Scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione.
La m. si distingue in: m. interna, la scienza medica in senso stretto, ossia la clinica medica, che comprende lo studio delle malattie il cui trattamento terapeutico è prevalentemente o solo medicamentoso, in contrapposizione alla chirurgia; m. preventiva, complesso delle norme igieniche e delle misure profilattiche rivolte a prevenire una malattia. Per quanto concerne gli animali e le loro malattie si parla di m. veterinaria, e di m. comparata per lo studio comparativo delle malattie in specie animali diverse.
Unito ad altre determinazioni, il termine m. può indicare anche un ramo della scienza medica la cui specificazione faccia riferimento o a indirizzi particolari, come m. costituzionalistica, omeopatica, psicosomatica; o ad aspetti particolari della prassi medica, come m. operatoria (il complesso delle manualità tecniche necessarie alla chirurgia); o a particolari problemi, come la m. aeronautica, la m. nucleare, che studia l’impiego di radionuclidi nelle indagini mediche spesso inerenti a un preciso ambiente, umano, geografico, sociale: m. tropicale, m. militare, m. scolastica, m. infortunistica, m. del lavoro, m. sportiva.
Infine può indicare la m. nel suo significato più generico, ma considerata in relazione ad altre attività scientifiche, sociali, giuridiche: la m. legale è una branca specialistica della m. che tratta dei problemi biologici e medico-chirurgici in rapporto con le scienze giuridiche e sociali (assicurazioni sociali e previdenza). Tale corpo di dottrina consta essenzialmente di due grandi parti, di cui una mira a elaborare gli elementi dottrinali che possono concorrere alla formazione e all’evoluzione del diritto (m. giuridica), l’altra ad applicare praticamente le nozioni scientifiche e metodologiche all’accertamento di elementi o fatti utili alla giustizia (m. forense). Le molteplici forme di attività medico-legale comprendono le denunce obbligatorie, i certificati, i referti, le visite fiscali.
La m. legale insieme con la cosiddetta m. sociale, che si occupa dei problemi biologici e sanitari nei loro rapporti con la vita collettiva e ha per suo nucleo centrale la m. preventiva, si raggruppa nella m. pubblica; m. pastorale è lo studio della m. nei suoi rapporti con la morale a uso dei sacerdoti.
La m. comportamentale (ingl. behavioral medicine) è un orientamento multidisciplinare che applica a livello clinico e di ricerca i principi della teoria e tecnica comportamentali (dal behaviorismo al cognitivismo) alla medicina. Nel suo ambito confluiscono contributi da psicologia, psicosomatica, psichiatria, fisiologia, cardiologia, m. interna ecc.; caratteristici del suo approccio sono in particolare: l’ampliamento delle aree d’interesse dello psicologo in medicina e chirurgia; l’introduzione di nuovi modelli per la patogenesi della malattia somatica, basati sul concetto di apprendimento comportamentale (stili di vita) e viscerale.
La m. predittiva è l’insieme delle conoscenze dottrinali e dei metodi di indagine che consentono di prevedere, attraverso lo studio approfondito del genoma, in soggetti apparentemente sani (e quindi prima della comparsa di qualsiasi manifestazione clinica e subclinica), l’insorgenza di una malattia genetica.
La m. scolastica si occupa della tutela della salute di ragazzi e giovani che frequentano la scuola. Il suo scopo è soprattutto di natura preventiva, con riguardo sia agli scolari sia all’ambiente nel quale essi vivono (idoneità dei locali, igiene).
M. complementari e alternative sono dette le pratiche curative non convenzionali contrapposte alla m. scientifica.
Le origini. - La m., intesa più propriamente come attività umana, riveste tra tutti i popoli primitivi aspetti magico-religiosi ed empirici che si alternano, si intrecciano e talora si fondono. Ogni malattia è concepita come causata da spiriti o da pratiche magiche di nemici; perciò anche la cura è di carattere magico (esorcismi, purificazioni, contro-fatture). Spesso la malattia è attribuita al fatto che il soggetto ha perduto la propria anima: questa deve essere allora recuperata con mezzi e strumenti materiali dal curatore. Curare i morbi e placare la furia degli elementi è dato solo a rari eletti che sappiano agire quali interpreti della divinità (maghi e sacerdoti).
