FACCIOLI (Fazioli), Giovanni
Figlio di Bartolomeo e Caterina Zanoni, nacque, secondo il Moschini (1806: su indicazione del Sasso), il 12 ott. 1729 a Verona nella parrocchia di S. Stefano. Iniziò gli studi letterari presso i padri gesuiti, ma in seguito entrò nella scuola del pittore Michelangelo Prunati, presso il quale rimase fino alla morte del maestro. Intorno al 1764 si trasferì a Venezia, città nella quale svolse la maggior parte della sua attività. Su commissione spediva in Dalmazia e all'estero lavori non identificati (in Baviera, a Costantinopoli, a Smirne, ad Alessandria e al Cairo; cfr. Thieme-Becker), come era comune fra i pittori veneziani contemporanei. Nel 1773 fu eletto professore dell'Accademia di pittura e scultura di Verona (cfr. Marchini, 1986, p. 591). Lodandolo come eccellente paesaggista e imitatore del Bassano, il Moschini (1806, p. 89) ricorda come il pittore dipingesse "di continuo e con maravigliosa rapidità; onde avveniane che se da un canto poteva cedere a buon prezzo le sue pitture, dall'altro poi non vi metteva ogni diligenza".
Poco è rimasto delle molte opere ricordate dalle fonti; nulla a Verona, dove il F. ritornò l'11 sett. 1797 dopo il lungo soggiorno veneziano. Attualmente si conoscono solo sei quadri, dei quali quattro firmati e due anche datati. A Fiesso d'Artico (prov. Venezia), nella parrocchiale, si conserva la pala con i Ss. Ubaldo e Antonio e le anime purganti; a Venezia, nella chiesa di S. Pantalon, eseguite su commissione del pievano F. Tarma, sono tre tele raffiguranti S. Pietro e il gallo (firmato e datato 1781), gli apostoli Matteo e Simone sui pennacchi dell'arcata esterna della seconda cappella a destra (firmata) e l'Angelo che appare a s. Pietro (firmata e datata 1781), lavori nei quali si stemperano alcune crudezze di derivazione cignaroliana. Dello stesso periodo è, con tutta probabilità, anche l'Incredulità di s. Tommaso, già creduta la Conversione di s. Pietro, attribuita al F. dal Lorenzetti (1926). Infine suo capolavoro può essere considerata la pala dell'altare dei calzolai raffigurante S. Marco che guarisce Aniano della chiesa di S. Tomà di Venezia, che sostituisce una precedente pala del Palma (A. M. Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia, Venezia 1733, p. 300), opera firmata ed eseguita secondo l'anonimo compilatore del trattato sulla pittura veneziana (1797) nell'anno 1789. La pala manifesta un certo interesse per A. Balestra - capostipite della pittura veronese del Settecento - recepito nella traduzione un po' raggelata di Giambettino Cignaroli.
Fra le opere perdute di cui abbiamo notizia le fonti registravano nella collezione Vianelli di Chioggia due rari disegni firmati raffiguranti Studi di cinque cefali e di cinque sardine (Zannandreis, 1891, pp. 448 s.). Altri quadri di genere ad imitazione del Bassano esistevano nella famosa collezione veneziana di Giacomo della Lena (Moschini, 1806, pp. 89 s.). Un interessante soffitto, diviso in cinque comparti di grande effetto prospettico, si vedeva inoltre in una stanza di palazzo Grimani (Moschini, 1815, p. 204).
Dopo un secondo più breve soggiorno veneziano (Moschini, 1806, p. 90), il F. ritornò a Verona. Ivi morì il 26 marzo 1809 e fu sepolto nella chiesa di S. Stefano.
Secondo il Moschini (ibid., p. 88), il ritratto del pittore sarebbe stato inciso da Giammaria Sasso nella Venezia pittrice, ms. del 1790 circa conservato nella Biblioteca civica di Padova, dove però non è stata rintracciata alcuna stampa identificabile con questo soggetto.
Fonti e Bibl.: Verona, Bibl. civica, Mss., 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture, e sculture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona alla destra dell'Adige, rilevato nell'anno 1803, cc. 27, 107, 141, 192; Ibid., Mss., b. 108: A Monga, Pittori veronesi. Carteggio (XIX sec.); Della pittura veneziana, Venezia 1797, pp. 49, 224; G. A. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a giorni nostri, Venezia 1806, III, pp. 59, 88 ss.; Id., Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, I, p. 204; II, pp. 229, 243 ss., 251, 583; Ilforestiere istruito nelle cose più pregevoli e curiose antiche e moderne della città di Venezia..., Venezia 1824, pp. 273, 352 s., 414, 416, 419; G. A. Moschini, Nuova guida per Venezia, Venezia 1828, p. 76; E. Paoletti, Ilfiore di Venezia, Venezia 1840, III, pp. n.n.; E. A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana [1847], Sala Bolognese 1980, p. 661 n. 4871; F. Zanotto, Nuovissima guida, Venezia 1856, p. 490; C. Bernasconi, Studi sopra la storia della pittura italiana dei secc. XIV e XV, Verona 1864, p. 379; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi, Verona 1891, pp. 447-450; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario [1926], Trieste 1982, pp. 561 s., 577, 894; A. Bisacco, La chiesa di S. Pantaleone a Venezia, Venezia 1933, p. 56; M. Muraro, Nuova guida di Venezia e le sue isole, Firenze 1953, p. 307; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 87 s.; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia-Roma 1960, p. 238, fig. 624; G. P. Marchini, L'accademia di pittura e scultura di Verona, in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, a C. di P. Brugnoli, II, Verona 1986, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 178 s.; R. Brenzoni, Diz. di artisti veneti, pittori scultori architetti..., Firenze 1972, p. 130; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori ital. dal XI al XX secolo, Torino 1972, IV, p. 268.