FANTAGUZZI, Giuliano
Nacque da Gaspare a Cesena (od. prov. di Forlì) il 1° ag. 1453.
Non è sostenuta da prove documentarie la tradizione locale che lo vorrebbe studente fino al terzo anno dì diritto a Bologna, contraddetta, nelle opere del F., dall'assenza di interessi per la materia giuridica. Nel 1479 entrò nel Consiglio dei novantasei, ricoprì le cariche di conservatore e di anziano (che duravano ciascuna un bimestre), negli anni 1484-88, 1494-95, 1497, 1505, 1511, 1513, 1517, e ricevette altri incarichi pubblici cittadini negli anni 1496, 1508, 1511, 1519, ma mai compiti di ambasceria al di fuori della città. Lo si ritiene fondatamente morto nel 1521, perché a quella data si interrompe la sua produzione scrittoria e le fonti archivistiche non forniscono più notizie su di lui.
Patrizio appartenente al partito conservatore, ostile cioè all'apertura ai "popolari", inaugurata quando Cesena nel 1465 passò dalla signoria di Malatesta Novello allo Stato della Chiesa, il F. disapprovò la politica dei pontefici da Innocenzo VIII ad Alessandro VI, a Giulio II e a Leone X. Al primo, che accusò di aver regnato "asai vilmente", rimproverò appunto la politica antioligarchica e probabilmente di aver tolto alla Comunità cesenate i privilegi fiscali concessi dal primo governatore di Cesena, Lorenzo Zane; ad Alessandro VI, di aver pervertito i fini della Chiesa; a Giulio II, un espansionismo che costò a Cesena gravose imposizioni fiscali; a Leone X, il rischio che Cesena entrasse a far parte dello Stato del nipote, duca di Urbino. Gli umori politici del F. ci sono noti dalle sue due opere principali, entrambe autografe: la prima reca il titolo di Caos di meser Iuliano Fantaguzzi, la seconda Occhurentie et nove notate per me Iuliano Fantaguzo cesenate.
Giunte a noi in un unico codice (Cesena, Bibl. comun. Malatestiana, ms. 164.64), nella prima, che nella tradizione storiografica ha dato il titolo di Caos all'intero codice ("questo libro è chiamato dagli istorici il Caos del Fantaguzzi": Verdoni, p. 107), sono contenuti abbozzi, copie di passi ricavati da letture di vario ordine. Il F. lesse epitomi di Livio, Floro, Giustino, oltre ad opere che trovava a Cesena nella biblioteca costituita da Malatesta Novello: le Genealogie deorum gentilium del Boccaccio, il Doctrinale di Alessandro di Villedieu, l'Almagesto dì Giabir Ibn Aflah, nella volgarizzazione di Gherardo da Cremona. Al di fuori della biblioteca malatestiana, una sua fonte fu una stampa di larga diffusione: il Supplementum chronicarum (1483) di Iacopo Filippo Foresti. Nel Caos si trovano inoltre preziose trascrizioni di cronache cesenati, appunti su avvenimenti del proprio tempo, riguardanti ogni particolare della vita cittadina e le vicende italiane ed europee.
