BARBOLANI, Giulio
Figlio di Bartolomeo dei conti di Montauto e d'Isabella Appiani d'Aragona dei principi di Piombino, nacque intorno al 1585. Entrato nell'Ordine di Santo Stefano nel 1609, ebbe come semplice cavaliere comandi inferiori di reparti da sbarco; nel 1611 divenne gran contestabile (ossia comandante generale di tutte le truppe da sbarco) e compì numerose imprese contro i Barbareschi. Nel 1618 successe a Iacopo Inghirami nella carica di grande ammiraglio dell'Ordine e per due anni diresse con varia fortuna, ma quasi sempre con vantaggio, operazioni di polizia navale nel Mediterraneo tenendo in rispetto i Turchi mediante colpi di mano compiuti sulle isole dell'egeo, da cui più volte rientrò a Livorno con naviglio catturato e schiavi cristiani liberati. Fallì tuttavia la sorpresa su Susa in Barberia che le forze dell'Ordine di Santo Stefano tentarono insieme con quelle dell'Ordine di Malta e con le squadre di Napoli, Sicilia e Roma. In seguito a tale sfortunata impresa, il B. depose il comando e lasciò momentaneamente l'attività militare. Fu quindi governatore di Livorno dal 1621 al 1623.
Avendolo poi la reggente granduchessa di Toscana Maria Maddalena d'Asburgo presentato al fratello principe Leopoldo, il B. passò in Fiandra al comando di truppe e fu consigliere di guerra e di Camera alla corte imperiale. Nel 1624, trovandosi a Vienna, liberò (a quanto dice il Sebregondi non sappiamo in base a quale fonte) l'imperatore Ferdinando II, irrompendo, con trecento soldati, nel castello imperiale dove il sovrano era tenuto prigioniero dal conte palatino e dai principi di Mannsfeld e Tum und Taxis, che, sotto minaccia di morte, volevano costringerlo ad abdicare. In seguito a tale azione per la quale l'imperatore ebbe salvi la vita e il trono, fu al B. conferito il titolo dì gentiluomo della Chiave d'Oro, confermati i diritti sulla contea di Montauto e, molti anni dopo, concesso il titolo di marchese dei Sacro Romano Impero. Quell'anno stesso (1624), dopo la morte del grande ammiraglio Inghirami, che aveva nuovamente ottenuto il comando supremo delle forze navali di Santo Stefano, il granduca Ferdinando II, o meglio "Le Serenissime sue Tutrici", lo richiamarono in Toscana, nominandolo per la seconda volta grande ammiraglio dell'Ordine col grado anche di generale delle galere.
Questo comando il B. tenne per otto anni durante i quali compì molte altre imprese contro i Turchi nel Mediterraneo, spingendosi una volta (il 6 giugno 1627) con sei galere "fino alla bocca e dentro il canale di Costantinopoli", per attaccare la "carovana di Alessandria". Sebbene il convoglio fosse scortato da navi da guerra, egli catturò "quattro galeoni, una nave e una germa moresca"; ostacolato da un violento fortunale e attaccato sulla via del ritorno da sedici galere mandategli contro da Rodi, riuscì a porsi in salvo senza la minima perdita, sebbene dovesse abbandonare la preda.
Nel 1632 si ritirò dall'Ordine di Santo Stefano e nel 1635 Ferdinando II lo nominò per la seconda volta governatore e comandante della fortezza di Livorno. Morì nel 1641 e fu sepolto nella fortezza vecchia di quella città.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, ff.2085, 2145 (CC. 82 e 84), 2147, 2148, 2149, 2150, 2151, 2152; Carte Strozziane, s. I, ff.CXLVII, CXLVIII; Arch. Montauto (Firenze, via Micheli 2); G. B. Del RY, G. B. de' Conti di Montauto,Pisa 1896; N. Giorgetti, Le armi toscane e le occuPazioni straniere in Toscana,Città di Castello 1916, 1, p. 407; C. Sebregondi, Famiglie patrizie fiorentine, I, Barbolani di Montauto,Firenze 1940, tav. gen. XII; G. Guamieri, I Cavalieri di Santo Stefano nella storia della Marina italiana (1562-1859),Pisa 1960, pp. 177, 180 ss., 195 ss., 349 ss., 338 ss., 364. S.