Un primo barlume di pensiero medico razionale può essere ravvisato nella scoperta delle virtù terapeutiche di varie piante, della luce, del calore, di alcune acque, nonché della forza malefica di veleni naturali, con cui si delinea lo sviluppo della m. empirica, praticata dal medico mago. Maghi e soprattutto sacerdoti si organizzano in caste, più o meno ristrette, nell’ambito delle quali i segreti dell’arte di guarire sono gelosamente custoditi e tramandati. Templi e santuari divengono meta di malati che chiedono la guarigione divina e sede di primordiali scuole mediche a carattere esoterico. Residuo della m. magica nei popoli evoluti può essere considerata l’opera dei cosiddetti guaritori.
La m. nelle civiltà antiche. - In Babilonia, dove si era costituita una casta di medici professionisti, le attività sanitarie erano regolamentate dal codice di Hammurabi (1700 a. C.), in cui sono fissati anche gli onorari dei chirurghi e la loro punizione in caso di colpa. Della m. egizia ci sono pervenuti preziosi documenti costituiti da vari papiri, tra cui quello di Ebers (scritto intorno al 1550 a. C.), contenente oltre 1000 ricette mediche, precetti igienici, indicazioni di atti operatori.
Origini assai remote, anche se mal precisabili, ha pure la m. cinese. Essa possedeva conoscenze farmacologiche straordinariamente vaste e annoverava tra le sue tecniche interessanti pratiche terapeutiche (per es., l’agopuntura) e profilattiche, come la vaiolizzazione). La sua influenza si estese ben presto alla m. giapponese, che ne fu profondamente influenzata, pur essendo anch’essa di antiche origini e forse anche relativamente ricca (a dedurre da antiche leggende) di cognizioni anatomiche. Queste, viceversa, erano assai limitate e fantastiche nella m. cinese, che, dogmatica e tradizionalista, rifuggiva dall’indagine anatomica e dall’esperimento.
Nonostante influenze e contaminazioni religiose (che tra l’altro impedirono il libero studio dell’anatomia umana), la m. indiana vanta alcuni elaborati concetti di patologia, indagini semeiotiche accurate, interessanti rilievi prognostici, numerose prescrizioni igieniche e terapeutiche, nonché un vasto armamentario chirurgico.
La m. nel mondo greco. - I primi studi di ordine biologico, che facevano seguito a tutta una tradizione di m. pratica, attestata già in Omero, sembrano essere fioriti nella Magna Grecia, a Crotone, per merito di Alcmeone (6° sec. a.C.). Iniziatore delle ricerche di anatomia scientifica sugli animali, egli indicò il cervello come centro delle sensazioni e pose il metodo congetturale alla base della sua ricerca. Ma il pensiero medico prese forma compiuta nelle colonie dell’Asia Minore a Cnido e, soprattutto, a Coo (6° e 5° sec.). Se parlare di scuole a proposito di Cnido e Coo è forse azzardato, in particolare per un’epoca così antica, resta valida la contrapposizione tra una m. legata a una mera registrazione dell’esperienza immediata – che la tradizione ha attribuito ai maestri di Cnido – e una m. attenta invece a una visione complessa e unitaria dei fenomeni biologici e di quelli morbosi, propria dei maestri di Coo. In quest’ottica unitaria lo stato di salute e quello di malattia erano considerati come espressione di un’armonica o, rispettivamente, alterata mescolanza degli umori fondamentali del corpo. Questa dottrina ‘umorale’, sviluppata ed elaborata soprattutto da Ippocrate, il più grande medico dell’antichità, dominò in patologia per oltre due millenni.
