NENCIONI, Giovanni
– Nacque a Firenze l’11 settembre 1911, da Tersilio e da Nella Predellini.
Dopo gli studi superiori al Liceo classico Galileo, nel 1929 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’ateneo fiorentino, dove fra gli altri ebbe come maestri Federico Cammeo, Giorgio La Pira e Piero Calamandrei. Si laureò nel 1932 con quest’ultimo (di cui si definì discepolo infedele), con una tesi in diritto processuale civile dal titolo L’intervento volontario litisconsorziale nel processo civile. Contributo ad una nuova sistematica dell’intervento, ritenuta meritevole di pubblicazione e uscita nella collana «Studi di diritto processuale» diretta dallo stesso Calamandrei (Padova 1935).
Tradendo le aspettative familiari, non si dedicò alla vita forense ma diventò nel 1936 funzionario tecnico-amministrativo del ministero della Educazione nazionale (poi Pubblica Istruzione). Dal 1937 fu addetto alla Direzione generale del personale universitario docente e successivamente fu nominato dal ministro Giuseppe Bottai ispettore centrale alla scuola media. Dallo stesso Bottai fu coinvolto nel progetto di innalzare l’obbligo scolastico da cinque a otto anni con la creazione di una scuola media postelementare unificata (progetto che entrò in funzione nell’autunno del 1942 ma presto interrotto con la caduta del regime fascista).
In quegli anni passati fra Roma e Firenze l’incontro con il linguista Vittorio Bertoldi, professore di glottologia a Napoli dal 1934, fu decisivo per la conversione agli studi letterari e linguistici nel settore delle lingue classiche (ma anche dell’egiziano geroglifico). Iniziò a indagare gli elementi del sostrato prelatino e a fare ricerche sulla mutazione nel greco e nel latino anche settoriale (giuridico), ottenendo nel 1938 la libera docenza in glottologia.
Dall’attenzione alla stratificazione delle lingue nacque lo studio Innovazioni africane nel lessico latino (in Studi italiani di filologia classica, n.s., XVI [1939], pp. 3-50), seguito da Lessico giuridico latino e tradizione mediterranea (in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, s. 2, IX [940], pp. 21-33), nella cui impostazione si intravede il linguista nutrito di studi giuridici, abituato al formalismo del processo civile nel suo oggettivo rigore.
Nei due anni accademici 1944-46 tenne per incarico la cattedra di glottologia dell’Università di Roma lasciata libera da Antonino Pagliaro, sospeso per la sua adesione al fascismo e riammesso solo per l’anno accademico 1946-47.
Frutto delle riflessioni di quel biennio universitario fu Idealismo e realismo nella scienza del linguaggio (Firenze 1946; 2a ed., Pisa 1989). Il saggio si poneva in rapporto polemico con Croce e alcuni suoi seguaci (Giulio Bertoni e Karl Vossler), in aperto dissenso, quindi, verso l’estetismo crociano che riduceva la lingua a mera espressione dell’individuo e in favore di una concezione del linguaggio come istituzione in stretto contatto con la cultura e la società; l’importanza del lavoro non fu scalfita dalla replica di Croce che seguì lo stesso anno (Natura e ufficio della linguistica, in Quaderni della critica, 6, pp. 33-37).
Dopo l’incarico universitario tornò per un breve periodo al ministero nel ruolo di ispettore centrale, attività che non rinnegò mai, conservando sempre un’idea di lavoro come servizio: «La vita ministeriale, deprimente per le intelligenze orgogliose, fu per me un corso di educazione civile in tempi calamitosi e alienanti … In quella esperienza diventai anch’io un cittadino prima che uno studioso» (Saggi e memorie, Pisa 2000, p. XI). La carriera accademica vera e propria iniziò il 1° dicembre 1950, quando fu chiamato a ricoprire la cattedra di glottologia nella facoltà di lettere dell’Università di Bari.
