CAPROTTI, Giuseppe
Nacque a Pobiga, un gruppo di cascine nella frazione di Colò (comune di Besana Brianza), in provincia di Milano, il 29 marzo 1862 da Antonio e da Mafia Caspani, due fattori, che pochi anni dopo si trasferirono a Magenta. Compiuti a Milano gli studi tecnici - durante i quali ebbe come insegnante il geografo L. Corio - il C. prestò servizio nel genio militare; congedato nel 1880, iniziò a fare pratica di attività commerciale.
Nello stesso periodo il fratello maggiore Luigi (Pobiga 1858 Ṣan'ā'1889) partiva per Massaua in qualità di agente della Società di esplorazione commerciale di Milano, da lì inoltrandosi nell'interno dell'Etiopia e nel Sudan, dove avviava una proficua serie di traffici, presto però interrotti dalla rivolta malidista. Si trasferiva allora nella penisola arabica stabilendosi a Ṣan'ā', capitale dello Yemen (che era occupato dai Turchi ottomani). Qui aprì una filiale della casa di commercio italiana di Sante Mazzucchelli e Augusto Lopez Perera - che aveva la sede principale nel porto di el-Hodeida - e si fece raggiungere da Giuseppe.
Dopo la morte del fratello, avvenuta nel genn. 1889, il C. continuò da solo l'attività commerciale, sciogliendosi dalla Mazzucchelli-Perera. Lavorò per sette anni alle dipendenze della Regia ottomana dei tabacchi, dedicandosi nello stesso tempo all'esportazione di caffè (prodotto del quale promosse la coltivazione anche nella colonia Eritrea, inviandovi semi e piantine di qualità pregiate) e alla importazione delle numerose derrate e dei vari beni di consumo per i quali lo Yemen dipendeva dall'estero.
Per tali commerci il C. ricorreva assai raramente alle imprese italiane, delle quali criticava la scorrettezza (cfr. L'Esplorazione commerciale, IV [1889], pp. 201-204). Si tenne invece in contatto con i consoli italiani di el-Hodeida e di Moca, che si servivano delle sue informazioni per redigere i loro rapporti, e con la Società di esplorazione commerciale di Milano, cui inviava brevi corrispondenze. In una di queste (ibid., VI [1891], pp. 249 s.) egli esprimeva un giudizio positivo sulla amministrazione turca, che aveva dotato Ṣan'ā' di telegrafo e aveva iniziato la costruzione della carrozzabile per il porto di el-Hodeida, dalla quale il C. si attendeva un grande incremento commerciale (e che sperava attirasse nello Yemen qualche compagnia italiana di trasporti).
Durante la sua permanenza a Ṣan'ā', interrotta solo da brevi vacanze in Italia, il C. aveva tessuto una serie di rapporti amichevoli sia con le autorità ottomane sia con i notabili arabi; queste relazioni gli permisero di salvaguardare la propria attività anche negli anni più tormentati del conflitto turco-yemenita, come nel 1891, quando scoppiò una rivolta degli zaiditi, guidati dallo imām Hāmid ad-Dīn, che strinsero d'assedio per tre mesi la capitale. Alla fine del 1904 una più ampia nbellione, capeggiata dal nuovo imām Maḥmūd Yaḥya ibn Muḥmmad, mise di nuovo Ṣan'ā' in stato di assedio.
Il C. con il suo magazzino ben fornito faceva buoni affari con i Turchi, ma nel medesimo tempo prendeva contatto con i ribelli, ottenendo dallo stesso imām garanzie di incolumità per sé e per i propri beni. Sosteneva anche di essere benvoluto dalla popolazione delle città, che aveva soccorso in varie occasioni. La tragica resistenza della città assediata, in cui il C. osservò anche episodi di antropofagia, si protrasse sino all'aprile 1905.
Dopo la capitolazione di Ṣan'ā' il C. continuò come prima la sua attività, ed anzi svolse qualche incarico di fiducia per conto dell'imām; intanto veniva nominato cavaliere dell'Ordine della Corona di Italia per i servizi resi al paese come informatore. Ripetutamente, negli anni successivi, i Turchi riconquistarono e persero la capitale yemenita, finché le incessanti lotte degli zaiditi e l'aggravarsi della tensione italo-turca indussero l'Impero ottomano a concedere all'imām qualche autonomia. Allo scoppio del conflitto italo-turco per la Libia il C., che si trovava in patria, tentò di tornare nello Yemen, ma dovette fermarsi sulla costa orientale del Mar Rosso a causa delle operazioni militari italiane, miranti a bloccare le coste arabe per impedire l'approvvigionamento turco di armi. Il C. si mostrò molto avverso a tale politica e insorse contro il bombardamento italiano del porto di el-Hodeida, attirandosi l'espulsione dalla colonia Eritrea e la revoca della croce di cavaliere. Riuscì infine a raggiungere Ṣan'ā' dove si trattenne per tutta la durata della prima guerra mondiale. Nel 1919, però, divenuto sospetto all'imām, fu costretto a rimpatriare, tornando a Magenta. Qui morì il 16 maggio 1919.
Nel corso dei trent'anni trascorsi nello Yemen aveva messo insieme una importante collezione di manoscritti, monete e vario materiale etnologico. Il C., che era un uomo pratico e non uno studioso, trasse giovamento dai consigli di un orientalista milanese, E. Griffini, presentatogli dal suo antico professore L. Corio, che studiò e ordinò la raccolta di manoscritti (ricca di quasi 2.000 codici) e nel 1909 riuscì a farla acquistare dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano per la somma di lire 30.000, grazie ad una sottoscrizione cui parteciparono la banche e l'aristocrazia milanese. Il C. si disse deluso dell'entità della somma, che secondo lui non ripagava né le spese sostenute né i rischi corsi nell'esportare di contrabbando i manoscritti, tuttavia accettò l'offerta dichiarandosi soddisfatto che la sua collezione non fosse smembrata e rimanesse a Milano.
Fonti e Bibl.: G. C., necrologio, a cura di E. Griffini, in L'esploraz. commerc., XXIV (1919), p. 135; G. Caprotti-A. Annoni, Corrispondenze da San'a, in L'Universo, 15 gennaio 1897, pp. 6-8, e 31 gennaio 1897, pp. 24-27; L. Corio, Viaggiatori italiani. L. Caprotti e G. C., ibid., 15 genn. 1897, pp. 5 s.; Il passato,il presente e l'avvenire della Società italiana di geografia commerciale, in L'esplorazione commerciale, n. s., XLII (1927). numero speciale in occasione del X congresso geogr. italiano, pp. 233-35; E. De Leone, Le prime ricerche di una colonia e l'esploraz. geografica,politica ed economica, I, Roma 1954, pp. 153-55; Id., L'assedio di San'a del1905 attraverso il cart. ined. di G. C., in Oriente moderno, XXXVI (1956), pp. 61-82; Id., I frat. Caprotti di Magenta nello Yemen, in Atti del Convegno di studi su la Lombardia e l'Oriente,Milano11-15 giugno 1962, Milano 1963, pp. 129-32; A. Codazzi, E. Griffini e l'Ambrosiana,ibid., pp. 80-88.