MODUGNO, Giovanni.
– Nacque a Bitonto, presso Bari, il 21 febbr. 1880, da Arcangelo e da Maria Giuseppa Sannicandro; studiò privatamente per ottenere la licenza liceale e si impegnò subito in forme di «apostolato socialista».
La sua formazione universitaria si svolse presso l’Università di Napoli dove seguì insegnamenti sia naturalistici (di anatomia comparata e di biologia) sia filosofici, anche se restò sfiduciato e deluso dall’università stessa, di cui aveva un’«idea migliore». In quella città si laureò nel 1905 in scienze e poi, nel 1911, in filosofia. In quell'anno sposò Maria Spinelli, che gli fu compagna e collaboratrice per tutta la vita. Iniziò a insegnare già prima della laurea e fu docente di scienze naturali a Corato, Barletta (come direttore del ginnasio magistrale) e Bari (dal 1920, nell’istituto magistrale statale), rifiutando di divenire provveditore agli studi nel 1923, come proposto da G. Lombardo Radice, per rimanere a fare «l’educatore». L'attività di ricerca pedagogica e scolastica si protrasse per tutta la vita e fu scandita da tre momenti fondamentali: l’incontro con G. Salvemini, l’avvicinamento a Lombardo Radice e a E. Codignola, l’approdo a una pedagogia cristiana, coltivata alla luce di W. Förster.
La prima fase di costruzione della pedagogia etica e scolastica del M. avvenne sotto l’influenza di Salvemini, del suo «concretismo» e della sua passione democratica, attuandosi nella collaborazione con L’Unità (con due articoli: nel 1913, nel n. 18 Perché «L’Unità» non basta; e nel 1917, n. 15 I giardini d’infanzia), e la sua riflessione pedagogica ed educativa si ispirò a un netto radicalismo democratico. Il M. «esprime il suo impegno politico soprattutto come educatore del popolo e come formatore dei futuri insegnanti. Con la sua coerente testimonianza di vita e con parole chiare», come è confermato dal suo Diario; tale impegno nasce «in occasione delle elezioni bitontine del 1907 e si rafforza nelle elezioni successive del 1909 e del 1913, concludendosi nel 1919 quando finalmente Salvemini entra in Parlamento», ma è solo negli anni Venti che «si ritira definitivamente dall’attività politica» (Caporale, p. 22).
Sono gli anni in cui uscirono (dopo Educazione della volontà e L’insegnamento delle scienze fisiche e naturali nella scuola media, ambedue del 1919, a Bari) i volumi più politicamente impegnati del M. sul fronte della scuola: Problemi della scuola italiana (Città di Castello 1916); Il programma scolastico della nuova democrazia (Palermo 1917); Il concetto dell’educazione e della pedagogia (Milano 1919); Il problema morale e l’educazione morale (Firenze 1924). Alla scuola dedica inoltre Per la riforma della scuola magistrale (Milano 1919) e Lezioni e mutamenti per l’educazione morale e civile nelle sei classi elementari e popolari (Roma 1920).
In questo corpus di scritti il M. elabora una visione dell’educazione «per» la democrazia, che vede nella scuola un fattore primario, da orientare contro ogni ideologia nazionalistica e da sviluppare «per tutti» in ogni suo grado, formando cittadini e uomini al tempo stesso, iniziandoli alla «vita dello spirito» e innalzando la loro capacità morale. Tale scuola riunisce le vedute del socialismo con quelle dei liberali, mettendole al centro di una democrazia «nuova», che coniuga giustizia e libertà. Tali sono le tesi esposte nel volume del 1917, riprese nel 1919 e poi sviluppate sul piano etico in quello del 1924. In quest'ultimo, dopo aver presentato criticamente, alla luce di I. Kant e di M. Blondel, i principȋ dell’azione morale (libertà, responsabilità, sanzione), pone a confronto le diverse teorie etiche contemporanee (utilitarismo, «volontà di potenza», «morale della simpatia», teoria del dovere e morale della fedeltà) e fissa il ruolo e la forma dell’educazione morale come «autoeducazione» da sviluppare in famiglia e nella scuola: già in quella primaria, tenendo presente l’esperienza soprattutto delle «scuole nuove» e formando alla disciplina attraverso i modelli di scuola-città americane. Già nel testo del 1919, peraltro, aveva delineato le sue stesse idee pedagogiche, confrontandosi con alcuni teorici del tempo, da G. Gentile a B. Varisco, da B. Croce a J. Dewey, e guardando, come al proprio «maestro» sul piano dell’educazione della volontà, a J. Royce, il filosofo americano già studiato nel 1913 con la traduzione, per Laterza, del testo La filosofia della fedeltà (Bari).
Con l’avvento del fascismo il M. attivò un’aperta polemica verso ogni forma di totalitarismo, avvicinandosi, tuttavia, all’esperienza idealista di Lombardo Radice, di cui esaltava la visione della didattica e i programmi per la scuola elementare elaborati per la riforma gentiliana del 1923. Di essi riconosce «molti indiscutibili pregi», quali il raccordo fra scuola e vita e lo stesso insegnamento religioso, atto a «difendere» le giovani anime da «pericolose ideologie» e risvegliare in loro il senso morale più autentico.
Sono di questo periodo gli scritti I nuovi programmi e la riforma interiore della scuola elementare (Bari 1924) e Per l’attuazione della riforma della scuola elementare (ibid. 1926), per arrivare a La nuova scuola elementare (Firenze 1937), che testimoniano la sua vicinanza anche a E. Codignola e al fronte critico dell’attualismo pedagogico, come sottolineò collaborando a La Nuova Scuola italiana, a Levana, a La Nostra Scuola.
