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DEL VIRGILIO, Giovanni

di Santorre Debenedetti - Enciclopedia Italiana (1931)
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DEL VIRGILIO, Giovanni

Santorre Debenedetti

Grammatico e poeta. Nacque a Bologna nell'ultimo quarto del sec. XIII, da maestro Antonio padovano, e a Bologna insegnava poesia latina nel 1319. Dopo il 1323 passò a insegnare grammatica a Cesena, ma nel 1326 lo ritroviamo nuovamente nella sua città. Dopo il 1327, l'anno che spedì un'egloga al Mussato, non si hanno più notizie di lui.

Il suo Diaffonus, d'intonazione ovidiana, è una raccoltina d'epistole poetiche, in tutto cinque, che si scambiarono il D. V. e un tal Nuzio da Tolentino, giudice a Bologna nel 1314; è un interessante documento di cultura e di vita bolognese. Il D. V. compose anche certe allegorie sopra le Metamorfosi, ch'ebbero l'onore d'un volgarizzamento trecentesco, e un commento delle Metamorfosi stesse, in cui il canto di Polifemo a Galatea (XIII, 789-809) è tradotto in volgare veneto. Ma il suo nome sarebbe caduto in oblio, se non fosse rimasto legato a quello di Dante Alighieri per i versi che con lui scambiò. Egli invita il poeta, allora nel suo ultimo rifugio, a cantare nella lingua dei dotti le gesta di Arrigo VII, o di Can Grande, o di Roberto d'Angiò; lo sollecita a recarsi a Bologna a tenervi cattedra di poesia latina (1320-21). Quando a Giovanni giunse l'ultima risposta del poeta, questi era già morto, ed egli ne scrisse l'epitaffio in versi ch'ebbero l'approvazione del Boccaccio.

Bibl.: Le egloghe di Dante e G. d. V., trad. e commento di G. Albini, Firenze 1903; Wickstead-Gardner, Dante and G. d. V., Westminster 1902; E. Carrara, Il "Diaffonus" di G. D. V., in Atti e mem. della R. Deputaz. di st. patria per le Romagne, s. 4ª, XV, p. 1; G. Lidonnici, Il "Diaffonus" e altri frammenti poetici di G. d. V., in Giorn. dantesco, XXVIII (1825), p. 266; C. Marchesi, Le allegorie ovidiane di G. d. V., in Studj romanzi, VI (1909), p. 85; e per il commento alle Metam., V. Zabughin, L'umanesimo nella storia della scienza, in Arcadia, II (1918), p. 120; id., Vergilio nel Rinascim. ital., Bologna 1924, I, p. 16; R. Sabbadini, Un testo volgare di G. d. V., in Bull. d. Società dant. italiana, n. s., XXI (1914), p. 55; G. Albini, L'egloga di G. d. V. ad A. Mussato, in Atti e Mem. d. R. Deputaz. di st. patria per le prov. di Romagna, s. 3ª, XXIII (1905), p. 246; G. Lidonnici, L'epitaffio dantesco di G. d. V. e l'egloga al Mussato, in Giornale dantesco, XXVIII (1925), p. 324.

Vedi anche
Dante Alighièri Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva a una famiglia di piccola nobiltà cittadina (il trisavolo ... Guido Novello da Polènta Figlio (m. Bologna 1330) di Ostasio di Guido Minore; successe (1316) allo zio Lamberto nella signoria di Ravenna. Il suo governo rappresentò un periodo di pace per la città. Capitano del popolo a Bologna (1322), lasciò il governo al fratello Rinaldo, ma questi fu assassinato dal cugino Ostasio I, che ... Publio Papinio Stàzio Poeta latino (n. Napoli 45 d. C. circa - m. forse 96); figlio di un grammatico e maestro di retorica, partecipò presto alle gare poetiche in voga al suo tempo; venuto a Roma, alla corte di Domiziano, fu tra i più attivi poeti cortigiani. Vittorioso nell'agone albano (forse 90), con un carme sulle vittorie ... poesia pastorale Genere di poesia caratterizzata da un’idealizzazione della vita dei pastori e in genere della vita campestre. Quali che siano le origini della poesia p. (con termine greco bucolica), folcloristiche o connesse al culto religioso, essa si presenta nella letteratura greca in forme già artisticamente evolute ...
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Elaborazione del linguaggio naturale
elaborazione del linguaggio naturale (sigla NLP, Npl) loc. s.le f. Ramo dell'informatica e, in particolare, dell'intelligenza artificiale, che studia come programmare i computer perché analizzino e comprendano i dati del linguaggio naturale...
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