è ipotizzabile che il 1282 sia anche l'anno della sua morte.
Non si hanno notizie dirette sulla sua opera medica se si eccettuano alcuni accenni presenti nel Breviarium practicae di Arnaldo di Villanova che, a quanto pare, in gioventù studiò a Napoli (l'opera è invece attribuita dal De Rienzi a un certo Arnaldo da Napoli). Nel Breviarium l'autore dice di essere stato discepolo di Giovanni da "Casamida", toponimico che non sarebbe altro che una variante ortografica, o un errore di trascrizione, di Casamicciola, località che nei documenti dell'epoca, talvolta, si trova indicata anche come "Casamiczula", "Casamicola" o "Casamazula". Le menzioni che Arnaldo fa di G. sono tutte relative all'attività da questo svolta nella città di Napoli; solo una volta si fa riferimento a una cura da lui assegnata a una donna di Trani, probabilmente in occasione del viaggio in Puglia intrapreso al seguito di re Carlo. Le dottrine mediche di G., a quanto si può desumere dall'opera di Arnaldo e da quella di un altro suo discepolo, Francesco da Piedimonte, consistono essenzialmente in una pratica polifarmaca, non dissimile da quella consueta in quell'epoca: tuttavia, la loro menzione sta, quantomeno, ad attestare la grande autorità di cui G. godeva.
Fonti e Bibl.: G. Del Giudice, Codice diplomatico del regno di Carlo I e Carlo II d'Angiò, I, Napoli 1863, pp. 252 s.; Registri della Cancelleria angioina, a cura di R. Filangeri, II-XXV, Napoli 1951-78, ad indices; G.G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, Napoli 1753, p. 141; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, II, Napoli 1848, p. 128; Id., Storia documentata della scuola medica di Salerno, Napoli 1857, pp. 537-539, CXIV s.; M. Camera, Annali delle Due Sicilie, II, Napoli 1860, p. 70; Th. Pushmann, Handbuch des Geschichte der Medizin, Jena 1902, p. 677; M. Mastrorilli, I lettori della scuola di medicina di Napoli dal sec. XIII alla fine del sec. XVIII, Napoli 1906, p. 6; G.M. Monti, L'età angioina, in Storia dell'Università di Napoli, Napoli 1924, pp. 74, 84, 99 s.; F. Pellegrini, La medicina militare nel Regno di Napoli dall'avvento dei Normanni alla caduta degli Aragonesi, Verona 1932, pp. 89, 278; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, p. 245; R. Verrier, Études sur Arnaud de Villeneuve, II, Leiden 1949, pp. 133 s.