LUDOVISI, Giovanni
Nacque a Bologna intorno al 1375 da Nicolò di Ludovico (Ligo) e dalla sua prima moglie, Lisa Ariosti. Ebbe un fratello minore, Andrea, e una sorella, Margherita.
I pochi elementi noti della sua età giovanile lo rivelano in forte sintonia con il padre. Intorno al 1395 fu contratto il suo matrimonio con Lippa, figlia di Pietro Mezzavacca e sorella di Gesia, sposa del fratello Andrea e proveniente dalla famiglia della seconda moglie del padre. Anche la sua partecipazione alla vita pubblica richiama tratti essenziali di quella paterna. Scarsi gli incarichi assunti e di modesto rilievo: due missioni nel 1395 in Romagna e a Ferrara e una nell'ottobre 1400 presso gli Alidosi di Imola.
Nella fase più acuta degli scontri tra fazioni, nel 1399, il L. fu colpito da un provvedimento di bando, che fu presto revocato. Durante la signoria di Giovanni Bentivoglio fu in città, ma non vi assunse cariche pubbliche. Nel luglio 1402, dopo che le milizie viscontee, entrate a Bologna, acclamarono signore Gian Galeazzo, il L. recò con altri nobili l'omaggio della città al duca di Milano. Tra questi nobili molti erano apertamente favorevoli al Visconti, ma l'omaggio del L. sembra sia stato una formalità imposta dalle circostanze. Fu piuttosto all'autorità della Chiesa che il L. mostrò di aderire, specialmente quando il cardinale Baldassarre Cossa, strappato il controllo della città ai Visconti e stroncate le ambizioni del cittadino Nanne Gozzadini, gestì con determinazione il potere su Bologna e sull'intera Legazione di Romagna. Nel novembre 1406 il L. fu a Roma al seguito del cardinale, per il conclave che elesse papa Gregorio XII, e nel 1408 accompagnò con altri nobili bolognesi il Cossa a Firenze.
Morto il padre nell'aprile 1406, il L. divenne primo esponente del suo gruppo familiare e titolare di un notevole patrimonio. In assenza dell'atto di adizione dell'eredità, le sue proprietà possono tuttavia essere individuate attraverso documenti più tardi, nei quali si attesta che, oltre alla casa avita in cappella di S. Maria dei Guarini, difesa da una torre e circondata da altri suoi edifici, il L. possedeva almeno sei ampie unità poderali e vari fondi minori per un totale di oltre 315 ettari.
Nel maggio 1411 una rivolta delle organizzazioni popolari costrinse il legato pontificio ad abbandonare la città e vi insediò un governo espressione dell'autonomia comunale. Il nuovo regime ebbe l'appoggio di esponenti della finanza locale, come il banchiere Enrico Felicini, ma la sua prevalente componente popolare ne indirizzò presto le scelte politiche in funzione antimagnatizia. Ciò favorì un'alleanza di fatto tra il Cossa - dal 17 maggio 1410 eletto papa (Giovanni XXIII) in contrapposizione a Gregorio XII - e l'oligarchia cittadina, parimenti intenzionati a riprendere le precedenti posizioni di potere.
Come durante la signoria di Giovanni Bentivoglio, anche in questo periodo il L. non si allontanò da Bologna, ma della posizione da lui assunta nei confronti del nuovo regime le varie cronache danno versioni contrastanti. Alcune, seguite anche dal Ghirardacci (1669, pp. 540 s.), lo annoverano tra coloro che, sotto la guida di Jacopo Isolani - marito della sua zia paterna Bartolomea - nell'agosto 1412 abbatterono il regime popolare. In altre cronache si dice che nel maggio 1412 il L. era tra gli Anziani, esponente perciò del governo della città, e che in tale veste accompagnò le milizie inviate da Bologna ad assediare il castello di San Giovanni in Persiceto, tenuto da Carlo Malatesta (Corpus chronicorum, vol. III, p. 540). E, mentre le cronache seguite dal Ghirardacci annoverano il L. nei nuovi collegi di governo creati dall'Isolani, altri testimoni (Bornio da Sala, in Frati) parlano di un suo allontanamento da Bologna per contrasti con il Cossa.
In realtà, dopo il 1412, mentre sui simpatizzanti del regime popolare e sugli avversari, reali o supposti, del Cossa si abbattevano pesanti rappresaglie, il L. fu per un lungo periodo assente da Bologna. Si sa che fu in Francia, alla corte di re Carlo VI, dal quale ebbe la nomina a conte di Aigrimont.
