Galanti, Giuseppe Maria
Economista, storico, editore, nato a Santacroce di Morcone, oggi Santa Croce del Sannio, nel 1743 e morto a Napoli nel 1806, fu uno degli esponenti più prestigiosi dell’Illuminismo napoletano. In veste di direttore della Società letteraria e tipografica di Napoli, da lui fondata, compose un Elogio di Niccolò Machiavelli con un discorso intorno alla costituzione della società ed al governo politico (1779), da accompagnare a un’edizione degli Opera omnia di Machiavelli. Per comporre tale Elogio, G. si servì dei De Nicolao Machiavello libri tres di Johann Friedrich Christ e dell’Elogio di Niccolò Machiavelli di Marco Lastri; lo coadiuvò nel lavoro.
Saverio Catani, un «illuminista ed “enciclopedista” toscano, corrispondente di Franklin, direttore del Giornale fiorentino istorico-politico-letterario, che la Società letteraria di Napoli provvedeva a “smerciare” nel Regno» (Rosa 1964, pp. 52-3). Il progetto degli Opera omnia venne però bloccato dalla censura napoletana e, alla fine, giunse alle stampe il solo Elogio seguito dal Discorso. G. dà un’interpretazione ‘antitirannica’ del Principe, ponendosi in parte sulla linea Boccalini-Gentili-Scioppio-Lastri, che sarà poi anche quella abbracciata da Ugo Foscolo nei Sepolcri. Scrive infatti: «È cosa ben manifesta e sicura che col trattato del Principe abbia voluto Machiavelli rappresentare gli artifizi abbominevoli della tirannia per renderla detestabile ed odiosa» (Elogio, cit., p. 18). E poco più oltre, meglio precisando la sua interpretazione:
col descrivere che Machiavelli ha fatto cotanto al vivo gli orrori della tirannia, era lo stesso che voler mostrare a’ suoi cittadini quanto misera e dura sia la condizione di coloro che, perduta avendo la libertà, servir deggiono un padrone, che altro non proponendosi per fine delle sue azioni che il suo particolar pro e vantaggio, è di necessità portato a disprezzar ogni legge e costume, e a tener a giuoco i più sacri vincoli della natura (pp. 18-19).
Queste constatazioni sul Principe non si traducono però, in G., in una professione di repubblicanesimo; l’autore, al contrario, invita i sovrani a far tesoro del ritratto negativo svolto da M. per purgare sé stessi dai vizi legati all’esercizio del potere e raggiungere lo status di monarchi veramente virtuosi, temperati, liberali, sul modello romano dei Flavi e degli Antonini (si veda, nel Discorso che segue l’Elogio, il paragrafo Se le massime del Principe di Machiavelli siano necessarie al governo degli stati). Con ciò G. si allineava alla più tipica tradizione del riformismo e del dispotismo illuminato settecenteschi.
Bibliografia: Elogio di Niccolò Machiavelli con un discorso intorno alla costituzione della società ed al governo politico, Napoli 1779; Opere di G.M. Galanti, a cura di A. Placanica, Cava de’ Tirreni 1993-2003.
Per gli studi critici si vedano: F. Venturi, Giuseppe Maria Galanti. Nota introduttiva, in Illuministi italiani, 5° vol., Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1962, pp. 952-54; M. Rosa, Dispotismo e libertà nel Settecento. Interpretazioni ‘repubblicane’ di Machiavelli, Bari 1964, Pisa 20052, pp. 49-56; G. Procacci, Studi sulla fortuna del Machiavelli, Roma 1965, pp. 36871; A. Pizzaleo, Galanti Giuseppe Maria, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 51° vol., Roma 1998, ad vocem; G. Gentile, Giuseppe Maria Galanti e il problematico Elogio del Segretario fiorentino, in Machiavelli e la cultura politica del meridione d’Italia, a cura di G. Borrelli, Napoli 2000, pp. 156-71; L. Addante, Realismo politico e questione feudale. Il Machiavelli di Giuseppe Galanti, in Natura e società: studi in memoria di Augusto Placanica, a cura di P. Bevilacqua, P. Tino, Roma 2005, pp. 175-89; M.C. Napoli, Galanti letterato ed editore, in Un illuminista ritrovato. Giuseppe Maria Galanti, a cura di M. Mafrici, M.R. Pellizzari, Salerno 2006, pp. 86-90.