Uomo politico italiano (Roma 1895 - ivi 1959). Militante fascista, fu deputato (1924), due volte ministro (1929-32 e 1936-43) e prof. di diritto corporativo nelle università di Pisa e Roma. Divenuto critico nei confronti della politica mussoliniana, contrario all'intervento nella seconda guerra mondiale, fu tra i sostenitori dell’o. d. g. Grandi con cui Mussolini venne esautorato dal Gran Consiglio.
Partecipò alla guerra 1915-18 negli arditi. Tra i fondatori del Fascio di combattimento di Roma, durante la marcia su Roma (1922) comandò la colonna abruzzese-marchigiana. Nel 1923 fondò il quindicinale Critica Fascista che si affermò come la voce più significativa del "revisionismo fascista". Deputato nel 1924, sottosegretario nel 1926 e ministro delle Corporazioni dal 1929 al 1932, ebbe parte notevole nella elaborazione della Carta del Lavoro (1927) e del corporativismo fascista. Ministro dell'Educazione nazionale (1936-43), attuò una larga riforma del sistema scolastico. Fu inoltre governatore di Roma (1935-36) e dal 1930 prof. di diritto corporativo a Pisa e quindi (dal 1936) a Roma. Poco prima della guerra, la sua posizione, ormai di fronda, cominciò a costituire un punto di riferimento per gli elementi fascisti critici, specie per i più giovani. In occasione della seduta del Gran Consiglio avvenuta fra il 24 e il 25 luglio 1943 fu tra i più attivi sostenitori dell'o. d. g. Grandi; per questo nel gennaio 1944 fu condannato a morte in contumacia dal Tribunale fascista di Verona; sempre in contumacia, fu condannato all'ergastolo dall'Alta corte di giustizia di Roma nel 1945. Nel frattempo B. si era arruolato nella Legione straniera. Amnistiato nel 1947, fece successivamente ritorno in Italia, dove prese a pubblicare il quindicinale di critica A. B. C. (1953-59).
Raccolse i suoi ricordi e le sue esperienze in Venti anni e un giorno (1949), La legione è il mio nome (1950) e in un Diario (post., 2 voll., 1982-88).