Nello stesso anno, accanto all’ultimo lavoro corposo sulle lingue e culture dell’antichità prima della virata moderna e italianistica (Ipponatte nell’ambiente culturale e linguistico dell’Anatolia occidentale. I: La formazione dell’ambiente ionico, Bari 1950), pubblicò Quicquid nostri predecessores. Per una più piena valutazione della linguistica preascoliana (in Arcadia. Accademia letteraria italiana. Atti e memorie, s. 3, II, 2 [1950], pp. 3-36), in cui, sottolineando l’unità del pensiero linguistico di una tradizione scientifica italiana arbitrariamente interrotta, si concentrava su autori precedenti il cosiddetto periodo della linguistica scientifica – quello della grammatica storico-comparativa – da Melchiorre Cesarotti ad Alessandro Manzoni, dedicando a quest’ultimo l’attenzione che merita un vero linguista.
Il nuovo indirizzo verso l’italianistica fu segnato dal passaggio, nel 1952, a professore di storia della grammatica e storia della lingua italiana presso la facoltà di magistero dell’Università di Firenze, dove restò fino al 1967 quando ottenne la chiamata alla cattedra lasciata da Bruno Migliorini nella facoltà di lettere dello stesso ateneo.
Caratterizza bene la svolta del Nencioni italianista lo studio Fra grammatica e retorica. Un caso di polimorfia della lingua letteraria dal secolo XIII al XVI (Firenze 1953), in cui dimostra che nella tradizione italiana la storia di un fatto grammaticale può configurarsi come storia di un fatto stilistico. Nel saggio si manifesta l’influenza delle lezioni prima di Alfredo Schiaffini, che aveva incoraggiato Nencioni allo studio dell’italiano come lingua letteraria, e, più avanti, di Migliorini, il cui disegno di una storia della lingua italiana rappresentava «il giusto mezzo», sembrandogli la nostra lingua, almeno per l’epoca passata, come un «fascio di scelte stilistiche» piuttosto che «un organismo compiutamente strutturato» (Ricapitolazione, in Autografo, 1989, n. 17, pp. 57-66).
Di quella vita piena di svolte, probabilmente la svolta ‘suprema’ fu quella del lessicologo e lessicografo, che legò Nencioni all’impresa del vocabolario della Crusca. Incaricato nel 1953 di valutare la possibilità che l’Accademia (di cui divenne socio nel 1955) riprendesse i lavori lessicografici per un nuovo vocabolario storico, ne organizzò l’avvio, diventando negli anni 1964-66 accademico segretario e soprintendente dell’opera, di cui assunse la direzione ad interim tra il 1972 e il 1974. Nominato vicepresidente dell’Accademia nel 1971, ne fu presidente dal 1972 al 2000 (presidente onorario dal 2000).
Le caratteristiche della lessicografia cosiddetta filologica, attenta ai testi, alla tradizione manoscritta, alle edizioni di riferimento, emergono in Filologia e lessicografia (in Studi e problemi di critica testuale. Atti del Convegno ... 1960, Bologna 1961, pp. 183-192). La nuova lessicografia di cui Nencioni era sostenitore non era solo quella rinnovata e al passo coi tempi, assistita dall’informatica – ausilio che promosse e appoggiò costantemente – ma anche quella non più normativa e selettiva, bensì aperta alla registrazione di tutti i tipi e livelli di lingua.
Nel frattempo, nel 1974, era passato a insegnare linguistica italiana alla Scuola normale superiore di Pisa, dove rimase fino alla pensione, nel 1981, coltivando molteplici aspetti della lessicografia e della linguistica in rapporto a diversi autori non solo della letteratura italiana (Dante, Manzoni, Verga, Pirandello, Guicciardini, Leopardi, Pascoli, Carducci), ma anche della storiografia artistica (Giorgio Vasari per primo, al quale aveva dedicato attenzione fin dagli anni Cinquanta, poi Leon Battista Alberti, Cosimo Bartoli, Michelangelo Buonarroti ecc.). Quelli furono anni densi di novità nel campo della linguistica e Nencioni nei suoi corsi si dimostrò aperto a molteplici sollecitazioni e suggestioni: trattò di Ferdinand de Saussure, Charles Bally, Louis Hjelmslev e, attraverso la Scuola normale e l’Accademia dei Lincei, rese possibile il primo soggiorno in Italia di Noam Chomsky per il semestre primaverile del 1979. Dal 1981 professore emerito, ebbe un incarico didattico nell’anno accademico 1984-85, quando sostituì Pier Marco Bertinetto in anno sabbatico.
