DELLA ROCCA, Giovanni
Nato a Boscotrecase (Napoli) il 6 giugno 1838 (e non a Gragnano, come spesso affermato) da Antonio e Rosa Salvatore, fu indirizzato dal padre, magistrato, verso gli studi giuridici. Laureatosi in giurisprudenza presso l'università di Napoli, divenne presto uno stimato avvocato sia civile sia penale (nel 1862 sarebbe stato segretario nella prima Associazione degli avvocati di Napoli e dal 1879 membro del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Napoli).
Parallelamente all'attività professionale si dedicò all'attività politica. Nel 1860, durante il periodo della luogotenenza, fece parte della guardia nazionale, che costituiva nella vita napoletana di allora il mezzo più idoneo per farsi conoscere, per procurarsi un nucleo elettorale e quindi per affermarsi politicamente. Fece subito esperienza nel campo dell'amministrazione comunale divenendo "aggiunto" della sezione municipale di San Lorenzo; fu poi vicesindaco della stessa sezione (dal 20 sett. 1865 al 31 dic. 1866), dove operò attivamente soprattutto nel settore igienico, specialmente in occasione delle due epidemie coleriche verificatesi in quegli anni. Esponente della Sinistra, divenne consigliere provinciale (dal 1866 per Gragnano) e comunale (dal 1867).
Durante la spedizione garibaldina, conclusasi a Mentana, venne nominato segretario del comitato partenopeo per le spedizioni della Campagna romana, mostrandosi così favorevole a un'impresa che, come è noto, non riscosse la totale adesione della Sinistra meridionale. Nel 1870 a Napoli si formò una giunta di Sinistra, e il D. fu nominato assessore ordinario nel periodo in cui era sindaco P. E. Imbriani. Rimase consigliere comunale fino al 1871.
Quando in vista delle elezioni amministrative del 1872 il duca di San Donato, Gennaro Sambiase di Sanseverino, formò un terzo partito in contrasto con G. Nicotera, il D. fece parte della maggioranza del Consiglio provinciale legata al duca. Sarebbe rimasto consigliere provinciale (eletto per Gragnano e Boscotrecase) fino al 1902, lasciando l'incarico solo per brevi periodi (negli anni 1878, 1887 e 1888, perché occupato come segretario generale del ministero dell'Interno, e dal 1881 al 1886). Nel 1889, quando in seguito all'inchiesta Conti venne sciolto il Consiglio provinciale, il D. si schierò contro il duca di San Donato presidente di quel Consiglio. Riavvicinatosi a questo, nel 1894 si sarebbe dimesso perché di nuovo in contrasto con la politica portata avanti dal San Donato e da L. Napodano (rispettivamente presidente e vicepresidente del Consiglio provinciale), la cui amministrazione sarebbe stata duramente giudicata nell'inchiesta Saredo.
Il D. seguì nella prassi il sistema politico clientelare, senza però ricorrere a scorrettezze gravi; infatti poco comparirà a suo carico nell'inchiesta Saredo sull'amministrazione provinciale pubblicata nel 1902. Negli ultimi anni avrebbe partecipato raramente ai lavori consiliari "a cagion dei gravissimi impegni ed anche un poco per motivi di salute" (lettera di risposta del D. a G. Saredo, 12 apr. 1902), ma ciò non gli avrebbe impedito di essere eletto per tre mesi nel 1901 vicepresidente del Consiglio provinciale quando era ancora presidente il San Donato. Come consigliere provinciale si interessò soprattutto delle questioni sociali e dei lavori pubblici (promosse la costruzione della strada Gragnano-Agerola-Amalfi) e fu più volte relatore dei bilanci della Provincia.
Nelle elezioni politiche del 20 nov. 1870, quando la Sinistra a Napoli conquistò ben undici collegi, il D., presentatosi nel IX collegio (San Lorenzo-ResinaTorre del Greco), fu eletto deputato. Il 22 maggio 1873 si dimise per protestare contro la condotta del governo in seguito alla discussione sull'arsenale di Taranto; eletto nuovamente nella XII legislatura, rimase alla Camera fino al 1903 (rieletto sempre nello stesso collegio).
Benché-non si possa definire un elemento di spicco della Sinistra parlamentare, la sua attività si rivela tuttavia di notevole interesse. Appartenne al gruppo della Sinistra meridionale e nei rendiconti agli elettori ne affermò le idee e il programma: avverso alla politica finanziaria del Sella, considerò dannoso ogni ulteriore aumento delle tasse, si mostrò contrario alla tassa sul macinato, sostenne la necessità di portare le province meridionali al livello delle altre regioni, intervenne per salvaguardare l'autonomia del Banco di Napoli (del quale fu anche consigliere). Ribadì l'autorità dello Stato su tutti gli enti ecclesiastici, anche se reputò "doversi concedere libertà completa alla credenza religiosa, che è la solenne affermazione della coscienza umana" (Aglielettori, 1873, p. 4). Inseguito affermò la necessità di concedere più largamente gli exequatur e le nomine di regio patronato (Relazione sommaria,1895, p. 25).Si interessò delle società operaie di mutuo soccorso, cercò di promuovere e incoraggiare la pesca del corallo (contribuendo anche alla fondazione di una scuola d'incisione a Torre del Greco).