Con Ippocrate lo studio clinico del malato cominciò a essere organico e metodico, così da consentire qualche rilevante formulazione diagnostica: consta di un interrogatorio minuzioso e particolareggiato, seguito da un esame semeiotico che comprende l’ispezione, la palpazione, forse la percussione e una rudimentale auscultazione. Questo momento dell’esame clinico, forse già in uso presso gli antichi medici egizi, fu poi dimenticato per secoli, fino agli inizi del 19° secolo. La terapia medica ippocratica contempla un numero limitato di medicamenti: loro requisito fondamentale è quello di essere innocui; essi devono semplicemente favorire i processi difensivi e riparativi spontaneamente messi in atto dalla natura guaritrice. In primissimo piano sono i precetti di ordine igienico: ginnastica, massaggi, bagni, opportuna alimentazione. Oltre che sul piano dottrinario il contributo della scuola di Coo è di grande rilievo anche in campo etico. A essa si deve, tra l’altro, la codificazione dei doveri del medico (contenuta soprattutto nel cosiddetto Giuramento di Ippocrate) che mantiene ancora gran parte del suo valore morale.
Dopo la morte di Ippocrate sorse, capeggiata dai figli di lui Tessalo e Dracone e dal genero Polibo, la cosiddetta scuola dogmatica. Questa apportò contributi di rilievo: valorizzò il concetto di pneuma vitale, elaborò lo studio semiologico del polso, ampliò le nozioni di fitoterapia e valorizzò gli studi anatomici. Ma le ricerche di anatomia umana e di fisiologia fiorirono in Alessandria, soprattutto per merito di Erofilo e di Erasistrato: il primo compì tra l’altro accurati studi di morfologia del sistema nervoso, dell’occhio, dell’apparato genitale; Erasistrato, tra l’altro, avrebbe instaurato l’indagine anatomopatologica.
La m. nel mondo romano. - Relativamente tardivo e connesso al diffondersi dell’ellenismo è lo sviluppo delle dottrine mediche a Roma, dove, verso la fine del 3° sec. a.C., cominciarono a giungere medici greci. Vere e proprie scuole mediche nacquero ancora più tardi: verso il 50 a.C. la scuola metodica, ispirata all’atomismo degli epicurei; poi, nel 1° sec. d.C., la scuola pneumatica, continuatrice della scuola dogmatica, e quella eclettica, che cercò di operare un’armonica fusione delle diverse dottrine mediche del tempo. Sono di questo periodo Aulo Cornelio Celso, il più profondo e completo scrittore di cose mediche del mondo latino, e Pedanio Dioscuride, che raccolse le conoscenze farmacologiche dell’epoca in un’opera (De materia medica) che fu per secoli il testo classico di terapia medica.
La figura più eminente della m. nell’età imperiale romana è quella di Galeno di Pergamo (2° sec.). Egli seppe erigersi al di sopra dei dissensi fra varie scuole attraverso la formulazione di un nuovo sistema dottrinale che, pur aderendo sostanzialmente ai principi ippocratici, ristabiliva il valore dell’osservazione e dell’esperimento. Galeno, tra l’altro, richiamò in onore gli studi anatomici, ed eseguì vaste, sistematiche ricerche sull’anatomia degli animali. In fisiologia egli compì ricerche memorabili, applicando largamente il metodo della vivisezione. Il sistema dottrinale di Galeno esercitò vastissima influenza e si affermò come massima autorità fino a tutto il Rinascimento, in quanto riscosse il favore della Chiesa, oltre che degli Ebrei e, successivamente, degli Arabi.
Gli stessi notevoli contributi forniti dagli autori del mondo arabo alla farmacoterapia e alla chirurgia (razionale impiego del cauterio), più che un vero progresso dottrinale, operarono una rielaborazione delle concezioni biologiche di Aristotele e di quelle mediche di Ippocrate e di Galeno. Tra i grandi medici arabi si ricordano Albucasis per il suo trattato di chirurgia e Avicenna il cui Canon totius medicinae fu anche in Occidente il più autorevole testo di medicina fino a tutto il 16° secolo.
