Lo studio dei problemi relativi alle malattie dell’uomo (p. umana) e degli animali (p. veterinaria; ➔ veterinaria); comprende diverse specializzazioni, e denominazioni, con riferimento alla natura dei problemi, agli elementi anatomici che sono oggetto di studio, all’eziologia delle alterazioni, alle funzioni degli organi colpiti, all’età o all’attività dei pazienti ecc. Nella pratica medica, il termine è adoperato anche con significato più generico, per indicare una malattia in atto, uno stato patologico, una condizione di sofferenza dell’organismo.
Esiste inoltre una p. vegetale (detta anche fitopatologia), che studia i mezzi atti a prevenire e guarire le malattie delle piante, in primo luogo quelle coltivate, soprattutto mediante la lotta ai parassiti che le provocano.
La p. come scienza ha avuto inizio nel Rinascimento con l’opera del medico fiorentino A. Benivieni, nella quale sono descritti i risultati delle autopsie da lui eseguite per chiarire le cause della morte di alcuni suoi pazienti. Successivamente la p. si è sviluppata come studio delle alterazioni anatomiche associate alle malattie. Con G. Morgagni la scienza della p. fece un decisivo progresso e influenzò profondamente lo sviluppo della medicina. Il nuovo metodo introdotto da Morgagni consisteva nel tracciare un’accurata correlazione fra i sintomi della malattia e l’anatomia patologica dei casi giunti al tavolo anatomico.
Nella seconda metà dell’Ottocento la p. si divise in due grandi rami, l’anatomia patologica, che ha continuato a livelli sempre più fini e perfezionati lo studio delle lesioni dell’organismo umano, e la p. sperimentale, i cui scopi precipui sono lo studio delle cause e dei meccanismi di malattia, mediante indagini sul malato ed esperimenti sugli animali, con l’apporto di altre scienze come la biologia, la fisiologia, la chimica biologica e l’uso di disparate tecniche analitiche e di metodi quantitativi, e il cui sviluppo rigoroso ha contribuito in modo decisivo a trasformare la medicina clinica da pratica prevalentemente empirica a scienza razionale.
Dalla p. sperimentale si sono sviluppate come discipline autonome la batteriologia, la parassitologia, la virologia, l’immunologia, l’endocrinologia, e ha avuto origine la p. generale. Tutti gli studi compiuti hanno portato alla conclusione che la condizione patologica non è che l’espressione di una variazione quantitativa di attività funzionali normali. L’evoluzione della p. ha determinato lo studio di nuove cause di malattia che si originano continuamente in relazione alle mutate condizioni di vita e di ambiente, dei meccanismi molecolari nei processi patologici e delle modificazioni dei processi di regolazione delle funzioni biologiche, avvalendosi di una molteplicità di sistemi sperimentali e di metodologie. La p. morfologica, facendo uso del microscopio a contrasto di fase, polarizzatore a fluorescenza, nonché del microscopio elettronico, ha esteso il suo campo di studio ai costituenti subcellulari, nucleo, nucleolo, mitocondri, lisosomi, ribosomi ecc., nonché alle proprietà strutturali molecolari dei costituenti delle cellule. La p. funzionale applica metodi chimici, biochimici, fisici e fisiologici e studia le manifestazioni patologiche ai diversi livelli di organizzazione e di integrazione, molecolare, subcellulare, cellulare, di tessuto, di organo.
A mano a mano che progredisce, la p. tende a differenziarsi in settori distinti. Branche recenti sono la p. subcellulare, studio delle alterazioni strutturali e funzionali dei singoli costituenti cellulari; la p. molecolare, studio delle anomalie delle macromolecole biologiche, come per es., l’emoglobina, che sono alla base di definite condizioni patologiche; la p. spaziale, studio delle alterazioni che si producono nell’uomo nello spazio extraterrestre per effetto della diminuita forza di gravità, della radiazione cosmica, dello sforzo psicofisico ecc.; l’immunopatologia, studio delle condizioni morbose conseguenti a reazioni immunitarie avvenute nell’organismo.
La p. vegetale comprende: a) la sintomatologia, che consiste nell’individuazione dei sintomi e nell’analisi del quadro morboso; b) l’eziologia, cioè lo studio delle cause della malattia; c) la fitoiatria, cioè lo studio dei mezzi di profilassi e terapia. Le malattie delle piante si possono dividere in fisiopatie (malattie non infettive e non parassitarie), dovute a eccezionali condizioni ambientali; malattie infettive, dovute a infezioni da virus (virosi), batteri (batteriosi), funghi (micosi); fitopatie, dovute a licheni, alghe o altre piante parassite. La malattia determina nella pianta colpita deviazioni più o meno profonde del piano di sviluppo, per la competizione tra il metabolismo della pianta e quello dell’organismo patogeno. La terapia si effettua con amputazioni delle parti ammalate o mediante trattamenti chimici (anticrittogamici) o mediante calore (essendo i talli fungini e le spore meno resistenti alle alte temperature che non la pianta superiore parassitata). Per i trattamenti chimici antiparassitari è necessario conoscere la biologia del fungo, ossia le fasi (non sempre tutte conosciute) del ciclo biologico e l’epoca in cui esse si svolgono per metterle in relazione con gli stadi di sviluppo della pianta parassitata e studiare gli interventi per prevenire o combattere le malattie di natura parassitaria. Inoltre è indispensabile l’attento studio dei fattori ambientali (terreno, temperatura, umidità), i quali possono determinare una caduta della resistenza della pianta superiore e una maggiore facilità di aggressione del parassita.
Dall’antichità al Medioevo, le malattie delle piante sono state attribuite essenzialmente agli agenti meteorici ed erano curate con metodi empirici, non di rado dettati da superstizioni. Nonostante i progressi compiuti nella conoscenza della fisiologia delle piante, solo nel 19° sec. la p. vegetale ha assunto il carattere di scienza sperimentale, con la scoperta del ciclo ontogenetico di molti funghi patogeni, che un tempo si riteneva comparissero all’interno delle piante per generazione spontanea. Lo studio del ciclo biologico di vari funghi parassiti di piante e la constatazione della patogeneticità dei funghi stessi, dei batteri e dei virus hanno stimolato la ricerca di mezzi terapeutici, come i sali di rame e gli anticrittogamici sistemici. La p. vegetale ha strette relazioni con l’agricoltura, tradizionalmente con un indirizzo applicativo e più modernamente con uno fisiopatologico, in particolare in micologia, che si avvale dei progressi della fisiologia, della biochimica, della genetica e della biologia molecolare.