Ma certamente le sue capacità si esplicarono maggiormente nelle discussioni di carattere giuridico: fin dalla sua prima legislatura formulò proposte per migliorare e riordinare le segreterie giudiziarie; si occupò della legge relativa agli avvocati e procuratori; fece osservazioni sul nuovo codice penale; preparò un disegno di legge sull'ordinamento giudiziario; fautore dello scrutinio di lista per circoscrizioni provinciali e del "voto illimitato", elaborò nel '78un progetto di riforma elettorale in questo senso; collaborò alla stesura della legge amministrativa comunale e provinciale crispina; presentò disegni di legge contro l'usura e, a proposito del codice di procedura civile, cercò di migliorare la legge sui giudici conciliatori (1894).
Il D. venne eletto in numerose conimissioni parlamentari, tra le quali quella per la vigilanza della giunta liquidatrice dell'asse ecclesiastico di Roma, quella per le elezioni e per l'accertamento del numero dei deputati impiegati, ma soprattutto fu rieletto più volte nella commissione del Bilancio dalla quale si dimise il 3 giugno 1889, con altri deputati, in disaccordo con la politica del ministero presieduto dal Crispi, con il quale era già entrato in contrasto.
Fino a quel momento egli era sempre stato considerato vicino al Crispi, tanto è vero che questi, quando, alla fine del 1877, era stato nominato ministro dell'Interno nel secondo gabinetto Depretis, aveva chiamato il D. al suo fianco come segretario generale. Poi, per un breve periodo (aprile-giugno 1878), fu segretario generale nel ministero di Grazia, Giustizia e Culti, tenuto da R. Conforti, nel primo governo Cairoli. Si dimise perché si accentuò il dissidio tra il Crispi e il Cairoli in occasione del ripristino del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (già abolito dal Crispi). Quando, nel 1887, questi ritornò al potere come ministro dell'Interno nell'ultimo governo Depretis, nominò nuovamente il D. segretario generale all'Interno. Ben presto però (nel gennaio 1888) questi si sarebbe dimesso dall'incarico, preoccupato per l'appesantimento burocratico impresso dal nuovo regolamento sugli organici, che istituiva le direzioni generali autonome.
Così il D. motivava il suo disappunto in una lettera al Crispi del 22luglio 1887:"Le direzioni generali autonome sono un Ministero nel Ministero, annullano il potere del Ministro e del Segretario generale, e quindi menomano di fatto (se non in iure) la responsabilità costituzionale!" (CarteCrispi-Roma, p. 151). Egli si rivelava in tal modo partigiano di un deciso controllo politico sulla burocrazia; ma, oltre a ciò, motivi di coerenza ideologica e dissapori con lo stesso Crispi - come egli scrisse a G. Lazzaro il 28 sett. 1887 - lo spinsero a rassegnare le dimissioni: "Non tutte le idee che sostenemmo nel '78sono ora osservate; in quanto a politica interna generale non si è ancora iniziata la vera attuazione delle idee della sinistra, sia in quanto al programma, sia in rapporto alle persone ... Io prego, insisto, parlo e ricordo spesso il da farsi; non mi si nega, ma poi nulla si fa. Ed oltre a ciò vi sono gli scatti, le improvvisate. Io poi sono sbalestrato tra diverse correnti di molti colleghi ed amici. Scogli dappertutto; dissapori ed ingratitudini su tutta la linea".
Così nelle elezioni politiche del 1890 il D. veniva indicato nei rapporti a Crispi come un candidato antirninisteriale; effettivamente la sua linea politica stava progressivamente cambiando, tanto che, il 26 febbr. 1891, entrò nel primo governo presieduto dal marchese Di Rudinì (con Nicotera agli Interni) come sottosegretario di Stato al ministero di Grazia, Giustizia e Culti, il cui titolare era L. Ferraris (dal 31 dicembre, dopo un rimpasto, B. Chimirri.).
Il sottosegretariato di Stato (istituito da Crispi con la legge 12 febbr. 1888 n. 5195 per rafforzare il potere dell'esecutivo) rappresentò la più prestigiosa carica politica raggiunta dal Della Rocca. In tale veste si mostrò particolarmente ossequioso verso la politica restrittiva del ministero, dando anche disposizioni ai procuratori generali di Bologna e di Brescia per il sequestro di alcuni giornali ritenuti offensivi nei confronti dell'esercito. Divenuto presidente del Consiglio Giolitti, il D. lo avverso aspramente votando contro il governo nelle occasioni più significative.
