PITRÈ, Giuseppe
Folklorista, nato il 21 dicembre 1841 in Palermo, dove morì il 10 aprile 1916. Adolescente, nel 1860, seguì a Napoli il prodittatore A. Mordini, che recava a Vittorio Emanuele il plebiscito della Sicilia. Medico, storico, filologo, letterato, fu presidente della Società siciliana di storia patria, della Reale Accademia di scienze e lettere di Palermo, senatore del regno (nominato il 30 dicembre 1914; giurò il 20 maggio 1915); dal 1910 alla morte insegnò demopsicologia nell'università di Palermo.
La sua vita di studioso è un modello di attività e di genialità. Ancora studente di medicina, nel 1864, pubblicò un volumetto di Profili biografici contemporanei, articoli bibliografici di ogni genere e collaborò attivamente alla Civiltà italiana di A. De Gubernatis. Ma ben presto rivolse tutte le sue forze allo studio del folklore, verso il quale si era orientato fin da fanciullo spigolando proverbî volgari. In questa via fu incoraggiato, fin dai primi passi, da scrittori illustri come A. Vannucci, F. D. Guerrazzi, G. Capponi, N. Tommaseo, C. Cantù. Primi frutti del suo lavoro in questo campo furono Tre dialoghi sui proverbi siciliani e toscani inseriti nella Favilla di Carmelo Pardi (Palermo 1862) e un Saggio di vocabolario marinaresco (lettera P) pubblicato dal Fanfani nel Borghini (Firenze 1863). Questi i segni precursori di quell'opera poderosa che, iniziata nel 1871 col titolo di Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, si venne svolgendo nel corso di lunghi anni e di lunghe ricerche, fra la diffidenza dei molti e la noncuranza di alcuni dotti, che non apprezzavano appieno il valore culturale di tali studî. I venticinque volumi della Biblioteca (compiuta nel 1913) comprendono, divisi in serie, i canti, i proverbî, gl'indovinelli, i dubbî e gli scioglilingua, le fiabe, le novelle, i racconti e le leggende, gli spettacoli, i giuochi, le feste, i pregiudizî, le credenze, gli usi e i costumi, le pratiche medicinali, e tutto quanto riguarda la vita casalinga, della strada, dei campi, delle marine, ecc. Né il P. si limitò semplicemente a fare opera descrittiva, o comunque soltanto erudita, sia nel commentare sia nel procedere a raffronti tra le tradizioni siciliane e quelle di altre regioni o nazioni; ma delle tradizioni stesse pose in luce il significato etnico e l'importanza storica e soprattutto diede, oltre alla raccolta, i principî per l'avviamento allo studio della demopsicologia (come egli chiamò la sua scienza): il che egli ottenne, ora premettendo ai proverbî, ai giuochi, agl'indovinelli, saggi introduttivi, che informano sullo stato delle ricerche e sulle principali questioni; ora facendo seguire alle leggende e ai canti studî critici che sono il frutto di ampie e profonde investigazioni.
Nel 1880, in collaborazione con S. Salomone-Marino, anch'egli medico e folklorista, il P. fondò l'Archivio delle tradizioni popolari, allo scopo di dare maggiore impulso alle raccolte e preparare la materia dei raffronti per gli ulteriori studî comparativi. I 33 volumi di questa rivista (1880-1906) contengono molteplici e inestimabili documenti di letteratura popolare, di mitologia comparata, di novellistica, di paremiografia, di etnologia; nonché note, notizie e annunzî bibliografici, che permettono di seguire lo sviluppo degli studî in Italia e fuori. All'Archivio seguì la collana delle Curiosità popolari tradizionali, nella quale più di venti valorosi folkloristi adunarono varia e interessante messe d'indagini e di osservazioni. La Bibliografia delle tradizioni popolari in Italia, pubblicata nel 1894, e premiata dalla Reale Accademia delle scienze di Torino, completa il lavoro costante e assiduo e le finalità del P., che si può considerare come il fondatore della scienza folkloristica in Italia, in quanto diede alle ricerche non solo un grande impulso, ma ordine, sistemazione, metodo. E accanto agli scritti e alle opere edite e inedite (tra queste ultime il secondo volume della Bibliografia) resta documento di un'attività e di un fervore impareggiabili il Museo etnografico siciliano, che il P. costituì in Palermo e che con le sue raccolte di oggetti e costumi ("tradizioni oggettive") completa e in certo modo inquadra la raccolta delle tradizioni orali contenuta nella Biblioteca. Attività prodigiosa che è stata paragonata a quella di L. A. Muratori. La bibliografia delle opere del P. è in Ethnos, II (1923), pp. 6-10.
La sua salma fu trasportata nel 1923 nel Pantheon (chiesa di S. Domenico) di Palermo.
Bibl.: G. Ragusa-Moleti, G. P. e le tradiz. popol., Palermo 1884; M. La Via-Bonelli, L'ultima opera di G. P., ivi 1889; A. De Gubernatis, G. P., Roma 1911; G. Pipitone-Federico, G. P., ivi 1915; G. Leanti, L'opera di G. P., ivi 1916; G. A. Cesareo, G. P. e la letteratura del popolo, Palermo 1916; G. Gentile, Il tramonto della cultura siciliana, Bologna 1917; R. Corso, Folklore: storia, obietto, ecc., Roma 1924: id., Sviluppo stor. dell'etnografia sicil., in Atti II Congr. Naz. di Chimica, Roma 1926; id., Sviluppo stor. del folklore in Italia, in Folklore ital., II (1926); G. Cocchiara, G. P., Roma 1934.