Scrittore ecclesiastico (n. verso la fine del sec. 11º - m. 1130 circa). Noto come storico per la ᾿Επιτομὴ ἱστοριῶν dalla creazione del mondo alla morte di Alessio I Comneno (1118), Z. è considerato tra i maggiori canonisti bizantini per i suoi commentari ai canoni apostolici conciliari e patristici.
A Bisanzio, sotto Alessio I (1081-1118), esercitò le cariche di capitano della guardia e di primo segretario. Ritiratosi poi in un monastero del Monte Àthos, svolse multiforme attività di studio.
Nella sua ᾿Επιτομὴ ἱστοριῶν Z., che poté avvalersi di numerose fonti poi andate perdute, si differenzia dai modi dei cronisti bizantini precedenti per la nettezza dei giudizi sopra alcune figure della storia bizantina più vicine al tempo suo: giudica, così, con estrema severità l'imperatore Niceforo, l'usurpatore del trono di Irene, e i due Basili imperatori d'Oriente, mentre esalta Giovanni Zimisce. Per i suoi pregi la storia di Z. servì di modello ai cronisti bizantini posteriori, Costantino Manasse, Michele Glica, Efraim, nonché agli storici slavi, essendo stata presto tradotta in serbo e in russo. Tra le altre opere di Z. vanno ancora ricordati i suoi commenti ai τετράστιχα e ai μονόστιχα di Gregorio di Nazianzo. A Z. è attribuito in alcuni manoscritti e da J. A. H. Tittmann un lessico bizantino databile piuttosto al sec. 13º. La maggior parte dei manoscritti tramandano l'opera anonima, altri l'ascrivono a monaci di nome diverso. Varie le fonti del lessico; notevole l'influsso da esso esercitato su lessici successivi.