Gaddi, Giovanni
Figlio di Taddeo, banchiere operante a Firenze e Roma, in stretto e proficuo legame con Leone X e Clemente VII, G. nacque a Firenze nel 1493 e morì a Roma nel 1542. Fu legato in gioventù da consuetudine con Giuliano de’ Medici, duca di Nemours: Giorgio Vasari ci informa che entrambi erano membri di un sodalizio noto come Compagnia della Cazzuola. Presi gli ordini ecclesiastici, G. ebbe in commenda l’abbazia di S. Salvatore a Salvamondo o Cornaro, nella diocesi aretina. Nel 1521 curò la stampa giuntina della Ciropedia volgarizzata da Iacopo Bracciolini. Sotto il pontificato di Clemente VII ottenne, probabilmente comprandola, la dignità di chierico della Camera apostolica (1528). Ben presto l’abitazione romana di G., che ospitava anche una ricca biblioteca, divenne luogo di incontro e di riunione di una vasta cerchia di poeti e di letterati: essa comprendeva cultori e studiosi dei classici, come Annibale Caro e Lodovico Fabbri da Fano, poeti berneschi, come Mattio Franzesi e Giovanni Boni, petrarchisti di diverso valore come Lodovico Martelli e Antonio Allegretti. La casa romana dei Gaddi costituiva un punto di riferimento per i fiorentini e i toscani, soprattutto se artisti e letterati, di passaggio a Roma. Tra di essi si contano Benvenuto Cellini, Pietro Aretino, Benedetto Varchi, Jacopo Sansovino, Niccolò Pericoli detto il Tribolo. Particolarmente lunga e feconda fu la collaborazione con Caro, che per G. svolse, oltre le normali mansioni di segretario, incarichi di fiducia nell’amministrazione dei numerosi benefici ecclesiastici.
L’interesse di G. per M. è attestato, anzi tutto, nei Ricordi di Biagio Buonaccorsi (→): «Giovanni Gaddi ha avuto da me el libro de principatu composto dal Machiavello [...] et più ha avuto da me el libro composto dal Machiavello [...] de re militari» (cit. in Fachard 1976, p. 215). Tale scritta fa seguito, dopo uno spazio bianco, a un ricordo datato 15 settembre 1520. I codici non si identificano però con alcuno dei testimoni noti. Dopo la morte di M., G. fu tra i promotori della pubblicazione delle sue opere, affidata all’amico Antonio Blado (→), stampatore in Roma. Certo per impulso di G., il 23 agosto 1531 Clemente VII rilasciò a Blado un privilegio per la stampa di Istorie fiorentine, Principe e Discorsi. Il successivo 18 ottobre uscirono i Discorsi: nella dedica a G., Blado accenna a rapporti tra il monsignore e M. («sendo ella stata tanto amica quanto io intendo del’autore») e dà atto che il libro è «uscito di casa» di G. e «da gli uomini suoi [Allegretti? Varchi?] mandato in luce». Il 4 gennaio 1532 toccava al Principe (con la Vita di Castruccio Castracani e il Modo che tenne il Duca Valentino), con dedica a Filippo Strozzi; il 25 marzo, alle Istorie fiorentine, con dedica a Gaddi. La concorrente edizione fiorentina (Giunti) metteva capo anch’essa al Principe (8 maggio), corredato da una dedica a G. di cui si riconosceva con enfasi la «cortesia e umanità» grazie alle quali
e i Discorsi e le Istorie, tanto da tanti tanto tempo disiderate, sono finalmente venute in luce e, per l’opera e diligenza di quegli che ella, tanti e sì eccellenti, ha in casa, venute corrette e emendate.
Promossa da uomini della cerchia medicea, come G. e Strozzi, l’edizione delle opere machiavelliane – in ideale continuità con la giuntina dell’Arte della guerra (1521) – si giustifica fondamentalmente nel contesto della «querelle della lingua» (Bertelli 1979, p. XXXV), come promozione di un ‘monumento’ di fiorentino ‘vivo’, scelto fra «le ampie e amenissime piagge della eloquenzia toscana» (Dedicatoria di Antonio Blado a Filippo Strozzi, 4 genn. 1532, in N. Machiavelli, Opere, 1° vol., a cura di R. Rinaldi, 1999, p. 405), da contrapporre al trecentismo dei seguaci di Pietro Bembo. Meno probabile è che l’operazione vada vista, limitatamente ai Discorsi, in una «luce di fronda repubblicana» rispetto al disegno di «vero principato» mediceo in Firenze, coltivato da Clemente VII (p. 1207).
Bibliografia: Fonti: N. Machiavelli, De principatibus, a cura di G. Inglese, Roma 1994; N. Machiavelli, Opere, 1° vol., a cura di R. Rinaldi, Torino 1999.
Per gli studi critici si vedano: D. Fachard, Biagio Buonaccorsi, Bologna 1976; S. Bertelli, P. Innocenti, Bibliografia machiavelliana, Verona 1979; V. Arrighi, Gaddi Giovanni, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 51° vol., Roma 1998, ad vocem; P. Cosentino, Roma, Blado, 1532, in N. Machiavelli, Il Principe. Testo e saggi, a cura di G. Inglese, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2013, pp. 265-87.