CATTANEO (Cataneo), Girolamo
Architetto militare e teorico di scienza bellica originario di Novara, documentato all'incirca fra 1540 e 1584.
Non si conosce con precisione né la data della sua nascita né la condizione sociale e culturale della famiglia cui appartenne. È certo che dovette fruire di un'educazione approfondita, interamente dedicata a problemi di elaborazione matematica e geometrica che gli permise di distinguersi ben presto come specialista nelle diverse applicazioni di tali discipline. Fu infatti studioso di idraulica, di agrimensura, di balistica, di tecnica della coltivazione agricola ma, soprattutto, di arte militare che coltivò in ogni campo di sperimentazione e di cui lasciò la più ampia e qualificante testimonianza. Il Cotta afferma che partecipò attivamente alle imprese belliche di Carlo V nel cui esercito avrebbe servito col grado di capitano di cavalleria e, in seguito, di sergente maggiore: opinione che è tuttavia posta in dubbio, con cognizione di causa, dal Promis il quale, nelle ricerche specificamente dedicate ai teorici ed esperti di ingegneria militare, non riuscì a rinvenire alcuna traccia documentaria sicura che comprovasse un tale ruolo assunto dal Cattaneo.
Scarsissime sono le notizie e i dati sulla sua vita: il Finazzi ci informa che, fin dal 1542, il C. si trovava nel Mantovano al servizio dei conti d'Arco, a ricoprire il ruolo di esperto (e maestro) nelle scienze matematiche. In tale congiuntura avrebbe anzi conosciuto e frequentato un personaggio del valore di Iacopo Lanteri la cui stima (da quest'ultimo pubblicamente testimoniata) avrebbe ben presto costituito il lasciapassare per introdurlo con ogni onore fra i più qualificati esponenti della tecnica di fortificazione militare. A quanto il C. stesso testimonia nei suoi scritti, viaggiò a lungo per le province venete, scegliendo tuttavia come patria di elezione Brescia dove, fin dal 1550,dovette porre la propria stabile residenza: colà pubblicò i suoi numerosi trattati, frequentò i circoli di maggior prestigio intellettuale, godette della stima e dell'ammirazione dei concittadini ed ebbe modo - fino alla morte - di esporre le proprie teorie nei ritrovi frequentati dall'aristocrazia locale.
A Brescia, infatti, secondo la testimonianza del Finazzi, tenne una scuola: ovvero si distinse nel dibattito che si veniva sviluppando accanito sui sistemi di fortificazione difensiva che l'introduzione delle armi da fuoco e le mutate strategie militari avevano reso momento essenziale della organizzazione politica ed economica, nell'esponente della pianificazione territoriale, di ogni singolo Stato. Furono probabilmente i nobili D'Arco e, per l'appunto, la conoscenza, presso questi effettuata, del Lanteri a permettergli di assumere la sanzione definitiva di un ruolo eminente in tale campo della speculazione scientifica. Iacopo Lanteri da Paratico, infatti, in quegli anni architetto militare di fama internazionale, ricercato presso tutte le corti, lo tenne in tal conto da additarlo nei suoi Dialoghi (Venezia 1557) come protagonista assoluto dell'ingegneria bellica, affiancandogli - ma nel ruolo specifico di esecutore - il veronese Francesco Trevisi (Vivenza, p. 519).
Il governatore spagnolo del Milanese, marchese di Leganés, lo riterrà un indiscutibile maestro nell'architettura militare. Altri nomi di rilievo emergono come suoi estimatori dagli scritti stessi del Cattaneo. E così i conti Martinengo, appartenenti ad una delle più celebri famiglie bresciane distintasi per il valore militare dei suoi componenti, legati pure al Lanteri, ne ammirarono la scienza e la capacità tecnica tanto da esortarlo a più riprese a dare alle stampe i propri scritti. E altrettanto fece il conte Silvio di Porcia e di Brugnara, condottiero insigne, al cui servizio il C. si intrattenne allorché questi era governatore veneziano di Legnago e Porto Castello: e qui ebbe modo di conoscere l'umanista Giulio Foresto. E, a tale proposito, anzi, è opportuno segnalare i rapporti del C. col più noto studioso e letterato insigne Luca Contile, il quale, in una sua lettera diretta a Bernardo Aicardo (Lettere, Pavia 1564, II, p. 408), ci testimonia di un soggiorno dell'architetto a Pavia,avvenuto nel settembre dell'anno 1562. Ma, in particolare, un altro famoso uomo d'armi ebbe modo di apprezzare le qualità del C. e di servirsi concretamente dei suoi consigli: Vespasiano Gonzaga di Sabbioneta, che, già valente comandante degli eserciti asburgici, intorno al 1550 decise di trasformare la piazzaforte militare di Sabbioneta in cittadella capitale del proprio principato. Durante le laboriose fasi che videro l'attuazione di tale progetto, fu coinvolto - secondo la testimonianza di più fonti: ma basti citare l'Affò, p. 79 - il C. il quale sarebbe intervenuto a dare la propria consulenza accanto all'esecutore materiale Domenico Giunti e all'ingegnere Giovan Pietro Bottaccio.