Nel 1897 il D. venne nominato membro della commissione incaricata di giudicare l'on. Crispi, che concluse i suoi lavoti con un verdetto di deplorazione. In seguito egli ritenne che questo episodio, come scrisse a Farini nell'agosto del '98, avesse ostacolato la propria nomina a senatore, a causa della presenza nel governo Pelloux di alcuni esponenti della Sinistra crispina. Negli ultimi anni partecipò poco ai lavori parlamentari; stanco e malato, espresse ancora invano il desiderio di essere nominato senatore, quale riconoscimento per la sua lunga carriera politica.
Morì a Napoli il 26febbr. 1903.
Scritti: Succinta relazione sul modo come fu amministrata la sezione San Lorenzo dal 20sett. 1865 al 31 dic. 1866, Napoli 1866; Agli elettori del IX collegio di Napoli, Napoli 1873; Voto alla rappresentanza nazionale ed al governo del re. Voto al Consiglio provinciale per una strada Gragnano-Amalfi,Napoli 1875; Rendiconto agli elettori del già nono collegio di Napoli (Torre del Greco, San Lorenzo, Resina),Napoli 1882; Relazione sommaria della mia condotta durante la XVIII legislatura e de' miei propositi per la XIX, Napoli 1895.
Fonti e Bibl.: Alcuni documenti riguardanti il D. si trovano a Roma nell'Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, Cairoli,1878, bb. 6, 834; Crispi, II, 1888, f. 220; Crispi nom., 1889, f. 239, cat. 5, spec. 4; Di Rudinì,1891, f. 94, f. 1060; 1897, b. 169; 1899, b. 1, f. 5, prot. 992; 1901, b. 1, prot. 474; b. 31, prot. 1037; 1902, b. 3, f 5, prot. 440, 481, 598, 692; b. 3, f. 6, prot. 1565; Ibid., Carte Crispi-Roma,f. 26, s. 54; f. 53, s. 26; f. 151, s. 75; f. 188, s. 187; f. 227, s. 220; Ibid., Commissione d'inchiesta per Napoli1901, bb. 3, 54. Nel Museo centrale del Risorgimento di Roma si conservano lettere del D. indirizzate a: G. Lazzaro, b. 170, n. 11 (1-13); b. 170, n. 12 (1-7); D. Farini, b. 331, n. 18 (1-2); b. 308, n. 60 (1-8); b. 329, n. 17; b. 297, n. 6 (1-2); b. 298, n. 106; b. 299, n. 57; b. 301, n. 60; b. 330, n. 11 (5); b. 303, n. 97; b. 480, n. 27 (1-10); b. 487, n. 32 (19), n. 38 (6); b. 488, n. 8 (3); F. Crispi, b. 667, n. 3 (18); S. Martino, b. 251, n. 7 (1-4); G. Massari, b. 811, n. 54 (1-2); P. S. Mancini, b. 642, n. 60 (10); b. 708, n. 24; F. Sprovieri, b. 508, n. 18 (4); b. 505, n. 35 (1-3); S. Cannizzaro, b. 393, n. 29 (3); A. Pierantoni, b. 984, n. 30 (1-3); si veda anche la lettera di F. Bove diretta al D., b. 672, n. 35; Atti parlamentari, Camera, Discussioni,legislature XI-XXI, ad Indices. Notizie biogr. sul D.: S. Sapuppo Zanghi, La XV legislatura ital.,Roma 1884, pp. 208 s.; D. Amato, Profili biogr. di uomini politici contemporanei,Napoli 1896, pp. 212 ss.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e italiano,Roma 1896, pp. 367 s.; A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940, pp. 339 s.; A. Liguori, Gragnano-Memorie archeol. e storiche,Pompei 1955, p. 153; A. Casale-A. Bianco, Boscoreale-Boscotrecase,Torre del Greco 1980, p. 141. Accenni alle vicende e ai problemi relativi al D. in: Commissione d'inchiesta per Napoli, Relazione sull'amministrazione comunale, I-II,Roma 1901, ad Indicem,e Relazione sull'amministrazione provinciale di Napoli,Napoli 1902, ad Indicem;G. Carocci, A. Depretis e la politica interna ital.,Torino 1956, pp. 302, 331, 450; G. Procacci, Le elezioni del 1874 e l'opposizione meridionale, Milano 1956, p. 84; A. Capone, L'opposizione meridionale - nell'età della Destra,Roma 1970, pp. 306 n., 330; V. Carbone, Una discussione nel Consiglio comunale di Napoli del 1871 per le prospettive di sviluppo del porto,in Clio, VI (1971), pp. 335 s.; R. Romanelli, F. Crispi e la riforma dello Stato nella svolta del 1887,in Quaderni stor.,VI (1971), pp. 780, 821; A. Scirocco, Napoli nell'età della Destra. Dal 1876 all'inchiesta Saredo. L'età giolittiana, la prima guerra mondiale e il dopoguerra, in Storia di Napoli, X,Firenze 1971, pp. 109 s., 112 s., 115 s., 118; L. Mascilli Migliorim, La Sinistra storica al potere. Sviluppo della democrazia e direzione dello Stato (1876-1878), Napoli 1979, p. 20 n.