LUCIANI, Giovanni
Nacque il6
giugno 1866 a Forno di Canale (oggi Canale d'Agordo), un piccolo paese del Bellunese, da Felice e Pierina Tognetti, ultimo di tre fratelli, Luigi e Sante.
Il padre, all'epoca titolare di un piccolo spaccio di generi alimentari, morì qualche anno dopo la nascita del L., che perciò fu costretto a muovere i primi passi nel mondo del lavoro nelle vesti di apprendista in una bottega di falegname.
L'indole intraprendente lo spinse ben presto a cambiare mestiere. Si dedicò a numerose attività: dapprima costituì una società per appalti, poi edificò la prima fornace a fuoco continuo dell'Agordino, infine diede vita a una società per il commercio e la lavorazione del legname, materia prima di cui quelle zone erano abbondantemente provviste.
Durante alcuni viaggi in compagnia del fratello Sante nel limitrofo Trentino (allora austriaco), il L. notò il forte sviluppo che in quelle regioni avevano assunto la produzione e il consumo della birra. Dopo aver preso i primi contatti con i produttori del luogo, al fine di acquisire le conoscenze necessarie alla fabbricazione, intorno al 1888 affittò, nella stessa Canale d'Agordo, l'ex birrificio Zannini. I risultati, tuttavia, non furono incoraggianti: la produzione non decollava, il mercato era limitato e le vie di traffico, indispensabili per lo smercio del prodotto a lunga distanza, erano disagevoli. Ciò portò alla rapida conclusione di quel primo tentativo, ma il L., pur impegnato in altre attività, fra le quali il commercio del legname, non intendeva abbandonare e si ripromise di individuare, col tempo, un luogo dotato delle caratteristiche idonee allo sviluppo dell'industria della birra.
Lo trovò, dopo qualche anno, nel 1895, nel piccolo borgo di Pedavena, a pochi chilometri dalla vicina Feltre.
La località si dimostrò dotata dei migliori presupposti: l'ambiente salubre e ricco di acque sorgive; la zona collinare, che permetteva di ricavare cantine sotterranee per il deposito e la conservazione del prodotto; l'agevole approvvigionamento del ghiaccio, grazie a uno stabilimento limitrofo già operante; il facile accesso alle grandi vie di comunicazione, attraverso lo snodo ferroviario di Feltre; e, infine, la disponibilità di manodopera a basso costo, dovuta all'economia dell'area, legata ancora all'agricoltura e all'allevamento.
Nel giro di un biennio il L. si trasferì a Pedavena con il fratello Sante, dando inizio ai lavori di edificazione della fabbrica. La produzione fu ufficialmente avviata il 17 febbr. 1897 e, dopo qualche anno, nei pressi dello stabilimento fu costruito un apposito locale destinato alla vendita diretta. Nel primo decennio di attività, i livelli produttivi della fabbrica furono in continuo aumento e, nel 1910, gli ettolitri prodotti furono 12.037; proprio in quell'anno, il 27 febbraio, il L., a testimonianza degli sforzi sostenuti, venne nominato cavaliere del lavoro.
Lo sviluppo dell'azienda si inseriva del resto nel più ampio quadro nazionale del settore in quegli anni, caratterizzato dal passaggio da una produzione a carattere artigianale a una imperniata su forti investimenti tecnologici e sulla distribuzione, anche se la gestione imprenditoriale rimaneva, nella maggior parte dei casi, di tipo familiare. Un ruolo importante ebbe pure l'aumento del consumo del prodotto, diffuso non solo nelle classi medio-alte ma anche in quelle meno abbienti. A favorire lo sviluppo, concorse, inoltre, il generale trend di crescita registratosi durante il periodo giolittiano in quasi tutti i settori dell'economia italiana. Il forte incremento della domanda fu soddisfatto attraverso particolari innovazioni produttive; l'estensione della rete ferroviaria e l'utilizzo di vagoni refrigeranti favorirono l'abbattimento dei costi e l'incremento dello standard qualitativo.
