ARCHINTO, Giuseppe
Nacque a Milano, il 7 maggio 1651, da Carlo e da Caterina Arese. Compì i suoi studi nel Collegio di Brera, ove vestì anche l'abito ecclesiastico, e nel Seminario romano (dal 1665), ove approfondì in special modo gli studi di filosofia e di teologia. Volle completare la sua cultura in Germania, dove per due anni frequentò l'università d'Ingolstadt, diretta dai gesuiti. Trascorse quindi un anno a Vienna, insieme con il fratello Ludovico, il quale militava nell'esercito imperiale agliordini di Raimondo Montecuccoli. Di lì visitò, nel giro di tre anni, le terre tedesche, l'Ungheria e buona parte dei paesi dell'Europa nord-occidentale, giungendo fino in Danimarca. Tornato in patria, nel 1675 si laureò in diritto civile e canonico all'università di Pavia. Sollecitato dal cardinale Livio Odescalchi e dallo stesso pontefice Innocenzo XI, si recò. a Roma, dove iniziò la carriera ecclesiastica con la carica di protonotario apostolico, che ottenne nel 1679; a questa si aggiunsero, non molto tempo dopo, quelle di referendario delle Due Segnature e di vicelegato di Bologna, con le rendite cospicue delle abbazie di S. Giovanni di Vertema e di S. Giovanni delle Vigne, nelle diocesi di Como e di Lodi.
Quale vicelegato, l'A. trascorse sei anni a Bologna, e la sua improvvisa rinuncia alla carica ha dato luogo alla supposizione di suoi contrasti col pontefice per l'insufficienza del salario percepito di contro alle, spese da sostenere. A contraddire tale asserzione sta il fatto che l'A. mantenne la stima e la considerazione del pontefice Innocenzo XI sì che questi lo avviò alla carriera diplomatica, nominandolo nunzio a Firenze, dopo averlo consacrato, il 18 mrzo 1686, arcivescovo in partibus di Tessalonica. Dalla Toscana Alessandro VIII lo trasferi alla nunziatura di Venezia, il 26 nov. 1689, donde il successore, Innocenzo XII, lo inviò, il 24 dic. 1695, a quella di Madrid.
Si era allora ai prodromi della crisi per la successione di Spagna, e l'A. si trovò, in quella corte, nel pieno degli intrighi politici tra i fautori degli Asburgo e dei Borbone. Seguendo le direttive della politica papale e abilmente destreggiandosi fra le "camarille", riuscì aguadagnarsi la fiducia di Carlo II e ad avere in tal modo un peso notevole nella decisione del re a favore di un principe della casa di Borbone.
Ancor prima della morte di Carlo II, l'A., il 18 maggio 1699, in ricompensa dei servigi prestati, fu nominato arcivescovo di Milano ricevendo la porpora cardinaliziail 14 novembre successivo; ma soltanto nel luglio 1701 poté fare il suo ingresso nella diocesi. Quando il nuovo pontefice Clemente XI, nell'agosto 1701, decise d'inviare l'A. quale legato a latere alle nozze di Maria Luisa Gabriella di Savoia con Filippo V, Vittorio Amedeo II, i cui rapporti con la Curia erano divenuti ancora più tesi per contrasti in materia d'immunità ed esenzioni ecclesiastiche, contrastò assai vivamente tale missione. L'A., abilissimo diplomatico, seppe superare ogni ostacolo e difficoltà da parte del governo piemontese; e, nel consegnare la Rosa d'oro alla giovane regina, contribuì a spostare in senso filoborbonico, come parve a Vienna, l'orientamento del pontefice, che aveva cercato di mantenersi equidistante nella contesa fra le potenze europee.
Quando poi, il 24 sett. 1706, le truppe austro-piemontesi fecero il loro ingresso solenne in Milano, al comando del principe Eugenio di Savoia, l'A. si vide costretto, nella sua qualità di arcivescovo - e malgrado le sue tendenze politiche filofrancesi - a partecipare ufficialmente alle solenni cerimonie. Ciò segnò l'inizio, sembra, di una politica di reciproca collaborazione fra il nuovo governo e l'autorità ecclesiastica, non esente tuttavia da malcelate ostilità: politica, quella dell'A., tanto più equilibrata quanto più aspre si venivano facendo le contese politico-giurisdizionali fra l'Impero e la S. Sede.
Cercò così di evitare più forti dissidi in occasione della pubblicazione, nel 1708, degli editti di Carlo d'Asburgo che ordinavano il sequestro dei benefici ecclesiastici; esortò anche, nel gennaio dello stesso anno, il clero e l'archidiocesi a contribuire ad un donativo straordinario di 200.000 scudi, richiesto dal principe Eugenio, governatore di Milano, per sostenere le spese di guerra; ancora, nell'ottobre 1711, al fine di dare al governo la possibilità di continuare la guerra, concesse un contributo di 110.000 scudi, che tutte le chiese dipendenti da Milano avrebbero dovuto pagare in parti proporzionali. Se ciò rispondesse ad una equilibrata comprensione, da parte sua, delle urgenze finanziarie dell'erario imperiale, oppure ad un diverso e più intimo convincimento politico, o meglio ad un suo adeguarsi ad un nuovo atteggiamento dei pontefice, non è dato di sapere.
Come arcivescovo, l'A. rivolse particolare attenzione alle condizioni della diocesi sotto il profilo amministrativo e sotto quello pastorale, sorvegliando in particolare l'attività dei clero e regolando l'impiego delle pensioni ecclesiastiche. Si dedicò alle opere assistenziali e, oltre alla fondazione di un convento di trinitari intorno alla chiesa di S. Maria di Monteforte, nella sua devozione per s. Filippo Neri e s. Carlo Borromeo diede un considerevole aiuto finanziario alla Congregazione degli Oblati di Milano. Preoccupato di tutelare la disciplina ecclesiastica, richiamò le Confraternite laicalì dei disciplini, nel 1702, ad una più stretta osservanza delle regole. Sorvegliò accuratamente la compilazione e la pubblicazione di libri liturgici, curando personalmente la stampa del Breviario nell'edizione del cardinale Caccia e, nel 1712, facendo ristampare a Milano il Missale Ambrosianum.L'Argelati tace la notizia e ricorda soltanto una sua Oratio de Spiritus Sancti Adventu,Romae 1674, ed una Relatio Legationis a Latere, qua Philippum V. Hispamarum & Indiarum Regem Nicaeae in Provinciam, cum Sabaudiae Ducis filia matrimonio iunxit,allora manoscritta, ma pubblicata poi nella Miscellanea storia italiana.
L'A. morì il 9 aprile 1712.
Bibl.: G. Vagliano, Sommario delle vite ed azioni degli arcivescovi di Milano, Milano 1715, pp. 431-437; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, coll. 70-71; L. Cardella, Mem. stor. de, Cardinali, VIII, Roma 1794, pp. 63-64; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica....V, Patavii 1952, pp. 263, 377; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Roma 1912, p. 232; F. Forte, Archintea laus, Milano 1932, pp. 151-157; L. v. Pastor, Storia dei Papi,XIV,2, Roma 1932, p. 474; XV, ibid. 1933, p. 21; G. Rossi, Maria Luigia Gabriella di Savoia,in Miscell. di storia ital., s. 3, II(1895), pp. 356-358 ss.,367 ss.;E. Cazzani, Vescovi e arcivescovi di Milano, Milano 1955, pp. 264-267; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, coll.1554 s.