Quest'ultimo materiale di appunti sul proprio tempo confluì, rimaneggiato, ordinato ed ampiamente integrato, nelle Occhurentie et nove, secondo un ordine cronologico ("diligentissimus fuit scriptor chronologicus": Manzoni, p. 145) ed al tempo stesso tematico. Alla stesura delle Occhurentie et nove, che giungevano fino al 1521, il F. si dedicò in età matura, mantenendo alla propria scrittura un tono cronachistico, ispirato dalla volontà di fornire un'informazione puntuale anche su particolari che non sarebbero stati assimilati in una narrazione organica e dalla interiorizzata accettazione dell'obbligo di non riferire sulle deliberazioni della propria Comunità. Quell'obbligo prevedeva anche pene severe, come la requisizione dei beni. Si veda ad esempio la formula usata nell'accoglimento di un nuovo consigliere (Sez. di Arch. di Stato di Cesena, Riformazioni 58, c. 84v), e il F. era presente a quella riunione del Consiglio. Se perciò il F. non derogò mai a quella norma, tuttavia ci vengono dal suo manoscritto notizie decisive sul suo tempo, ricavate dalle relazioni che con lui ebbero personalità provenienti da ambienti diversi di diverse città. Alla stesura di quest'opera il F. considerò dedicata la propria esistenza, che al disbrigo degli affari cittadini, cui lo chiamava il proprio nome, non appariva particolarmente inclinata, se egli assisteva silenzioso alle discussioni nei Consigli o, come dimostra una rara documentata sua occasione di intervento (allorché una sua opinione fu preliminarmente respinta: ibid. c. 167r), non godendo di particolare considerazione. La sua sorte di storiografo della città fu annebbiata dalla sua ostilità ai vari papi, che non riuscì e talvolta non volle dissimulare, oltre che dal pregiudizio umanistico della sua età e di quelle successive verso quell'annalistica in volgare, priva di politezza formale e nutrita di interessi eterodossi rispetto alla cronachistica illustre e all'historia rerum gestarum.
Nel 1598 una breve storia della città, scritta da Cesare Brissio e offerta a Clemente VIII di passaggio per Cesena, non lo nominava neppure fra i letterati cittadini. Scipione Chiaramonti, nella sua Caesenae historia (1641), attingeva a piene mani alle Occhurentie et nove, senza mai citare la fonte e definendo l'autore uno scrittore "rozzo" (p. 730). Nel Settecento le Occhurentie furono saccheggiate da un altro cesenate, Ercole Dandini, che aveva avuto da G. B. Graeve l'incarico di scrivere le cose più notevoli della storia della città. Dandini scelse il periodo borgiano, dicendo di aver ricevuto da un cesenate un diario scritto in quel tempo. A quel diario egli attinse elaborando le notizie in forma narrativa e volgendo quel volgare in lingua latina per un pubblico europeo (In Caesaris Brixii urbis Caesenae descriptionem adnotationes Herclei Dinundae, in J.G. Graevius, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, IX, 8, Ludguni Batavorum 1723, coll. 65-77). L'occultamento del nome del F. ha fatto parlare, ancora ai nostri giorni, di un "anonyimous diarist of Cesena" (E. Cochrane, Historians and historiography in the Italian Renaissance, Chicago 1981, p. 164). Quando nel 1848 il manoscritto fu donato alla Biblioteca comunale Malatestiana di Cesena, l'opera fu sottratta all'esclusivo circuito privato dei patrizi cultori di storia patria. Nella stessa Malatestiana è conservato un apografo del manoscritto del F. compiuto in gran parte da Arnaldo Bocci ("164.63, Fantaguzzi Giuliano, Caos ... copia del manoscritto originale, fatta nella massima parte dal Sig. Arn. Bocci, nel 1893", in A. Loli-Piccolomini, Catalogo dei manoscritti... finito di compilare il 12 marzo 1897, p. 37).