Non è, tuttavia, accertato il ruolo che il C. potrebbe aver rivestito in quella pianificazione urbana né gli anni in cui si sarebbe esplicato il suo intervento: né dobbiamo trascurare che lo stesso Vespasiano Gonzaga era, secondo il giudizio di un suo biografo (Affò, p. 29), "ben pratico nell'architettura militare",tanto da poter autorevolmente indirizzare i tecnici cui si rivolgeva. Con ogni probabilità, allora, il C. fu chiamato soltanto per indicazioni generiche - adatte al ruolo di teorico da lui con competenza esercitato - sul sito e i modi di fondazione della cittadella voluta dal principe, mentre ad altri fu demandato il compito di progettare puntualmente lo sviluppo urbano. Così è forse opportuno porre in dubbio - in mancanza di ogni più preciso dato documentario - l'attribuzione al diretto intervento di Girolamo delle due porte, Vittoria e Imperiale, della città; anche in questo caso presupponendo un'indicazione solo di massima affidata in seguito alla circostanziata definizione grafica da parte di operatori qualificati (che il Forster identifica senz'altro con Domenico Giunti).
I legami col Gonzaga dovettero, tuttavia, protrarsi nel tempo e così le funzioni rivestite dal C. al servizio del signore di Sabbioneta. Pare, infatti, che egli intervenisse a fianco di Vespasiano anche nelle fortificazioni di Cartagena, quando questi ricoprì successivamente la carica di viceré nelle province spagnole di Navarra e Valencia fra 1571 e 1572 (Forster, p. 13). La tradizione (Finazzi, p. 35) raccolse ed esaltò tale ruolo pedagogico assunto dal C. e la sua presenza a fianco di nomi così illustri nel campo dell'arte militare tanto da proporlo - senza tuttavia addurre prove consistenti e inoppugnabili - quale inventore dei cosidetti "orecchioni", cioè di quelle sporgenze circolari che erano poste sulla sommità delle torri e che avevano uno scopo difensivo nel caso d'assedio.
Molti furono i testi pubblicati dal C. e cospicua fu la fortuna di essi, a giudicare dalla quantità delle edizioni delle sue opere che, anche dopo la morte dell'autore e per qualche decennio, continuarono a essere ancora pubblicate. Il trattato suo più importante fu l'Opera nuova di fortificare..., stampata a Brescia nel 1564 per G. B. Bozzola; essa nel 1567 veniva riproposta da Tommaso Bozzola con un nuovo titolo: Libro nuovo di fortificare, offendere, et difendere...che si specificava essere "emendato, et ampliato in più luoghi di molte aggionte". In quello stesso anno 1567 usciva anche, sempre presso il Bozzola, il testo degli Avertimenti et essamini intorno a quelle cose che si richiede a un bombardiero...(a sua volta ristampa di una redazione precedente, riveduta ed ampliata), che sarà ripubblicato a Venezia presso Altobello Salicato nel 1582, e le Tavole brevissime per sapere con prestezza quante file vanno a formare una giustissima bataglia:questo ultimo ripubblicato con una leggera variante nel titolo l'anno 1571 a Brescia presso i fratelli Marchetti (Modo di formare con prestezza le moderne battaglie di picche, archibugieri, et cavalleria; con tre avisi del modo di marchiare...). Ancora, nel 1571 veniva ristampato con i tipi di Gio. Francesco e Pietro Maria Marchetti, sempre a Brescia, il Nuovoragionamento del fabricare le fortezze, si per prattica, come per theoria...,che aveva goduto di un'edizione francese stampata a Lione nel 1564 per opera di Jean de Tournes), dov'erano ripresi i concetti già espressi in volumi precedenti.
Nella lettera dedicatoria dello stesso C. che introduce il testo, datata 21 giugno 1571 e rivolta al conte Gerolamo di Lodrone, l'autore specificava infatti di aver trattato degli stessi argomenti "già in tre libri, uno di fortezze, uno delle ordinanze, et uno per conto de' bombardieri, i quali [erano] già stati ristampati tre volte in Brescia, in meno de anni sette".