In tale contesto il L. si dedicò al miglioramento e alla sistemazione degli impianti esistenti: i locali della fabbrica furono ampliati e ne furono edificati di nuovi; furono poi introdotti anche nuovi macchinari, fra i quali un impianto frigorifero con condensatore ad ammoniaca. Il L., infine, stimolò la coltivazione del luppolo nelle aree circostanti, al fine di favorire l'approvvigionamento della materia prima che in precedenza veniva acquistata nell'Europa orientale. L'attività produttiva crebbe fino a raggiungere, nel 1915, i 25.565 ettolitri.
Gli anni della Grande Guerra infersero, però, un duro colpo alla fabbrica di birra Pedavena. Nel 1916, a Bassano del Grappa, morì Sante, il fratello cui il L. era particolarmente legato. Nel 1917, dopo Caporetto e il successivo stanziamento dell'esercito italiano nel Feltrino, il L. fu costretto, come gran parte della popolazione residente, ad allontanarsi dall'area. Si trasferì dapprima a Ferrara, poi a Parma, a Montecatini e infine a Gargnano, in provincia di Lucca. Solamente nel 1918 il L., insieme con il fratello Luigi, poté far ritorno a Pedavena.
L'opera di ricostruzione - la fabbrica era stata saccheggiata e solo le mura erano rimaste integre - cominciò subito. Nella primavera del 1920 la produzione aveva ripreso a pieno ritmo e sfiorò i 20.000 ettolitri. Ciò fu reso possibile non tanto grazie alla sistemazione dei vecchi impianti, quanto per una globale riorganizzazione dello stabilimento con la costruzione di nuovi fabbricati, destinati sia a laboratorio, sia a officina. Nel 1921 fu toccato il tetto dei 55.000 ettolitri prodotti e, sotto la guida personale del L., ben presto l'impresa di famiglia si affermò ai primi posti a livello nazionale. Il L. optò per una strategia di sviluppo incentrata sull'ammodernamento tecnologico e sull'integrazione verticale del ciclo produttivo.
Nel 1922 fu fondata la malteria, la prima in Italia nella quale era adottato il sistema pneumatico per la trasformazione dell'orzo in malto, importato in precedenza da paesi quali la Germania e l'Austria. Oltre ai comparti produttivi tradizionali (sala di cottura, fermentazione, cantine di deposito e stagionatura, locali dei filtri e lavamassa, imbottigliamento e riempimenti fusti), furono aperti un laboratorio chimico, una falegnameria, un reparto per la costruzione delle botti, una squadra edile e un'officina meccanica per la manutenzione degli impianti.
Nel 1925, inoltre, il L. fondò il Bovis, una nuova azienda nel settore alimentare, che produceva un condimento (il bovis, estratto del lievito di birra), ricco di proprietà nutritive e vitaminiche. Il Bovis e la Fabbrica del ghiaccio (quest'ultima aperta qualche anno prima) sfruttavano le eccedenze della produzione della birra e contemporaneamente costituivano un'ottima diversificazione degli investimenti.
In questa ottica si inscrivevano anche altre scelte imprenditoriali del L. che, già a inizio secolo, aveva avviato, sempre a Pedavena, la fabbricazione di bibite gassate e del seltz. Invece la società Commercio e lavorazione legnami e le Aziende agricole Luciani (queste ultime dedicate in particolare all'allevamento bovino e alla bachicoltura) erano attività non legate al birrificio, anche se la lavorazione del legno era connessa con la fabbricazione delle botti.
Importante dal punto di vista produttivo fu, nel 1929, l'attivazione sul torrente Colmeda, in Val di Faont a monte di Pedavena, di una centrale idroelettrica, dotata di tre turbine e capace di produrre ben 7 milioni di chilowattora all'anno.
La forza motrice in esubero (la ditta usufruiva solamente di un sesto del totale prodotto) fu venduta dal L. a società esterne che gestivano la rete di collegamento elettrico del Bellunese.
Nel 1932, in collaborazione con il Comune di Pedavena, fu progettato un nuovo acquedotto.
Un altro aspetto fondamentale per lo sviluppo dell'azienda era l'efficiente rete di vendita per la commercializzazione del prodotto.
