BIANCHI, Giuseppe (in arte Cremonini, Giuseppe)
Nacque a Cremona il 26 nov. 1866 da Giovanni, cappellaio, e da Carolina Seruggia. Sino all'età di circa diciotto anni esercitò l'arte paterna; a diciannove sposò Rosa Davidica, dalla quale ebbe tre figli. La famiglia e il lavoro non lo distolsero dalla passione per la musica e per il canto, cui cominciò a dedicarsi prestissimo, pur senza scuola e guida. Nel 1886 compì i primi studi con il maestro cremonese E. Guindoni; li completò poi a Milano (per intervento di G. Pozzali e per l'aiuto di C. D'Ormeville) alla celebre scuola scaligera di G. Cima, di cui divenne l'allievo prediletto.
Ai primi di gennaio del 1889 debuttò al Teatro comunale di Piacenza con La Favorita, conseguendo un successo notevole. Nella quaresima dello stesso anno cantò al Politeama di Genova altre opere donizettiane (Linda di Chamounix,Maria di Rohan e La Favorita)e successivamente (1889, 1890) in teatri secondari a Novara, a Pavia, a Milano e ad Adria. Nel gennaio del 1891 fu scritturato al Teatro Rossini di Venezia, ove, con il Romeo e Giulietta di Ch. Gounod e poi con il Rigoletto e I Puritani, colse un grande successo che valse a dischiudergli i maggiori teatri italiani e stranieri. Nella primavera del 1891 compì il primo viaggio all'estero: a Bucarest, a fianco del soprano Haericlea Darclée, interpretò Romeo e Giulietta,Faust,Rigoletto e infine Cavalleria rusticana, affrontando con quest'opera i cimenti vocali della "giovane scuola". Tornato in Italia, cantò a Cento, al Teatro Pagliano di Firenze (La bella fanciulla di Perth di C. Bizet), a Mantova e a Faenza (nel dicembre 1891), ove, su invito dello stesso P. Mascagni, fu uno squisito interprete dell'Amico Fritz, di cui divenne un vero specialista. Scritturato (1892) al Politeama di Palermo, cominciò ad affermarsi anche nelle opere wagneriane (Lohengrin)e nell'ottobre dello stesso anno fu prescelto per l'inaugurazione della stagione lirica al Covent Garden di Londra. Le sue interpretazioni di opere diverse (Lohengrin,Rigoletto,Faust,Cavalleria rusticana e Amico Fritz)suscitarono l'entusiasmo del pubblico londinese, tanto che la regina d'Inghilterra lo invitò a cantare, a Windsor, nel ruolo di Don José nella Carmen di Bizet. Di ritorno da Londra, il B. eseguì al Teatro Regio di Torino la parte di Walther nei Maestri cantori di Wagner e poi, per desiderio dello stesso G. Puccini, fu il primo Des Grieux nella Manon Lescaut (1º febbr. 1893), riscuotendo un successo grandissimo e l'ammirazione dell'autore. Ripeté quest'opera (insieme con altre del suo repertorio) al Teatro Colón di Buenos Ayres nello stesso anno, poi nel 1894 al Teatro alla Scala di Milano (dove partecipò anche alla prima esecuzione di Fior d'Alpe di A. Franchetti), al Real di Madrid e al Costanzi di Roma. In seguito fu ancora al Teatro Regio di Torino e a Montecarlo. Dal 1893 al 1899, in varie epoche, effettuò due tournées nell'America del Sud e due nell'America del Nord, rinnovando i consueti trionfi, specialmente nel Faust e nella Martha di F. Flotow, cantate in francese, e nella Tosca. Nel 1897 cantò a Berlino, unico interprete italiano, nel Don Giovanni di Mozart; nel 1898 fu al Teatro comunale di Trieste (per la Regina di Saba di C. Goldmark) e nel carnevale 1898-99 al Cairo e ad Alessandria d'Egitto, poi a Venezia e infine ancora a Torino per eseguire e replicare più volte il Sigfrido e Il crepuscolo degli Dei della tetralogia wagneriana.
Scosso dalla morte della figlia Elsa, avvenuta nel 1898, dopo una breve apparizione al Teatro Metropolitan di New York nel 1901, fece ritorno a Cremona. Qui ottenne ancora, nell'aprile e nel novembre 1902, grandi consensi al Politeama Verdi nella Manon Lescaut pucciniana, nell'Elisir d'amore e nella Lucia di Lammermoor. Nello stesso teatro cantò, durante la stagione di primavera del 1903, la Manon di J. Massenet, che volle replicare, benché malato. Morì pochi giorni dopo, il 9 maggio 1903.
In un'epoca in cui i cantanti "completi" e dominatori del pubblico erano piuttosto numerosi il B. seppe allinearsi tra i primissimi, collocandosi, per unanime giudizio, accanto a A. Masini e a G. Gayarre. Il suo repertorio fu uno dei più vasti che abbia mai potuto vantare un tenore; la sua voce, limpida, duttile, dolcissima, se pure non molto potente, era valorizzata al massimo da un magistero tecnico che fu giudicato simbolo della più assoluta perfezione. Con l'affermarsi dell'opera verista, il B. fu un esempio della trasformazione dell'antico tenore di grazia in tenore lirico e lirico spinto, pur rimanendo "sostenzialmente fedele alla vecchia scuola vocale come metodo di canto" (Encicl. dello Spettacolo). Mirabili furono-anche le sue interpretazioni sceniche che si giovavano dell'eleganza della sua figura.
Bibl.: P. M. Trucco,Un celebre tenore cremonese: G. C., in Riv. music. di Cremona, IX(1930), pp. 537-546; E. Gara, I cantanti di mezzo secolo, in Cinquant'anni di opera e balletto in Italia, Roma 1954, p. 41; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 571,sub voce Cremonini; C. Schmidl,Diz. univ. dei musicisti, I, p. 387; Encicl. d. Spettacolo, III, col. 1704,sub voce Cremonini; Le grandi voci. Diz. critico-biografico dei cantanti..., Roma 1964, coll. 185 s.,sub voce Cremonini.