Dall’età medievale al Settecento. - Nell’Alto Medioevo sorsero vicino ai monasteri benedettini i primi nuclei assistenziali di tipo ospedaliero. Durante la grande epidemia di peste del 1348 si adottarono importanti misure igieniche (tra cui l’istituzione della ‘quarantena’), regolamentate da legislazioni sanitarie; all’università di Bologna, Mondino de’ Liuzzi instaurò, per primo in Italia e in Europa, lo studio diretto dell’anatomia umana.
Soprattutto a Leonardo da Vinci spetta il merito di essersi emancipato da ogni influenza della tradizione e di aver creato la prima iconografia anatomica scientifica: artistica testimonianza di scoperte, che, purtroppo, dovevano rimanere per alcuni secoli ignorate, senza aver potuto contribuire al progresso dell’anatomia; quest’ultima, in pieno Cinquecento, entrò nella fase del superamento storico del galenismo per merito di A. Vesalio. Nel Rinascimento iniziarono anche quei fecondi studi di fisiologia che per merito di M. Serveto, R. Colombo, di A. Cesalpino e, più tardi (1628), di G. Harvey porteranno alla conoscenza del preciso meccanismo della circolazione sanguigna; intanto la farmacologia ebbe in Paracelso il suo più audace innovatore.
Nel Seicento la scoperta del microscopio e l’avvento del metodo sperimentale segnarono l’inizio di una nuova e feconda era per le scienze biologiche. Notevoli progressi furono compiuti in anatomia e in fisiologia: la scoperta dei vasi chiliferi; la dimostrazione dell’esatto meccanismo della circolazione sanguigna; la descrizione dell’anatomia e della fisiologia dell’apparato uditivo; in ostetricia si ebbe l’invenzione del forcipe, in terapia l’impiego dell’ipecacuana, della corteccia di china, della digitale.
Il Settecento è caratterizzato soprattutto da due diverse tendenze: una mirante alla elaborazione di ‘sistemi’ rivolti a interpretare i fenomeni fisiologici e patologici sotto l’ispirazione delle idee filosofiche dominanti; l’altra protesa ad ampliare e perfezionare l’indirizzo sperimentale e a utilizzare le recenti conquiste della tecnica. G.B. Morgagni, autore di numerose scoperte anatomiche, gettò le basi dell’anatomia patologica. Il fiorire di studi organici sulle malattie contagiose, l’applicazione e la diffusione delle norme preventive, il rinnovamento dei criteri di assistenza agli infermi coincisero e si collegarono col sorgere dell’industria. È l’Inghilterra a porsi in questo periodo all’avanguardia nel campo dell’igiene in generale e in un certo senso anche in quello della prevenzione delle malattie professionali. Nel 1796 E. Jenner attuò la vaccinazione antivaiolosa, che segnò un momento quanto mai significativo nella storia della m. preventiva.
L’Ottocento. - Nel 1835-36 la scoperta, da parte di A. Bassi, del microrganismo responsabile della ‘malattia del calcino’ (che colpisce il baco da seta) dette inizio a una fecondissima serie di scoperte in microbiologia, alle quali legarono poi più volte il loro nome L. Pasteur e R. Koch. Ai progressi in microbiologia è connesso l’avvento dell’immunologia, della sieroterapia e lo sviluppo della vaccinoterapia. Nella seconda metà del secolo, soprattutto negli ultimi tre decenni, cominciarono a svilupparsi anche gli studi di endocrinologia, unitamente a quelli immunologici. Si verificò una decisiva svolta per la chirurgia grazie all’introduzione dell’anestesia, dell’antisepsi e dell’asepsi. Tanto dalla chirurgia generale quanto dalla m. generale si distaccarono branche specialistiche (urologia, ortopedia, otorinolaringoiatria, oculistica, dermatologia ecc.). Sul finire del secolo la scoperta dell’energia radiante lasciò prevedere un notevole allargamento delle possibilità diagnostiche e terapeutiche (➔ radiologia).