I decenni tra gli anni Settanta e Novanta videro il succedersi di lavori fondamentali e raccolte di lavori sparsi. All’analisi del lungo e complesso processo di trasformazione dell’italiano da lingua scritta a lingua diffusamente parlata dedicò il saggio Parlato-parlato, parlato-scritto, parlato-recitato (in Strumenti critici, LX [1976], pp. 1-56), destinato a diventare un classico negli studi sul parlato. Costanti in quella produzione che Nencioni stesso ebbe a definire rapsodica furono l’intersezione tra grammatica e retorica nell’analisi della lingua d’autore, l’attenzione sensibile alla matrice antropologica della lingua poetica, il ricondurre la lingua poetica e letteraria alla polarità istituzionalità-soggettività, giocata sulla biunivocità tra espressione letteraria e comunicazione funzionale, lingua individuale dell’autore e lingua collettiva, sistema sociale. I volumi di quegli anni, contributi nuovi o raccolte di interventi precedenti, mostrano la natura, solo apparentemente non sistematica, del lavoro mai perfettamente concluso, ma denso e ricco di suggestioni, di intuizioni, di spunti per studi futuri: Di scritto e di parlato. Discorsi linguistici (Bologna 1983); Tra grammatica e retorica. Da Dante a Pirandello (Torino 1983); Francesco De Sanctis e la questione della lingua (Napoli 1984); La lingua dei “Malavoglia” e altri scritti di prosa, poesia e memoria (ibid. 1988); Saggi di lingua antica e moderna (Torino 1989); La lingua di Manzoni (Bologna 1993).
Sempre attento e sensibile ai metodi nuovi, soprattutto dal suo arrivo alla Normale Nencioni legò la sua attenzione per i lessici tecnici alle problematiche del lessico artistico. La storica dell’arte Paola Barocchi, sorella di sua moglie Anna, lo portò a collaborare dal 1989 al 2002 al Centro di ricerche informatiche per i beni culturali della Normale (CRIBeCu), dove fu realizzata una vasta memorizzazione di fonti storico-artistiche e fu inaugurata la collana «Strumenti e testi» (edita in collaborazione con l’Accademia della Crusca), nella quale comparve nel 2000 l’ultima raccolta di Nencioni: Saggi e Memorie.
Accanto a vari compiti amministrativi (fu preside della facoltà di magistero a Firenze e della classe di lettere della Scuola Normale di Pisa), ricoprì molti incarichi che dimostrano la sua intensa e continua attività di organizzatore e operatore culturale: nel 1971-72 ebbe la presidenza dell’Istituto per la documentazione giuridica; fu tra gli otto componenti del comitato scientifico che diresse i lavori del DOP, Dizionario d’ortografia e di pronunzia di Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini e Piero Fiorelli, pubblicato in prima edizione nel 1969 dalla RAI; all’epoca della sua presidenza della facoltà di magistero, impostò e diresse i lavori per il catalogo dei periodici dell’Università di Firenze e di altre biblioteche cittadine, poi pubblicato nel 1963; fu presidente dell’Ass.I.Term (Associazione italiana per la terminologia); dal 1971 al 2000 fu direttore del Centro di studi di grammatica dell’Accademia della Crusca e direttore della rivista Studi di grammatica italiana; fu animatore del Grande Dizionario italiano-polacco in quattro volumi, promosso e curato per la parte italiana da Carlo Alberto Mastrelli, sembrandogli che la collaborazione lessicografica italiano-polacca avrebbe contribuito a estendere la collaborazione internazionale dell’Accademia della Crusca; fu presidente onorario dell’Associazione italiana di studi semiotici, nata a Pavia nel 1971, avendo tenuto sempre stretti rapporti con la scuola pavese (Maria Corti e Cesare Segre) e con quella di Torino (D’Arco Silvio Avalle), tutti rappresentanti di quella filologia romanza che in quegli anni gettava le basi per una semiotica della letteratura.
Testimonianza della sua militanza civile e didattica fu la rivista divulgativa La Crusca per voi, fondata nel 1990 grazie alla campagna di sostegno finanziario promossa in favore dell’Accademia da Indro Montanelli attraverso Il Giornale: un foglio periodico, dedicato alle scuole e agli amanti della lingua e distribuito per alcuni anni gratuitamente a chiunque ne facesse richiesta, rivolto anche ai non specialisti presentando contributi su problemi linguistici di attualità e offrendo risposte qualificate a domande e dubbi posti da studenti, insegnanti e lettori interessati all’uso corretto della lingua italiana.