Nel 1419 era a Napoli, collaboratore del fratello di Martino V, Lorenzo Colonna, gran camerario del Regno, che il 10 ott. 1419 lo nominò suo luogotenente e vicario. Il 13 dicembre la regina Giovanna II avallò la scelta e conferì al L. la cittadinanza napoletana. Per il successivo decennio vi è solo memoria di due incarichi conferitigli da Martino V: la nomina a vicario di Cento il 20 luglio 1420 e quella a senatore di Roma nell'ottobre 1423.
Nel 1431 era a Bologna, incluso da Eugenio IV nell'elenco dei 20 cittadini incaricati di scegliere i componenti degli organi di autogoverno della città. L'adesione del L. all'autorità pontificia su Bologna, presupposto di tale nomina, ebbe una esplicita conferma nel marzo 1434. Gli Anziani avevano costretto il legato pontificio Marco Condulmer a cedere il potere e lo avevano imprigionato. In risposta le milizie di Erasmo da Narni (il Gattamelata) si avvicinarono minacciose alla città. Ad affrontare la situazione fu eletto un organo straordinario, i Dieci di balia, e il L. fu uno di loro. Sconfessando l'operato degli Anziani, i Dieci liberarono il legato spianando così la via al ripristino della potestà pontificia. Dei buoni rapporti del L. con Eugenio IV è anche prova la nomina a podestà di Perugia che il papa gli conferì per il 1438.
Nuovi elementi segnarono allora anche la sua vicenda privata. Privo di discendenti diretti, il L. adottò Bertrando, figlio di Ludovico Monterenzi e di Lisa, unica figlia del fratello Andrea. Morta nel frattempo la moglie Lippa, sposò Margherita Bianchetti da cui nel 1422 nacque Nicolò e nel 1444, postuma, Giovanna, che fu sposa di Ludovico Bolognini.
Nel marzo 1440 fu nel Collegio dei riformatori dello Stato di libertà che deliberarono l'affidamento della Tesoreria comunale a una società di privati: strumento con cui l'oligarchia cittadina si garantì il controllo dell'economia della città e la tutela delle prerogative godute. Nel consolidamento di questa affermazione anche il L. ebbe parte. Riformatore dello Studio nel 1440-41, fu ancora del Collegio dei riformatori dello Stato di libertà nel 1442 e degli Anziani nel primo bimestre 1444. Agli incarichi politici affiancò quelli di rappresentanza: nel maggio 1444 con Nicolò Ghislardi recò i doni del governo di Bologna alle nozze di Leonello d'Este - signore di Ferrara, Modena e Reggio - e Maria d'Aragona, figlia naturale del re di Napoli Alfonso V, e nell'ottobre fu con Nicolò Sanudi giudice nel palio di S. Petronio.
Il L. morì a Bologna nel novembre 1444 improvvisamente, senza poter redigere il testamento; ebbe sepoltura, come il padre, nel chiostro di S. Domenico.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Comune-Governo, Riformagioni e provvigioni, Miscellanea, b. 4, reg. 1439-43, c. 19; Ufficio dei memoriali, vol. 321, c. 2; Provvisori, reg. 637, 28 giugno 1406; Notarile, Filippo Cristiani, b. 111, reg. 13, c. 133; Ludovico Panzacchi, b. 173, 24 dic. 1462; Bologna, Archivio di S. Petronio, cart. 271, reg. 5, c. 21; Ibid., Biblioteca universitaria, Mss., 2138, vol. I, cc. 145, 334, 338; vol. VI, cc. i-iij; 2155, vol. II, cc. 12-14v, 27; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 1, vol. III, pp. 520, 540; vol. IV, pp. 68, 85; P. Zambeccari, Epistolario, a cura di L. Frati, Roma 1929, p. 58; M. de Griffonibus, Memoriale historicum de rebus Bononiensium(, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, ibid., XVIII, 2, p. 96; H. de Bursellis, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononie, a cura di A. Sorbelli, ibid., XXIII, 2, pp. 81, 83, 85; C. Ghirardacci, Historia di vari successi d'Italia e particolarmente della città di Bologna, Bologna 1669, pp. 540 s., 591, 593; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 463; L. Frati, Bornio e Giovanni da Sala, in Studi e memorie per la storia dell'Università di Bologna, I (1907), p. 200; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, III, a cura di A. Sorbelli, Bologna 1933, ad ind.; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma. I senatori(, Roma 1935, p. 169; Gli Uffici economici e finanziari del Comune di Bologna dal XII al XV secolo. Inventario, a cura di G. Orlandelli, Roma 1954, p. 165; V. Giorgetti, Podestà, capitani del Popolo e loro ufficiali a Perugia (1195-1500), Spoleto 1993, p. 200.