FACCIOLI (Fagiuoli, Facioli), Girolamo
Nacque a Bologna nel primo ventennio del sec. XVI, forse da Bernardino, come riporta B. Carrati (Bologna, Bibl. d. Archiginnasio, ms. B. 701: Genealogie di famiglie bolognesi [sec. XVIII], p. 80).
Scarse sono le notizie biografiche; l'Oretti (Notizie...) loricorda come intagliatore famoso di cesello e metalli e lo annovera tra i maestri dell'arte degli orefici di Bologna, come documentato dagli statuti di quell'arte. Furono probabilmente opera sua le monete coniate a Bologna sotto il pontificato di Pio IV, anche se non portano alcuna cifra; le testimonianze archivistiche documentano che lavorò per la Zecca di Bologna dal 19 febbr. 1560 e fu riconfermato nell'incarico di "maestro dei conii" il 19 genn. 1566 (Malaguzzi, 1898).
Da alcuni è stato confuso con l'orafo e incisore Tommaso d'Antonio Perugino, soprannominato il Fagiuolo, che lavorò a Roma, sostituendo Benvenuto Cellini nell'incarico di coniatore per la Zecca papale al tempo di Clemente VII, dal giugno o luglio 1533 al 1541 (cfr. Bolzenthal, 1840; Forrer, 1904; ma Bertolotti [1884] chiarisce definitivamente la questione dell'identità dei due artisti).
Il F. va pure distinto dal Faccioli, che il Gori Gandellini (1808) descrive genericamente come incisore a bulino, identificato dall'Oretti (Notizie...) conGiuseppe Faccioli, attivo nella seconda metà del sec. XVII, sempre a Bologna.
Il Vasari (V, p. 391) rappresenta la fonte principale per documentare l'attività di incisore del K; parlando di Valerio Vicentino e di altri intagliatori, ricorda "Girolamo Fagiuoli, bolognese, intagliatore di cesello e di rame". Annota, inoltre, a proposito della Vita del Parmigianino, come alcuni disegni del maestro fossero affidati al F. per essere intagliati in rame (ibid., p. 228).
Due incisioni anonime attribuite al F. derivano, ad esempio, da due disegni del Parmigianino, un'Adorazione dei pastori, da un disegno ora a Chatsworth (Trustees of the Chatsworth settlement; cfr. L. Fröhlich Bum, Parmigianino und der Manierismus, Wien 1921, p. 94 tav. 115), e la Vergine con il Bambino e s. Giovanni (del perduto disegno originario si conserva una copia al British Museum. di Londra; cfr. Popham, 1971).
In controparte rispetto all'originale, la seconda stampa è descritta dal Bartsch (XV, 1867, p. 47 n. 3) come di artista anonimo della scuola di Marcantonio Raimondi, con il titolo di Donna assisa con due bambini; un'altra versione, con parecchie varianti, firmata da Léon Davin e datata 1540, costituisce un riferimento cronologico essenziale per la datazione di questo foglio.
Il Vasari (VII, p. 18) riferisce inoltre che F. Salviati, di passaggio per Bologna intorno al 1539, lasciò alcuni disegni al F. perché ne traesse delle stampe.
A questo riguardo il Voss (1912) ha proposto di attribuirgli tre stampe a bulino: Adamo ed Eva con Abele bambino (nel terzo stato con l'indicazione di A. Lafréry), il Compianto di Abele (nel secondo stato firmata Lafréry) e il Supplizio di Marsia, di cui esiste una copia in controparte con l'excudit di Antonio Salamanca e vari stati successivi.
Il Malvasia (1678), riportando la notizia dal Vasari, ascrive al F. un'incisione raffigurante il Colosseo (rintracciata a Madrid; cfr. S. Deswarte-Rosa, Les gravures de monuments antiques d'Antonio Salamanca..., in Annali di architettura, I [1989], p. 50), tratta da un disegno dell'architetto pratese Domenico Giuntalodi, stampata a Roma dal Salamanca intorno al 1538.
Sempre da un'invenzione di Domenico Giuntalodi deriverebbe, secondo la testimonianza di Vasari (VI, p. 27), una nota incisione, conosciuta come il Vecchio nel carruccio.
Il Bartsch (XIV, 1867, p. 302 n. 400) ritiene che sia di Baccio Bandinelli e la descrive in tre versioni: la prima, attribuita ad Agostino Veneziano con l'excudit del Salamanca e l'anno 1538, la seconda, in controparte, anonima, secondo Petrucci (1957) è ascrivibile al F., e la terza, con alcune varianti, opera del Maestro del monogramma di Cristo.
Il fatto che alcuni stati portino l'indicazione di Salamanca o di Lafrèry, la raffinata tecnica nell'uso del bulino, le citazioni di matrice classica, tipiche del gusto antiquario romano, fanno ritenere probabile un contatto del F. con questo ambiente editoriale, forse in virtù di un suo breve soggiorno a Roma negli anni 1538-1540.