Il Novecento. - Nel 20° sec. l’evoluzione della m. è divenuta talmente rapida da rendere assai difficile una sintesi. La diagnostica ha trovato sempre più validi mezzi di indagine nell’affinamento della tecnica radiologica, di quelle chimica, fisico-chimica, batteriologica, immunologica, microscopica. L’invenzione del microscopio elettronico ha, tra l’altro, aperto la via allo studio delle ultrastrutture e della morfologia dei virus. Il rigoglioso sviluppo della biochimica, con le scoperte sugli ormoni, sulle vitamine e sugli enzimi e col ricorso all’impiego degli isotopi radioattivi, ha permesso di affrontare con nuovi criteri problemi di biologia, fisiologia, patologia e terapia. La lotta contro le malattie infettive, entrata in una fase decisiva con l’avvento della chemioterapia e degli antibiotici, è stato il principale fattore determinante di una netta diminuzione della mortalità e di un notevole prolungamento della vita umana. A ciò hanno contribuito notevolmente anche il perfezionarsi e l’ulteriore diffondersi della vaccinoprofilassi, dapprima attuata contro il vaiolo, la difterite, alcune malattie esotiche (febbre gialla, peste) e poi, con straordinario successo, contro la poliomielite. Le malattie infettive trasmesse da insetti (malaria, peste) hanno presentato una decisa diminuzione anche per la scoperta di efficaci mezzi di disinfestazione e per le acquisite conoscenze sui cicli biologici degli agenti infettanti che hanno permesso un’azione più razionale ed efficace, talora con medicamenti già noti da tempo (per es., il chinino contro la malaria) e usati prima empiricamente. Altre grandi conquiste terapeutiche sono rappresentate dalla larga diffusione della pratica trasfusionale, dell’ormonoterapia, dei numerosi metodi di terapia fisica e radiante. Sempre più vaste proporzioni hanno assunto i successi della chirurgia.
Questo rigoglioso sviluppo degli studi medici ha accentuato la tendenza alla specializzazione, manifestatasi non solo col sorgere di nuove specialità o discipline (per es., geriatria, dietologia, virologia, genetica medica), ma anche con la creazione di branche specialistiche da altre già esistenti (come la labirintologia e l’audiologia, rami dell’otologia) o con la trasformazione in corpi autonomi di dottrina di correnti di studio nate in seno a una specialità, come è il caso della psicanalisi, sorta in seno alla psichiatria a opera di S. Freud. Le due guerre mondiali, per i mezzi bellici impiegati e per la vastità e le caratteristiche dei vari teatri operativi, hanno dato un particolare sviluppo alla m. militare, alla m. navale e a quella aeronautica. Le imprese astronautiche hanno creato l’esigenza di risolvere problemi biologico-medici del tutto nuovi, che costituiscono la materia di studio della m. spaziale.
M. e sicurezza sociale. - Nel contempo si è delineato un sempre maggiore impegno nell’attuazione di misure igieniche, assistenziali e legislative rivolte sia a prevenire e combattere le malattie infettive, quelle croniche o comunque invalidanti, quelle ereditarie o anche soltanto di larga diffusione, sia a proteggere la salute umana dagli inquinamenti ambientali. Nel quadro di questo indirizzo, che tende progressivamente verso un complesso sistema di sicurezza sociale, sono stati più o meno potenziati, nei paesi più sviluppati: l’erogazione dell’assistenza sanitaria ed economica in corso di malattia (m. mutualistica), la protezione contro i disagi dell’invalidità e della vecchiaia, la prevenzione e l’assicurazione degli infortuni sul lavoro (m. assicurativa), che comprende anche la difesa dei neonati, e soprattutto degli immaturi e dei prematuri, la sorveglianza igienica e l’assistenza medica agli scolari e alle varie categorie di lavoratori.
Caratteri generali. - Si indica con questa espressione (nella letteratura scientifica, CAM, complementary and alternative medicines) il complesso eterogeneo di pratiche diagnostico-terapeutiche non ufficialmente incorporate nella moderna m. scientifica. Tali pratiche, che sono di volta in volta connotate come alternative, complementari, integrative, tradizionali, non ortodosse, olistiche, naturali, dolci ecc., non formano un corpo unico di conoscenze né un insieme omogeneo di prassi. In altri termini, i modelli teorici che stanno alla base degli approcci diagnostico-terapeutici delle pratiche comprese nella MCA sono talmente eterogenei da rendere prati;camente impossibile l’identificazione di caratteristiche che le possano associare.