In seguito, nel 1572, usciva il trattato Del misurare le muraglie libri due..., edito a Brescia dai fratelli Marchetti, con lettera dedicatoria al signor Nicolò Barbogli, illustre condottiero di Lovere: nella prefazione il C. asseriva di aver meditato sugli argomenti trattati nel testo con Giulio Todeschini architetto bresciano che lo aveva incitato a dare alle stampe le conclusioni tratte. In tale premessa venivano anche pubblicamente ringraziati i "gentilhuomini, et mercanti [suoi] benefattori della terra di Lovere contado di Bergamo, tra il numero de' quali, acciò che si vegga, che non nella Città solamente, ma nelle ville ancora, ritruovansi huomini d'alto valore, gentili, cortesi, et caritatevoli".
Questo stesso scritto apparve per i tipi di Tommaso Bozzola nel 1584 e, in seguito, anche nel 1608 per i tipi di Pietro Maria Marchetti. Si tratta di lavoro emblematico della scienza a cui Girolamo si applicava: come si chiarisce esplicitamente nel testo, non si tratta, infatti, di un lavoro di mera tecnica militare, ma di un discorso che intende bensì spaziare in più vasti campi per giungere ad insegnare "a misurar, et partir i campi... imbottar grani, vini, fieni, et strami; col livellar l'acque, et altre cose necessarie a gli agrimensori...".
Siamo così, dunque, in presenza di un impegno volto a interessi non più limitati ad un singolo campo ma all'esaltazione della scienza matematica atta a governare in termini funzionali ogni attività umana. In tal modo, il mondo della speculazione matematica veniva ridotto in schemi ben definititi al livello di pratica quotidiana capace di operare scientificamente col semplice calcolo della ragione. Ed è siffatto atteggiamento che sovrattutto spiega quel favore incontrato dalle opere del C. di cui si trova richiamo nei più famosi trattati dei suoi tempi: sicché conviene ancora rammentare che il fiorentino Giorgio Vasari il Giovane inseriva esempi tratti dai testi del C. nel suo ancora inedito manoscritto riguardante problemi geometrici custodito nella Biblioteca Angelica di Roma (ms. 220). Sempre nel 1584usciva nella tipografia Bozzola di Brescia il volume Dell'arte militare libri cinque, ne' quali si tratta il modo di fortificare, offendere, et diffendere una fortezza; et l'ordine come si debano faregli alloggiamenti campali, et formarle battaglie, et nell'ultimo l'essamine de bombardieri et di far fuochi arteficiati che veniva poi ristampato nel 1608 da Pietro Maria Marchetti ma che aveva goduto pure - a sentir il Cotta - di un'edizione latina uscita nel 1600 a Basilea. Si tratta della summa degli scritti del C. dove son contenuti, con aggiunte e correzioni, i precedenti suoi testi. Nella prefazione l'autore dichiarava il suo debito verso coloro - condottieri di fama e signori illustri - che avevano stimato il lavoro da lui intrapreso: fra questi, oltre ai già citati Vespasiano Gonzaga, conti D'Arco e nobili Martinengo, anche personaggi più oscuri come il colonnello Vincenzo Tadei con il quale il C. sembra aver avuto particolare dimestichezza. Va, infine, avvertito che ben informato il C. si dimostra anche di alcuni fatti d'arme memorabili avvenuti ai suoi tempi: e valga il suo ricordo di uno scontro guidato da Giordano Orsini presso Brescia nel 1564,e così puntualmente narrato da far pensare ad una sua presenza in loco. Dalla dedica che Pietro Maria Marchetti apponeva, nel 1584,all'edizione dell'Arte di misurare...in cui affermava di aver voluto riunire in un unico volume due testi del C., apparsi sciolti, coll'intenzione di renderne immortale il nome, si arguisce che il C. doveva esser morto precedentemente a quell'anno.
Bibl.: L. A. Cotta, Museo novarese, Milano 1701, p. 182; I. Affò, Vita di V. Gonzaga, Parma 1780, p. 79; G. K. Nagler, Künstlerlexikon, I, München 1835, p. 434; C. Promis, Gl'ingenieri milit. che operarono e scrissero in Piemonte dall'a. 1300 all'a. 1650, in Misc. di storia ital., XII (1871), pp. 531-535; G. B. Finazzi, Not. bibliografiche raccolte ad illustrazione della Bibliografia Novarese, Novara 1890, pp. 33-35; A. Puerari, Sabbioneta, Milano 1955; K. W. Forster, From 'Rocca' to 'civitas': urban planning at Sabbioneta, in L'Arte, n.s., II (1969), 5, pp. 5, 13, 16, 39; P. Carpeggiani, Sabbioneta, Mantova 1972, pp. 38-39; G. Vivenza, Giacomo Lanteri da Paratico e il problema delle fortificazioni nel secolo XVI, in Economia e storia, XXII(1975), 4, pp. 517, 519-524; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 178 (s. v. Cataneo); Diz. di architettura e urbanistica, I, p. 514.