È stata infine attribuita al F. la stampa raffigurante i Vendemmiatori, contraddistinta dal monogramma "H.F.E.", in cui la Tietze-Conrat (1944, p. 189) ha voluto leggere "Hieronymus Fagioli Emilianus". Il Bartsch (XV, 1867, p. 464 n. 5) invece la include fra le cinque opere di un anonimo della scuola di Marcantonio Raimondi, notando che si tratta di un incisore molto anziano.
Meno persuasiva l'attribuzione al F. del Tempio di Nettuno (Bolaffi), tradizionalmente assegnata a Giulio Bonasone, secondo l'interpretazione della cifra "I.B.F." (Bartsch, XV, 1867, p. 173 n. 351); più di recente nella sigla si è voluto vedere la firma di Jacob Bos (Ill. Bartsch, XXIX, New York 1982, n. 351).
Il F. morì a Bologna e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco il 19 dic. 1574 (Bologna, Bibl. d. Archiginnasio, ms. B. 915: B. Carrati, Necrologi [XVIII sec.], VI, p. 71).
Alla sua morte venne sostituito alla Zecca da Alessandro Minganti, ritenuto suo allievo, come si rileva dal libro dei verbali della Cancelleria del Senato: "1575.18 Gennaro, per Senato consulto fu eletto Alessandro Minganti per cuniatore invece di Girolamo Faccioli che lasciò di vivere" (Oretti).
Il F. ebbe un figlio, Girolamo, che fu iscritto nel 1567 nel registro delle matricole delle quattro arti di Bologna: "Girolamo quondam altro Girolamo de Faccioli Cittadino" (Bologna, Bibl. d. Archiginnasio, ms. B. 674: B. Carrati, Estratti dalle matricole delle arti, I, p. 99).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite ... [1565], a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, pp. 228, 391; VI, ibid. 1881, p. 27; VII, ibid. 1881, p. 18; Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, Mss., B 123: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno ... [sec. XVIII], I, pp. 358 s. (R. Landi, Indice degli artisti compresi nell'opera manoscritta di M. Oretti..., in L'Archiginnasio, LXXVIII [1983], p. 137); C. C. Malvasia, Felsina pittrice [1678], Bologna 1841, 1, p. 106; A. Giulianello, Memorie degli intagliatori moderni in pietre dure, cammei e gioie del sec. XV fino al sec. XVIII, Livorno 1753, p. 15; G. Gori Gandellini, Notizie istor. degli intagliatori..., Siena 1808, II, p. 3; H. Bolzenthal, Skizzen zur Kunstgeschichte der Medaillen-arbeit (1429-1840), Berlin 1840, p. 116; J.D. Passavant, Le peintre-graveur..., Leipsiae 1864, VI, p. 59 n. 79; A. Bartsch, Le peintre-graveur..., XIV, Leipzig 1867, p. 302; XV, ibid. 1867, pp. 47, 173, 464; A. Bertolotti, Artisti bolognesi, ferraresi... in Roma nei sec. XV, XVI e XVII, Bologna 1884, p. 96; F. Malaguzzi, La Zecca di Bologna, in Riv. ital. di numismatica, XI (1898), I, p. 91; L. Forrer, Biographical Dict. of medallists [1904], New York 1970, II, p. 65; H. Voss, Kompositionen des Francesco Salviati in der Italienischen Graphik des XVI. Jahrhunderts, in Die graphischen künste. Mitteilungen der Gesellschaft für vervielfältigende Kunst, XXXV (1912), Beilage, pp. 60-62; Id., Die Malerei des Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berlin 1920, pp. 249 s.; E. Tietze-Conrat, Les Vendangeturs. An engraving by the monogrammist HFE, in Gazette des beaux-arts, s. 6, XXV (1944), pp. 187 ss.; A. Petrucci, Il vecchio nel carruccio e D'Annunzio, in Cronache d'altri tempi, IV (1957), 34, pp. nn. 115 s. 1; Id., Panorama dell'incisione italiana: il Cinquecento, Roma 1964, pp. 49, 96; A. E. Popham, Catalogue of the drawings of Parmigianino, I, New Haven-London 1971, pp. 12 n. 1, 234; G. Hill, Medals of the Renaissance, London 1978, p. 90; E. Borea, Stampe da modelli fiorentini nel Cinquecento, in Il primato del disegno (catal.), Firenze 1980, pp. 270 s.; C. Karpinski, Italian printmaking. Fifteenth and sixteenth centuries: an annotated bibliography, Boston 1987, pp. 16, 269; S. Massari, in Tra mito e allegoria. Immagini a stampa nel '500 e '600, Roma 1989, pp. 313-318; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 179; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori ital...., Torino 1973, IV, p. 269.