Già a inizio secolo il L. aveva aperto alcuni locali e diversi spacci nel Veneto; nel dopoguerra, in Lombardia, Trentino ed Emilia-Romagna sorsero ben 80 fra depositi e agenzie. Queste ultime erano gestite direttamente dalla famiglia Luciani ed erano dotate di impianti per il lavaggio e il riempimento delle bottiglie, di frigoriferi e di mezzi per la distribuzione. I depositi, invece, erano appaltati a concessionari esterni: alcuni venivano utilizzati solo per lo stoccaggio della birra già confezionata, mentre altri potevano eccezionalmente disporre di impianti per l'imbottigliamento.
Nella seconda metà degli anni Venti il Gruppo Luciani si ingrandì rapidamente grazie all'acquisizione di altre aziende del settore della birra, fra cui le antiche fabbriche di birra di Venezia, Piovene Rocchette (Vicenza), Primiero e Longarone; nello stesso periodo fu acquistata anche la fabbrica di liquore Curaçao Pizzolotto di Venezia. Il passo decisivo, concluso nell'ottobre del 1928, fu, tuttavia, l'incorporamento della Fabbrica birra Dreher di Trieste che, con 120.000 ettolitri annui, era il secondo produttore nazionale.
L'espansione della ditta della famiglia Luciani era andata di pari passo con l'evoluzione di molte altre aziende del settore che puntavano all'acquisizione delle piccole e medie aziende, non tanto allo scopo di allargare la propria dimensione in termini di volumi prodotti, quanto invece per controllare reti commerciali e distributive già funzionanti e ben consolidate. In quegli anni la produzione della sola fabbrica di Pedavena si era assestata sui 70.000 ettolitri annui e nel 1926 aveva toccato il suo massimo raggiungendo gli 86.908.
Nel 1928 il L., compiuti i 62 anni, si era dimesso dalla carica di amministratore delegato dell'azienda, in cui gli era subentrato il nipote Mario, figlio di Sante; tuttavia, presente nel consiglio d'amministrazione, egli rimase vicino a figli e a nipoti, che fin dal principio aveva inteso coinvolgere nelle attività imprenditoriali di famiglia attraverso un primo apprendistato nella fabbrica di Pedavena e successivamente con incarichi dirigenziali nelle altre ditte del gruppo.
Gli anni successivi al suo ritiro si rivelarono difficili sia per il gruppo sia per l'intero settore nazionale: la crisi economica degli anni Trenta e il conseguente clima di instabilità generale provocarono, in soli cinque anni, un crollo pari al 70% della produzione, scesa da 71.200 ettolitri a 17.500. Negli anni seguenti iniziò una lenta ripresa che fu frenata, però, dallo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Attualmente la Fabbrica birra Pedavena è sotto la gestione della Heineken-Italia.
Il L. morì a Pedavena il 16 apr. 1942.
Fonti e Bibl.: Presso la Biblioteca civica di Feltre è conservata una raccolta di articoli di giornali dedicati alla famiglia Luciani, apparsi in prevalenza nel Corriere alpino di Belluno (v. in particolare il n. 17, del 28 apr. 1905). Si vedano inoltre: Brevi cenni sulla Birra Pedavena dei f.lli Luciani, Feltre 1921 (dépliant illustrativo in occasione della Fiera campionaria di Padova del 1921); Fabbrica birra Pedavena, 1897-1997. Cent'anni di storia (catal., Pedavena), Rasai di Seren Grappa 1997.
Roma, Arch. della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, f. Luciani; A. Sergianotto, Feltrino. Una città e un territorio ponte, in Belluno. Viaggio intorno a una provincia, Belluno 1989, pp. 114-141 (in partic., pp. 124 s.); D. Brignone, Birra Peroni 1846-1996, centocinquant'anni di birra nella vita italiana, Milano 1995, pp. 12, 47, 174, 190; A. Colli, Per una storia del settore birraio italiano. Dalle origini alla seconda guerra mondiale, in Quaderni di ricerca dell'Istituto di storia economica dell'Università commerciale L. Bocconi, n. 3, dicembre 1995, p. 61.