Ciò che più accomuna pratiche terapeutiche che vanno dall’ozonoterapia all’agopuntura alla cristalloterapia è una critica alla m. scientifica, accusata di eccessivo riduzionismo, cioè di assumere che la malattia abbia esclusivamente cause organiche – riconducibili a fenomeni di carattere chimico-fisico –, e che ogni manifestazione patologica debba essere ricondotta a una specifica rottura dei meccanismi di funzionamento di una definita parte del corpo umano (una cellula, un organo, un tessuto). A differenza del modello scientifico dominante si presume che le m. alternative siano caratterizzate da uno sguardo olistico, cioè da una concezione che tende a considerare la malattia non come un semplice disturbo organico, ma una più articolata perdita di equilibrio tra gli elementi biologici, psicologici, spirituali e relazionali che contribuiscono, congiuntamente, al benessere individuale.
Autocura. - Una prima possibilità per porre ordine nel variegato campo della MCA è distinguere tra pratiche di autocura e quelle che fanno ricorso a un esperto. L’autocura si fonda sia sulla conoscenza del contesto naturale entro cui si vive sia sulle risorse relazionali fornite dal gruppo di appartenenza. Nel primo caso, le pratiche terapeutiche si basano sulla conoscenza di erbe o altre sostanze naturali facilmente disponibili, sul ricorso a diete e restrizioni alimentari, sulla gestione dell’esposizione al caldo o al freddo. Nel secondo caso, curarsi e guarire richiede il rispetto di particolari regole sociali, l’esecuzione di rituali o l’adozione di specifici stili di vita. La preghiera, la meditazione, il relax costituiscono le pratiche terapeutiche più rilevanti, così come sono importanti la vicinanza affettiva e l’aiuto ricevuto dagli altri membri del gruppo.
La presenza dell’esperto. - Più articolate sono le distinzioni quando è previsto il ricorso a un esperto. Un primo insieme di m. alternative prevede il ricorso a particolari conoscitori delle sostanze naturali. L’erboristeria e la naturopatia ne sono casi esemplari. Si tratta di pratiche alternative che si basano su un sapere specialistico e colto della natura, ritenuta capace di fornire un insieme di sostanze terapeutiche ‘dolci’, meno aggressive dei farmaci sintetici. Un secondo insieme di terapie si basa sulle conoscenze di esperti capaci di agire sul corpo: terapeuti shiatsu, osteopati, chiropratici, massaggiatori, fisioterapisti. La competenza terapeutica è, in questo caso, connessa alla capacità di intervenire direttamente manipolando il corpo del paziente per ripristinare o preservare il suo equilibrio e la sua funzionalità.
Altre forme di cura si richiamano a un sapere tradizionale. La medicina cinese, oppure tibetana o indiana (ayurveda) si basano su competenze terapeutiche tramandate da saperi e culture millenarie, che uniscono trattamenti naturali, manipolazioni corporee e pratiche di meditazione. La malattia è vista come una rottura dell’equilibrio interno al corpo del paziente oppure come un’alterazione delle relazioni che lo uniscono agli altri membri del gruppo o al cosmo. La malattia è inoltre considerata non come un incidente o una disfunzione ma come una manifestazione dell’energia vitale, che deve essere ricondotta a manifestazioni equilibrate e non distruttive.
Un altro gruppo importante di m. alternative si basa sulla capacità del terapeuta di generare o controllare ‘energie soprannaturali’. Sciamani, esorcisti, pranoterapeuti sono considerati possessori di doti personali specifiche che consentono loro di utilizzare forme di energia capaci di curare e guarire. L’imposizione delle mani o la capacità del terapeuta di invocare forme sconosciute di energie non fisiche sono alla base di questi modelli di cura.