Socio nazionale dei Lincei dal 1989, ottenne il 17 aprile 1996 la laurea honoris causa in lettere moderne presso l’Università di Bologna. Tra i vari riconoscimenti, ricevette nel 1996 il premio Cesare Angelini dell’Università di Pavia, nel 2000 il premio Giuseppe Capogrossi e nel 2001 la medaglia d’oro Paolo Boselli della Società Dante Alighieri (di cui fu anche vicepresidente). Nel 2000 lasciò la direzione dell’Accademia della Crusca a Francesco Sabatini.
Morì a Firenze il 3 maggio 2008.
La biblioteca di linguistica di Nencioni è stata lasciata per testamento all’Accademia della Crusca ed è ora collocata nella sala della biblioteca a lui dedicata, inaugurata nel 2011.
Opere: La bibliografia degli scritti di Nencioni, a cura di G. Alvino e S.C. Sgroi, si trova in G. Alvino et al., Per G. N., Roma 2008, alle pp. 93-116; è disponibile anche on-line, completa di tutti i lavori (scaricabili in pdf), sul sito dedicatogli dalla Scuola normale superiore di Pisa Di scritto e di parlato. Le opere di G. N. Parte dell’epistolario di Nencioni è pubblicata in: Lettere di G. N. a Fulvio Tessitore, a cura di F. Tessitore, in Archivio di storia della cultura, XXII (2009), pp. 9-19; G. N., Cinque risposte, in W. Della Monica, I dialetti e l’Italia. Inchiesta fra scrittori poeti sociologi specialisti, Milano 1981, pp. 99, 101-103 (1a ed. in La Fiera letteraria, 1976); Caro Testatore, carissimo Padrino. Lettere(1966-1976), a cura di G. Alvino, Firenze 1998 (epistolario con Antonio Pizzuto). Fra le opere pubblicate o ripubblicate postume: Prefazioni disperse, a cura di L. Salibra, Firenze 2011; Parlar materno. Grammatica per la III classe, con F. Socciarelli (rist. anast. 1946), a cura di M. L. Altieri Biagi, Firenze 2011.
Fonti e Bibl.: L’Accademia della Crusca per G. N., Firenze 2002; A. Antonini, ‘Quicquid noster predecessor’. Una rilettura di ‘Saggi e memorie’ ed altro, in Italia linguistica: discorsi di scritto e di parlato. Nuovi studi di linguistica italiana per G. N., a cura di M. Biffi - L. Salibra - O. Calabrese, Siena 2005, pp. 9-17; F. Sabatini, Il custode della lingua, in Il Sole 24ore, 4 maggio 2008; N. Maraschio, Maestro per più generazioni, in la Repubblica, 4 maggio 2008; Id., G. N.: l’uomo pubblico, il maestro, lo studioso, in La lingua italiana; Storia, struttura, testi, IV (2008), pag. 167-72; L. Serianni, G. N. (1911-2008), in Studi di lessicografia italiana, XXV (2008), pp. 5-13; Id., Senso dello studio e signorile riserbo. Un ricordo di G. N., per 28 anni presidente dell’Accademia della Crusca, in Osservatore Romano, 6 maggio 2008; N.Irti, Un ricordo di G. N. Lingua e diritto. Le vie parallele, in Il Corriere della Sera, 24 ottobre 2008;A. Antonini, G. N. nel ricordo di un’allieva, in Lingua Nostra, LXX (2009), 1-2, pp. 1-10; P.M. Bertinetto, La linguistica ‘dialogica’ di G. N. (commemorazione letta durante la giornata dedicata a Nencioni dall’Accademia dei Lincei, 7 maggio 2009), in Quaderni del Laboratorio di linguistica, VIII (2009), pp. 1-17; Per G. N., a cura di G. Alvino, Roma 2008; Per G. N., Atti del Convegno di studi Pisa-Firenze 4-5 maggio 2009, a cura di A. Antonini - S. Stefanelli, in Studi di Grammatica italiana, XXVII (2011, n. monografico).