Il primo ad affrontarne un'edizione fu Oreste Vancini, che nel 1909 pubblicò a Bologna un'introduzione, la parte iniziale delle Occhurentie et nove fino all'anno 1494 (trascurando il Caos e dando all'opera il titolo di Caos. Cronache cesenati). L'iniziativa di Vancini si interruppe e nel 1915 Dino Bazzocchi, presso una tipografia cesenate, la continuò impossessandosi del lavoro di Vancini senza dichiararlo. La stampa di Dino Bazzocchi (Caos. Cronache cesenati del secolo XV) trascriveva, sulla scorta quasi esclusiva della copia di Bocci, le Occhurentie et nove fino all'anno 1510.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Bibl. com. Classense, ms. 468: Iul(ian)i Fantaguci [Epi]taphia reperta et de antiquis; Cesena, Bibl. com. Malatestiana, ms. 164.47 (sec. XVII): M. Verdoni, Cronologia di Cesena, p. 107; Ibid., ms. 164.36 (sec. XVIII): D. de Vincentiis, Bibliotheca Caesenatensis illustrium scriptorum, cc. 224v-225v; Ibid., ms. 164.35: C. A. Andreini, Mem. di Cesena cavate da monumenti antichi. Delli uomini illustri di Cesena. 1799, p. 362; Ibid., cart. mss. XXXI, 13 (secc. XVIII-XIX): C. A. Andreini, Notizia di tutti li uomini illustri della città di Cesena; Ibid., ms. 164-34 (sec. XVIII): Id., Notizie delle famiglie illustri di Cesena, III, p. 194; Ibid., ms. 164.63: copia incompleta del ms. 164.64, compiuta in gran parte da Arnaldo Bocci (1893); S. Chiaramonti, Caesenae historia, Caesenae 1641, p. 730; B. Manzoni, Caesenae chronologia, Pisis 1643, p. 145; J. M. Muccioli, Catalogus codicum manuscriptorum Malatestianae Caesenatis Bibliothecae, I, Caesenae 1780, p. 125 n.; N. Trovanelli, Tra le vecchie famiglie di Cesena. Casa Fantaguzzi, in Il Cittadino, 20 genn. 1901; L. Piccioni, Di Francesco Uberti umanista cesenate. De' tempi di Malatesta Novello e di Cesare Borgia, Bologna 1903, pp. 195-197; G. Gasperoni, Storia e vita romagnola nel secolo XVI (1519-1545), Iesi 1906, pp. 23 s.; O. Vancini, Per il "Caos" di G. F. cesenate, in La Romagna, IV (1907), pp. 600-602; A. Carlini, Intorno ad alcune fonti stor. dell'eccidio di Cesena operato dai Brettoni nel 1377, Cesena 1910, pp. 10, 39, 44, 49; A. Campana, The origin of the word "Humanist", in Journal of the Warburg and Courtald Institutes, IX (1946), p. 62; C. Riva, G. F. e il suo "Caos", in Studi romagnoli, XXII (1971), pp. 251-274; A. Moroldo, Remarques sur les "Occhurentie et nove" de G. F., ibid., XXIV (1973), pp. 415-445; G. Ortalli, Gli "Annales Caesenates" tra la cronachistica trecentesca e l'erudizione storiografica quattrocentesca, in Boll. dell'Ist. storico ital. per il Medio Evo, LXXXVI (1976-1977), pp. 302 s., 310-320, 359-375; P.G. Fabbri, Cesena nelle cronache di G.F. dal 1507 al 1509, in Studi romagnoli, XXXVIII (1987), pp. 233-245; P. Lucchi-L. Righetti, Storie d'amore e di sesso nelle "Occhurentie et nove" G. F., in Romagna arte e storia, VII (1987), 21, pp. 23-42; P. G. Fabbri, Ilgoverno e la caduta di Cesare Borgia a Cesena (1500-1504) nella cronaca G. F., in Nuova Riv. storica, LXXII (1988), pp. 341-388; Id., Giulio II a Cesena, in Critica storica, XXVI (1989), pp. 176-204; Id., Cesare Borgia a Cesena. Istituzioni, vita politica e società nella cronaca di G. F. dal 1486 al 1500, in Arch. storico ital., CXLVIII (1990), pp. 69-102; Id., Il "Caos" di G. F., in Quaderni di storia, XVI (1990), pp. 103-120; Id., Cesena tra Quattro e Cinquecento. Dai Malatesta al Valentino a Giulio II, la città, le vicende, le fonti, Ravenna 1990, passim; A. Vasina, F. G., in Repert. della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), Roma 1991, pp. 86-90; S. Sozzi, Cesena valentiniana, in Il Lettore di provincia, XXII (1991), pp. 91-94; Repert. fontium historiae Medii Aevi, IV, pp. 427.