Folclorista (Palermo 1841 - ivi 1916). Medico, storico, filologo, letterato, P. si può considerare come il fondatore della scienza folkloristica in Italia, in quanto diede alle ricerche non solo un grande impulso, ma ordine, sistemazione, metodo. La sua opera resta una solida base degli studi folcloristici italiani e, più particolarmente, siciliani.
Adolescente, nel 1860, seguì a Napoli il prodittatore A. Mordini, che recava a Vittorio Emanuele il plebiscito della Sicilia. Di professione medico, P. si dedicò anche a studi storici e filologici, ma l'attività per cui conquistò una posizione eminente nella cultura del suo tempo fu la raccolta e lo studio delle tradizioni popolari. Fu presidente della Società siciliana di storia patria, della R. Accademia di scienze e lettere di Palermo, senatore del Regno (1914), professore di «demopsicologia» (come egli chiamava il folclore) all'università di Palermo dal 1910. Fondò il Museo di etnografia siciliana che oggi porta il suo nome. Con la collaborazione di S. Salomone-Marino fondò nel 1880 e diresse fino al 1906 l'Archivio per lo studio delle tradizioni popolari.
La sua vita di studioso è un modello di attività e di genialità. Ancora studente di medicina, nel 1864, pubblicò un volumetto di Profili biografici contemporanei, articoli bibliografici di ogni genere e collaborò attivamente alla Civiltà italiana di A. De Gubernatis. Ma ben presto rivolse tutte le sue forze allo studio del folklore, verso il quale si era orientato fin da fanciullo spigolando proverbi volgari. In questa via fu incoraggiato, fin dai primi passi, da scrittori illustri come A. Vannucci, F. D. Guerrazzi, G. Capponi, N. Tommaseo, C. Cantù. La sua opera maggiore, monumento impareggiabile per ricchezza di materiale e ampiezza di ricerche, è la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane pubblicata in 25 volumi tra il 1871 e il 1913, le cui varie sezioni abbracciano la totalità dei fatti folcloristici siciliani (canti, giochi, proverbi, indovinelli, fiabe, spettacoli, feste, medicina popolare, ecc.). Né P. si limitò semplicemente a fare opera descrittiva, o comunque soltanto erudita, sia nel commentare sia nel procedere a raffronti tra le tradizioni siciliane e quelle di altre regioni o nazioni; ma delle tradizioni stesse pose in luce il significato etnico e l'importanza storica e soprattutto diede, oltre alla raccolta, i principi per l'avviamento allo studio della demopsicologia: il che egli ottenne, ora premettendo ai proverbi, ai giuochi, agl'indovinelli, saggi introduttivi, che informano sullo stato delle ricerche e sulle principali questioni; ora facendo seguire alle leggende e ai canti studi critici che sono il frutto di ampie e profonde investigazioni. Accanto a essa si può ricordare la collana Curiosità popolari tradizionali (16 voll., 1885-99) da lui diretta, con la quale si estende a varie regioni italiane l'indagine sugli usi e costumi popolari. Nel 1894 P. pubblicò la Bibliografia delle tradizioni popolari d'Italia, premiata dalla Reale accademia delle scienze di Torino, di cui un secondo volume, rimasto in manoscritto, contiene una bibliografia completa fino al 1916.