Nel 1931 (e poi nel 1946, ambedue Bari) pubblicò F.W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea, che indica il suo passaggio allo spiritualismo cristiano, avviatosi già alla fine degli anni Venti.
In questo volume egli connette l’esperienza di formazione etica del pedagogista tedesco all’antinazionalismo e al riconoscimento del cristianesimo come più alta e completa «pedagogia dei valori». Così Förster risolve la «crisi contemporanea»: legando la formazione del carattere agli ideali di libertà, giustizia, pace. Dopo aver presentato la figura di Förster, il suo legame col neokantismo e l’impegno educativo e pedagogico, indica tale posizione filosofico-pedagogica come «la via della salvezza» per l’uomo di oggi, perché capace di unire «cristianesimo e civiltà moderna». Così Förster «coglie come incrollabile fermezza, e insieme con largo spirito di comprensione, ogni germe di verità nelle innumerevoli antitesi dell’anima contemporanea, per raggiungere, alla luce del Cristianesimo, una perfetta sintesi nei più gravi problemi dei tempi nostri» (ed. 1946, p. 281).
Nel 1934 gli morì, appena ventitreenne, la figlia Pinuccia, e la riflessione del M. subì un ulteriore potenziamento in senso nettamente cristiano. Come lui stesso ebbe a dire – ripensando l’iter della propria ricerca – in una lettera a N. Pende nel 1941: «Dopo un lunghissimo peregrinare prima nel campo delle scienze e poi in quello della filosofia e della pedagogia, e dopo una lunga meditazione sulla esperienza della vita, sono giunto allo spiritualismo cattolico» (Spinelli Modugno, p. 233). Del 1935 è Religione e vita (Brescia), un’opera assai significativa di questo nuovo orientamento del M. e del dibattito interno allo spiritualismo cattolico.
In Religione e vita sono confermate le certezze del cristianesimo, quali per esempio l’immortalità dell’anima e il conforto che la fede dà nel dolore. La religione è la forma più alta del «valore» e tale valore sviluppa in ciascuno la dignità personale e umana, oltre che uno spirito di «dedizione» nobile e universale. Tali principȋ devono farsi vita quotidiana, attraverso il «tirocinio dell’azione» e la «scienza della vita», corroborata dai sacramenti, che sono «sorgenti della Grazia». L’obiettivo centrale dell’opera resta – ancora – la risposta da dare alla «crisi spirituale dei nostri tempi», risposta possibile «solo nel Cristianesimo concretamente vissuto». Così proprio l’«insegnamento etico-religioso nella scuola di ogni grado» diviene necessario: un insegnamento che affronti i «massimi problemi» della vita, legandosi ai dieci comandamenti e a sacramenti, preghiera, liturgia.
La religione rimase, insieme con la scuola per la democrazia, il tema dominante della ricerca del M. anche negli anni della guerra, del dopoguerra, fino alla morte. Del 1940 è Religione e morale nella scuola e nella vita del fanciullo (Brescia), del 1942 Il libro di religione (con A. Baroni, ibid.); del 1945 Esame dei programmi per la scuola elementare (Firenze); del 1950 La preparazione degli educatori (Brescia); del 1957 L’educazione religiosa e morale nella scuola elementare (ibid.); postumo – nel 1961 – uscì Pedagogia e vita (ibid.). Intenso, in questi anni, fu anche il dialogo con i vari pedagogisti cattolici da N. Petruzzellis a G. Calò, ad A. Agazzi, come testimonia già l’epistolario parziale raccolto dalla moglie (Spinelli Modugno), e anche la collaborazione costante del M. a Scuola italiana moderna, rivista de La Scuola Editrice.
Il M. morì a Bari il 18 marzo 1957.
I nuclei fondamentali della pedagogia del M. sono dunque la scuola per la democrazia come scuola di tutti e scuola di cultura, ma anche di formazione etica e civile, da rilanciare costantemente come obiettivo-chiave del nostro tempo; la formazione etica come esercizio della volontà che si lega alla responsabilità e dà corpo al carattere, ma tenendo fermi i valori e del cristianesimo e del moderno, e che trova nella scuola il più adeguato spazio formativo; la religione come messaggio di valori umani universali, legati a quella umanità del soggetto che ancora e solo nella scuola possiamo risvegliare e che sta poi anche alla Chiesa promuovere culturalmente e indicare come meta. La riflessione educativa del M. ha, quindi, accompagnato (criticamente) lo sviluppo della società e della cultura della prima metà del Novecento, collocandovisi con netta coscienza delle sue aporie, della sua crisi sempre aperta ma anche da attraversare con un obiettivo di superamento: il quale, da una prospettiva socialista e democratica, passa a una nettamente cristiano-cattolica, ma nella quale si rinnovano e si potenziano i valori più propri della modernità.
Fonti e Bibl.: Bari, Biblioteca nazionale, Fondo Giovanni Modugno (con appunti e lavori inediti del M.); Pedagogia e vita di G. M., a cura di M. Perrini, Brescia 1961; M. Spinelli Modugno, G. M. «Io cerco l'eterno», Bari 1967; M. Perrini, Attualità della pedagogia e dell’esperienza spirituale di G. M., in Pedagogia e vita, sett. 1969, pp. 635-653; G. Santomauro, G. M. attraverso gl’inediti, in La Rassegna pugliese, 1969, nn. 4-5, pp. 149-168; M. Laeng, G. M., nota biografica, in I contemporanei, a cura di M. Laeng, Firenze 1979, p. 896; B. Antonino, G. M., attività e scritti politici 1895-1920, Bitonto 1981; V. Caporale, Educazione e politica in G. M., Bari 1988; M. Perrini, G. M., in Enciclopedia pedagogica, diretta da M. Laeng, IV, Brescia 1990, pp. 7812-7817.