Una parte rilevante di m. alternative si basa su forme di conoscenza fondate su modelli scientifici, radicati nell’osservazione o nell’esperienza. Si tratta di un sapere scientifico spesso considerato ‘eretico’, perché basato su ipotesi non condivise dalla scienza ufficiale. L’omeopatia, l’antroposofia o la psicosomatica sono tra gli esempi più conosciuti.
Efficacia clinica. - Dal punto di vista della m. ufficiale, per ciascuna delle pratiche della MCA la questione da affrontare è quanto sia consistente la conoscenza scientifica disponibile in merito alla sua efficacia clinica, alla sua sicurezza d’uso e ai suoi meccanismi di azione. La questione è spesso complicata dalla qualità dell’informazione disponibile su questi argomenti, che è spesso di tipo puramente enunciativo o basato sulla semplice descrizione di aneddoti. Il più delle volte ci si trova di fronte a forme di sapere soggettive e autoreferenziali, talvolta iniziatiche, refrattarie a forme di verifica pubblica, cosicché discutere degli aspetti scientifici relativi alla MCA equivale a discutere delle modalità con le quali viene acquisita la conoscenza anche nell’ambito delle discipline biomediche ufficiali.
L’enfasi posta dalla MCA sul paziente nella sua interezza piuttosto che sulla patologia di cui soffre crea un contesto di guarigione connotato da un forte simbolismo rituale. Lo stile della consultazione dei terapeuti di alcune m. alternative è basato su un linguaggio semplice, tendente a creare un buona relazione interpersonale che facilita lo scambio di informazioni. Ciò può contribuire a sviluppare un effetto placebo e si riflette nel grado di soddisfazione, in genere alto, dichiarato dai pazienti. È dunque importante valutare se le eventuali risposte terapeutiche osservate in singoli casi siano riconducibili o meno a un effetto placebo anche in virtù dei processi simbolici che di frequente accompagnano questi interventi.
La m. non convenzionale per sua natura non è mai proposta sulla base di risultati sperimentali. Le ragioni sono sostanzialmente due: un’aprioristica opposizione nei riguardi del metodo scientifico e una presunta non praticabilità. Molti sostenitori della m. non convenzionale ritengono che il metodo scientifico non sia applicabile ai loro rimedi, e che l’efficacia possa essere sufficientemente dimostrata sulla base di teorie, convinzioni, testimonianze, aneddoti e opinioni. L’applicazione del metodo scientifico alla MCA, inoltre, comporta difficoltà metodologiche particolari, giacché le sue pratiche coprono uno spettro molto ampio di prodotti, concetti, discipline e metodologie. Alcune sono di natura fisica, altre coinvolgono aspetti di natura spirituale; vi sono terapie impersonali (quali l’assunzione di pillole che contengono prodotti erboristici), altre sembrano dipendere fortemente da una particolare relazione diadica terapeuta-paziente. Solo poche pratiche della MCA hanno una base biologica plausibile, per altre il legame tra elementi metafisici e un meccanismo biologico comprensibile sembra inverosimile. Alcuni interventi della MCA sono sufficientemente ben descritti, riproducibili, con esiti misurabili e si riferiscono a gruppi di pazienti identificabili anche nella m. convenzionale. In molti altri casi questa strada non è praticabile.
L’identificazione di esiti oggettivamente valutabili/misurabili è molto complessa, considerando anche come alcuni approcci assumano che interventi di limitato impatto (l’introduzione di un ago in un punto specifico del corpo, l’assunzione di dosi omeopatiche ecc.) se somministrati singolarmente e specificamente possono produrre variazioni sistemiche molto consistenti. Inoltre alcune branche della MCA assumono anche paradigmi operazionali relativi all’anatomia e alla fisiopatologia, che non sono considerati reali dalla scienza attuale come, per es., la misurazione dei livelli di una ‘sottile energia’ (il Qi), la quale comporterebbe il ricorso a strumentazioni il cui funzionamento sarebbe basato su teorie che le leggi della fisica non hanno mai finora contemplato o identificato.