SANTORINI, Giovanni Domenico
– Nacque a Venezia il 7 giugno 1681 da Pietro, speziale, e da Paola Mazengo, e venne battezzato nella chiesa di S. Geremia.
Niccolò Pollaroli (Pollaroli, 1763, 108; 1767, pp. 365-367) sostiene che la casata Santorini sia originaria dell’omonima isola del mar Egeo e non della città di Spilimbergo, dove è comunque attestata, fin dalla fine del XVI secolo, la presenza di un ramo della famiglia dedito all’attività della spezieria. Lo stesso Pietro, nato a Venezia, si trasferì successivamente a Spilimbergo. Il nonno Giovanni aveva invece perso la vita combattendo nell’esercito veneziano, merito per il quale gli venne riconosciuta un’onorificenza.
In giovane età, Santorini maturò il proposito di entrare nell’Ordine dei gesuiti; fu, però, il suo protettore, certo avvocato Nave, a scongiurare tale ipotesi, desiderando per lui la professione forense. Santorini optò invece per gli studi medici, sotto la guida del medico veneziano Francesco Delfino, che lo introdusse alla pratica clinica presso lo ‘Spedaletto’. Ottenuta la laurea il 18 ottobre 1700, con promotore il medico Pietro Musitelli, in meno di un anno venne ammesso prima al Collegio dei chirurghi di Venezia (13 ottobre 1701) e, subito dopo, a quello dei medici fisici. Il 13 febbraio 1703 venne nominato incisore del teatro anatomico di S. Giacomo dell’Orio, incarico inaugurato pochi giorni dopo, il 26 febbraio, con una prolusione pubblica.
Risalgono a questa fase giovanile un commentariolum sulla flebotomia (non pervenuto) e una raccolta di quattro dissertazioni (De structura, & motu fibrae, de nutritione animali, de haemorrhoidibus, de catameniis) pubblicata nel 1705 a Venezia con il titolo Opuscula medica.
L’opera, dedicata a Delfino, venne ristampata nel 1710 all’interno della settima edizione dell’Opera omnia di Giorgio Baglivi. Le quattro dissertazioni riflettono complessivamente l’indirizzo iatromeccanicista del giovane Santorini, maturato attraverso i contatti con l’ambiente pisano, bolognese e padovano. Esplicito, soprattutto nel De structura, il richiamo alle teorie di Lorenzo Bellini: la rappresentazione della fibra, di cui viene fornita anche una tavola, segue, infatti, l’exemplum laterum usato da Bellini nel De contractione naturali et villo contractili (1695).
Nel 1706, a Venezia, Santorini sostituì Giuseppe Grandi nel ruolo di lettore di anatomia nel Collegio medico. La nomina ufficiale avvenne però solo nel 1722; alle sue dimostrazioni anatomiche, eseguite per sei anni fino al 1728, assistette anche l’abate Antonio Conti. Contratto matrimonio con Anna Polignol, in quegli stessi anni Santorini legò con Giovanni Battista Morgagni e, tra i discepoli e amici di Domenico Guglielmini, con Bernando Zandrini e Alessandro Boni.
Prima come sostituto del protomedico di Venezia Giuseppe Ton, poi come suo successore, Santorini vigilò sulle licenze dei segreti medicinali e svolse, negli anni 1711-37, una costante e documentata attività medico-legale. Nel 1713 (e non tra il 1728 e il 1731, come proposto invece da Giovanni Cagnetto, 1915-1916, p. 1178) compose l’Instruzione del pratticabile ne’ tempi di peste (in 104 paragrafi) che, circolata in forma manoscritta, venne citata anche da Ludovico Antonio Muratori nel suo Del governo della peste (1714). Nel 1734 pubblicò, invece, ancora a Venezia, su richiesta del Supremo magistrato della sanità, l’Istruzione intorno alle febbri a uso dei chirurghi impiegati nelle flotte navali. L’opera, tradotta in greco da Antonio Stratico nel 1745 e ripubblicata in seconda edizione nel 1751, propone una pratica suddivisione delle febbri in tre classi, in aggiunta a un catalogo dei rimedi da prescrivere.
