FRANCHINI, Girolamo
Nacque a Este intorno al 1728. Quasi nulla è emerso finora circa le sue occupazioni giovanili svolte nell'ambito della lavorazione dei metalli e delle pietre preziose. Fu scultore, cesellatore e incisore, ma è ricordato soprattutto come imprenditore e ceramista, attività che svolse dal 1778.
Al F. vengono riferite diverse opere databili alla piena maturità. Nella chiesa di S. Maria delle Consolazioni di Este è conservata una lastra incisa a bulino raffigurante il Cristo crocifissoed una veduta della città tra cartigli, realizzata verso il 1773-79 per il duomo cittadino. Risale a questa stessa fase l'unica scultura documentata come autografa, il Cristo ligneo montato su un crocifisso in argento della chiesa delle Consolazioni, presso la quale è pure custodita una pace raffigurante la Deposizione, dubitativamente assegnata al F. per i rapporti stilistici con l'analoga immagine dipinta su una mattonella di maiolica. Il Fiocco, in occasione della mostra di Este del 1960, sottolineò le notevoli doti di plasticatore del F., attribuendogli una statuetta in bronzo raffigurante S. Gerolamo, conservata nella "Estensische Kunstsammlung" del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Lo stesso studioso ricorda altri bronzi dorati nella sua raccolta privata raffiguranti il Cristo e la Vergine (Semenzato, 1966, fig. 228), nonché le due statuette con l'Immacolata e S. Giovanni Evangelista (altri due esemplari erano nella raccolta Bessborough di Londra) collocate ai lati della pala di F. Guardi a Roncegno, affini alle versioni in porcellana datate 1783 (Londra, Victoria and Albert Museum).
Verso il 1778 il F. fondò a Este una manifattura di porcellane in via Tezzon in borgo Schiavin, in società con l'abile modellatore francese J.-P. Varillon, detto Pietro Varion. Alla morte di questo (1781) il F. dovrebbe aver continuato l'attività di modellatore presso la manifattura; su questa base gran parte della critica gli assegna le due statuine in porcellana bianca del 1783 al Victoria and Albert Museum. Una ulteriore plastica con la Pietà, segnata "Este 1782" e passata sul mercato antiquario veneziano, è stata attribuita al F. dall'Urbani de Ghelthof (1876), mentre il Morazzoni (1935) gli aveva riferito anche i gruppi con la Centauressa in lotta con tre giganti (Padova, Museo civico) e il Ratto di Deianira (già Venezia, coll. Albrizzi).
Vengono ascritti invece con riserva al F. le due figure della Maddalena e di S. Girolamo in biscuit, siglate "G. S. F.", donate da un discendente del maestro al Museo nazionale atestino, nonché il grande gruppo di trenta figure raffigurante il Parnaso, più verosimilmente modellato dal Varion a causa del rapporto di stretta dipendenza con bronzi francesi di analogo soggetto.
Una certa notorietà derivò al F. dalla sua realizzazione di una pasta ceramica con le terre da lui scoperte nei monti di Este e del Vicentino e manipolate per mezzo di attrezzature di sua invenzione (Arch. di Stato di Venezia, Collegio [1784], Suppliche di dentro, b. 265). Dal 1785 il F. si dedicò quasi esclusivamente alle maioliche e alle terraglie fini all'uso inglese, giudicate "sopraffine" per la bella e omogenea tonalità bianco latte, riuscendo per queste ultime a ottenere le esenzioni dei dazi e un diritto di privativa per quindici anni nella provincia di Padova. Un buon successo avevano avuto anche le maioliche: calamai, servizi da scrittoio, portastecchini, salvadanai e graziose statuine ornamentali policrome. In questa fase il F. era probabilmente già coadiuvato dal figlio Domenico nonché da un tale Luigi Franchini, attivo dal 1775, di cui si ignora il rapporto di parentela.
Il F. morì a Este nel 1808.
Domenico, nato intorno al 1760 e morto nel 1837, ereditò la manifattura paterna gestendola con criteri sempre più commerciali. La fabbrica rimase in possesso dei discendenti: Gerolamo (1786-1867), che si associò dopo il 1819 a Domenico Contiero, e Luigi, che la cedette definitivamente a quest'ultimo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Savi della Mercanzia (1785), Scritture, bb. 204, 463; Camera di Commercio (1818), b. 26; G.M. Urbani de Ghelthof, Le manifatture di porcellane in Este, Venezia 1876, pp. 25-29; A. Callegari, Fabbriche Contiero e Franchini, in Faenza, VII (1919), pp. 10-14; Id., Un sonetto di G. F., ibid., pp. 80 s.; C. Baroni, Le ceramiche di Nove di Bassano, Venezia 1932, p. 259; Id., Nuovi orientamenti nello studio della ceramica veneziana del Settecento, in Rivista della città di Venezia, agosto 1935, p. 166; G. Morazzoni, Le porcellane italiane, Milano-Roma 1935, pp. 179 s.; G. Lorenzetti, Maioliche venete del Settecento (catal.), Venezia 1939, pp. 20-22; A. Minghetti, I ceramisti, Milano 1939, pp. 197 s., 412 s.; C. Baroni, Pietro Varion e la ceramica diEste, in Emporium, XCV (1942), 565, pp. 11-20; A. Lane, Porcelain figures of Este, in Faenza, XXXIX (1953), pp. 162-166; G. Morazzoni, La terraglia italiana, Milano 1956, pp. 73-76; S. Levy, Maioliche settecentesche, Milano 1960, p. 27; Mostra dell'antica ceramica di Este, a cura di G. Barioli, prefaz. di G. Fiocco, Este 1960, p. 30 e passim; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, p. 58 fig. 228; A. Mottola Molfino, L'arte della porcellana in Italia, I, Milano 1976, pp. 55-57; F. Gambarin, Il Tesoro del duomo di Este, Padova 1988, p. 53; N. Stringa, La ceramica del territorio bassanese, tecnica, forme e storia, in Scuola e museo. Itinerari 1979-1985, Bassano 1988, pp. 71-75; G. Ericani, Ceramiche, maioliche, terraglie e "cristalline", in Il Veneto e l'Austria (catal., Verona), Milano 1989, pp. 284-286, 291; Antica fabbrica di cristallina e terra rossa (catal.), Bassano 1989, pp. 60 s.; G. Ericani, Le manifatture atestine del Settecento e dell'Ottocento: Brunello e F., in La ceramica del Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, Verona 1990, pp. 391-410 (con bibl.); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 316.