BADONI, Giuseppe
Nacque a Rancio di Lecco il 23 giugno 1807, da Carlo di una famiglia che da decenni svolgeva attività industriali. Nel 1848 fu a capo del comitato insurrezionale di Lecco e, per la parte che ebbe negli avvenimenti di quell'anno, fu costretto a riparare in Svizzera per sfuggire alla polizia austriaca (agosto 1848). Quando tornò in patria, nel 1851, il B. - che si era dedicato fin dal 1831 allo studio delle più recenti tecniche di produzione metallurgica - avviò iniziative industriali che lo portarono, nel volgere di pochi anni, a disporre di una delle più importanti imprese allora esistenti in Italia nel settore siderurgico e meccanico. Impiantò stabilimenti nel Comasco a Bellano, a Castello e a Somana, noti per le innovazioni tecniche e per la razionalità della organizzazione produttiva. Sulla base delle più avanzate esperienze straniere introdusse importanti perfezionamenti nella produzione del ferro e nelle sue lavorazioni. Le iniziative, grazie alle quali il B. poté espandere la produzione delle sue fabbriche, destarono vivo interesse in un momento in cui le industrie siderurgica e meccanica italiane manifestavano ormai la loro inferiorità rispetto a quelle più evolute di altri paesi.
Verso la metà del sec. XIX, infatti, la siderurgia italiana operava sulla base di metodi di trattamento del minerale ormai superati, legati all'impiego, molto costoso, del carbone di legna. Il costo di produzione del prodotto italiano risultava assai elevato rispetto a quello estero. Particolarmente svantaggiati apparivano i forni lombardi per la lontananza dai porti d'arrivo del coke e, di conseguenza, per l'alto costo del rifornimento di una materia prima essenziale, per il frazionamento degli impianti e la vetustà delle attrezzature. Nello stesso volgere di anni anche le ferriere, che si dedicavano alle successive lavorazioni del ferro (affinazione, laminazione, trafileria, fucinatura, ecc.), non avevano vita facile. Il processo di pudellaggio si era già largamente diffuso nella prima metà del secolo in Inghilterra e in Germania quando in Italia si continuava con i forni a basso fuoco. Le ferriere italiane cercarono tuttavia di allargare le proprie capacità produttive nel settore della seconda lavorazione del ferro soprattutto con l'impiego dei rottame e l'installazione di magli (in quel di Lecco erano ancora in voga i vecchi "magli distendinì"). In queste condizioni il B. svolse una attività pionieristica, meritandosi la notorietà acquistata.
Ad Arlenico, presso Castello, il B. installò i primi treni di cilindri sbozzatori e distenditori per la produzione dei profilati, in sostituzione dei "magli distendini" e a Bellano impiantò, per la prima volta in Italia, un laminatoio. Per suo merito vennero inoltre introdotti i processi di pudellaggio (due forni puddler a Castello), dei forni a riverbero (tre forni a Bellano e quattro a Castello), di distillazione della torba per la produzione di gas ad uso siderurgico, di ricupero delle fiamme perdute dei forni con l'installazione di forni bollitori e di ricottura in batteria (a Bellano). A lui si deve anche l'installazione nello stabilimento di Mandello (Somana) delle attrezzature necessarie per la produzione di lamiere grosse per corazze di navi. Nel volgere di poco più di due decenni egli allargò progressivamente le sue attività industriali nei settori della siderurgia e delle costruzioni metalliche e meccaniche, coadiuvato dai figli Carlo e soprattutto Antonio (1839-1892), che gli successero nella direzione dell'azienda.
Fin dal 1855 vennero al B. riconoscimenti ufficiali (una medaglia d'oro di seconda classe come "maitre de forge", alla Esposizione di Parigi). Nel 1860 fu nominato cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. Per vari anni fu consigliere comunale di Lecco e Milano, consigliere della provincia di Como, presidente della Camera di commercio di Lecco e membro della Camera di commercio di Milano. Fu anche eletto deputato per la IX legislatura (1865-1867): alla Camera si schierò con la maggioranza di Destra, ma non svolse attività politica degna di particolare rilievo.
Il B. morì a Castello di Lecco il 12 maggio 1877.
Fonti e Bibl.: Notizie sulla vita e sull'attività del B. si trovano soprattutto nell'archivio della famiglia Badoni (Lecco); si vedano inoltre G. Pozzi, Cenni storici delle città di Lecco e Borra,Lecco 1884, p. 153; T. Sarti, Il parlamento..., Roma 1896, p. 80.