È, tuttavia, nella ricerca anatomica che Santorini produsse i suoi contributi più significativi, con l’identificazione di numerose strutture a livello di anatomia pelvica (plesso venoso prostatico), pancreatica (dotto accessorio), facciale e otolaringea (muscolo risorio), oltreché di neuroanatomia. Risale al 1724 il volume, in undici capitoli, Observationes anatomicae, dedicato allo zar Pietro I il Grande. Le tre tavole in esso contenute, disegnate da Marco Galli e incise da Carlo Orsolini, vennero giudicate da Albrecht von Haller «minutas, doctas et divites» (in H. Boerhaave, Methodus studii medici, I, Amstelaedami 1751, p. 302) e da Antoine Portal «extrémement bien faites» (in Histoire de l’anatomie et de la chirurgie, IV, Paris 1770, p. 348). Lodate da Herman Boerhaave nelle sue Institutiones, le Observationes vennero ripubblicate nel 1739. Sono, invece, del tutto postume le Tabulae, forse pensate originariamente da Santorini per un nuovo volume di osservazioni anatomiche.
Si tratta di diciassette tavole anatomiche, disegnate da Giovanni Battista Piazzetta e incise da Fiorenza Marcello secondo lo stile ‘cartografico’ di Bartolomeo Eustachi. La loro riproduzione nel 1775, assieme a quattro tavole integrative, si deve a un allievo di Morgagni, Michele Girardi.
Nell’Istoria d’un feto estratto felicemente intero dalle parti deretane (Venezia 1727) dedicata a Carlo Francesco Cogrossi, Santorini approfondì, invece, un caso di gravidanza ectopica, studiato anche dal chirurgo Niccolò Patunà (Relazione [...] intorno al cadavere di un feto..., Venezia 1727). Entrambi i lavori vennero citati da von Haller nella Bibliotheca Chirurgica (Basileae-Bernae 1775, pp. 110 s.).
Colto da febbre, Santorini morì a Venezia il 7 maggio 1737 e venne sepolto nella chiesa di S. Silvestro.
Tra i suoi allievi diretti, oltre al figlio Pietro (1709-1763) che gli successe nella carica di protomedico, vanno annoverati Sebastiano Melli, Domenico Benedetti e Giambattista Grandi. Angelo Zendrini (1824; Levi, 1835, p. 61) sostiene che Francesco Aglietti sia venuto in possesso di alcuni inediti manoscritti di Santorini.
Fonti e Bibl.: Esistono tre copie manoscritte dell’Istruzione del pratticabile ne’ tempi di Peste (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Cicogna, 2689; Cicogna, 1509; Gradenigo Dolfin, 190). Altri documenti in: Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea atti diversi, f. 142, Provveditori alla Sanità, b. 592, allegato al dispaccio 8 luglio 1713 dell’ambasciatore a Vienna Vettor Zane. La firma di Santorini compare nelle carte del Processo sulle reliquie di S. Pietro Orseolo (Biblioteca del Museo Correr, Cicogna, 2830). Per le sue attività medico-legali, vedi Fondazione Querini Stampalia, Manoscritti Classe V, cod. 42 (=374). Ulteriori documenti sono segnalati da Cagnetto e Sabrina Minuzzi.
N. Pollaroli, Alcune notizie per servire alla storia della vita del celebratissimo anatomico G. S. di chiarissima memoria, in Giornale di medicina, I (1763), pp. 108-112; cfr. anche Giornale di medicina, V (1767), pp. 365-367; M. Girardi, Praefatio a Jo.D. Sanctorini anatomici summi septemdecim tabulae..., Parmae 1775, pp. I-XXXV; A. Zendrini, Vita di G.D. S., in B. Gamba, Galleria dei letterati ed artisti illustri delle provincie veneziane nel secolo decimottavo, II, Venezia 1824, s.v.; M.G. Levi, Ricordi intorno agli incliti medici, chirurghi e farmacisti che praticarono loro arte in Venezia dopo il 1740, Venezia 1835, pp. 60 s.; L. Nardo, Dell’anatomia in Venezia, in Ateneo veneto, XX (1897), 1, pp. 141-192; G. Cagnetto, Un grande anatomico della Serenissima (G. S. 1681-1736). Prolusione, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1915-1916, vol. 75, parte II, pp. 1163-1188; P. Capparoni, Profili di medici e naturalisti celebri italiani dal secolo XV al XVIII, I, Roma 1925, s.v.; E. Gruen, Lo sviluppo degli studi anatomici in Italia e l’opera anatomica di G. S., in Archeion, XXI (1938), 4, pp. 363-378; Venezia e la peste 1348-1797 (catal.), Venezia 1979, pp. 101, 135; Storia della cultura veneta. Il Settecento, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, V, 2, Vicenza 1986, pp. 254-256; S. Minuzzi, Sul filo dei segreti medicinali: praticanti e professionisti del mercato della cura a Venezia (secoli XVI-XVIII), tesi di dottorato, Università degli studi di Verona, 2008; R. Kleinerman et al., G.D. S. (1681-1737): a prominent physician and meticulous anatomist, in Clinical anatomy, 2014, vol. 27, pp. 545-547.