Scienza e attività professionale che hanno per oggetto lo studio e la terapia delle malattie degli animali e inoltre i problemi biologici, sanitari e igienici connessi con il loro allevamento e la loro utilizzazione, anche a fini alimentari; si accede alla professione della v. completando il corso di laurea in medicina veterinaria.
Una delle prime espressioni della professione veterinaria, connessa con i riti religiosi nelle antiche culture babilonese, egizia e greca, può essere ravvisata nell’ispezione delle carni che i sacerdoti praticavano per predire il futuro. La civiltà babilonese, nel codice di Hammurabi, emana norme che proteggono l’allevamento, regolano la vendita e il nolo degli animali domestici; ai ‘medici per animali’ si riconosce il diritto di essere ricompensati se la bestia trattata guarisce e l’obbligo però di indenizzo al proprietario se l’animale muore. Presso gli antichi Egizi operano già i veterinari, compaiono trattati sulle malattie degli animali e la zootecnia è progredita; le carni vengono distinte in ‘pure’ e ‘impure’ e gli animali sani vengono marcati dal sacerdote con timbro di argilla.
La v. ebraica include prescrizioni religiose (nella Bibbia e nel Talmūd), le quali, assumendo il significato di prescrizioni igieniche, tendono al controllo delle carni. Nei libri del Talmūd sono descritte le necrosi caseose tubercolari, i tumori del polmone, le cirrosi epatiche, e sono individuati molti parassiti.
Anche in India, già alcuni secoli prima di Cristo, la v. incontra alta considerazione anche perché il concetto della metempsicosi fa ritenere sacri gli animali, specialmente le vacche e le scimmie; nel libro canonico del buddhismo si parla della proibizione di consumare carni di animali deceduti per cause non traumatiche anche in tempi di carestia.
La v. trova ancora rilievo nelle civiltà persiana e cinese, ma riceve un impulso significativo in Grecia dove, intorno al 500 a.C., primeggiano, tra gli altri, Alcmeone da Crotone, Anassagora da Clazomene e soprattutto Ippocrate di Coo, che molti considerano il vero fondatore della v. per l’attenzione rivolta alle malattie degli animali: l’epilessia nelle capre e nelle pecore, le lussazioni degli arti nei buoi, le idatidi dei polmoni nei buoi, nelle pecore e nel maiale, la febbre. Più tardi Aristotele riconosce l’importanza della patologia comparata, studia gli stomaci dei ruminanti e la ruminazione, segnala l’assenza della cistifellea nel cavallo e descrive, nella Historia animalium, diverse malattie dei maiali, dei buoi, del cane, del cavallo, dei cammelli, degli uccelli, precisandone i sintomi e indicandone i rimedi e consigliando anche alcuni interventi chirurgici: la cauterizzazione, l’emostasi col fuoco, le suture.
Le conoscenze dell’anatomia patologica consentono di affrontare i problemi dell’ispezione delle carni e, a conferma dell’alto grado di civiltà del popolo romano, già nel 2° sec. a.C. la vendita della carne è subordinata alla visita sanitaria degli edili curuli: sono già operanti le grandi istituzioni igieniche con a capo il praefectus annonae e il praefectus urbis e, all’epoca neroniana, si rivolge attenzione anche all’edilizia sanitaria, con la costruzione del primo grandioso macellum Augusti, con annesso mercato per la vendita delle carni, e del macellum Liviae.
Per comprendere la v. bizantina nella sua incidenza e portata storica va fatto riferimento all’Hippiatricum, vera raccolta di scritti di v., e agli ippiatri di quest’epoca, che trattano una vasta materia, precisando con rigore i sintomi, molte malattie.
Tra il 7° e il 13° sec. e forse ancora dopo, non si trovano autori di rilevanza tale da essere citati. Un certo interesse ha, tra il 500 e il 1200, la v. araba soprattutto per gli studi sui cavalli; i veterinari pratici arabi trasmettono le loro conoscenze ai marescalchi o maniscalchi italiani e così si distinguono, tra gli altri, Giordano Ruffo, marescalco maggiore di Federico II, e Lorenzo Rusio (1288-1347), veterinario in Roma e autore di un Liber marescalcie, più volte tradotto e pubblicato nei secoli successivi. Il Medioevo lascia al mondo agricolo-veterinario il retaggio delle terribili epizoozie che, a partire dal 6° sec. d.C., flagellano il mondo distruggendo bovini, cavalli, pecore. Con il Rinascimento, anche la v. compie enormi progressi soprattutto per le conquiste dell’anatomia, della fisiologia, della patologia comparata. Nel 18° sec., nel contesto del forte sviluppo di tutte le conoscenze scientifiche, diventa una disciplina razionale e scientifica, secondo i criteri dei tempi (fondamentali sono le opere del francese P. Lafosse e dell’italiano F. Bonsi). Nel 1761 si ha l’istituzione della scuola di v. di Lione, la prima, a opera di C. Bourgelat (ippiatra), seguita nel 1762 da quella di Alfort, nel 1769 da quella di Torino (la prima in Italia) e via via da molte altre in tutto il mondo. La v., da un passato colmo di empirismo e spesso di sudditanza ad altre scienze, acquista gradatamente autonomia; l’insegnamento e la professione si sviluppano avvantaggiandosi dei progressi delle discipline biologiche, in particolare dell’anatomia, della fisiologia, della patologia, dell’embriologia e della parassitologia, e adeguando i servizi alle istanze sociali.
Le sue funzioni sono collegate ai problemi della sanità per l’uomo, per gli animali e per l’ambiente, tra cui primari sono l’aumento e il miglioramento delle produzioni alimentari di origine animale. A tal fine sono determinanti la prevenzione, il controllo e l’eradicazione delle malattie animali per limitare i danni provocati dalle stesse, nonché le applicazioni delle competenze tecnico-scientifiche capaci di incrementare le produzioni animali: la genetica offre la possibilità di selezionare le razze animali più idonee alle varie produzioni (carne, latte, uova). La fecondazione artificiale ha importanza per l’aumento delle produzioni zootecniche: per es. offre la possibilità di adoperare il seme di maschi di pregio per più femmine domestiche e di rimuovere, in molti casi, situazioni di sterilità. Con la tecnica del trapianto di ovuli embrionati, una sola femmina donatrice, di alta genealogia, può fornire più ovuli fecondati da altro animale di pregio che potranno essere trapiantati in femmine destinatarie opportunamente preparate. Fondamentali, in questo contesto, una corretta alimentazione; una migliore utilizzazione degli alimenti e la salvaguardia ecologica dell’ambiente dai sovvertimenti cui spesso è sottoposto, per es., a seguito di immissione di contaminanti chimici e non. In questo settore l’opera dei veterinari s’inserisce soprattutto col controllo sanitario della fauna selvatica e attraverso la vigilanza sugli effluenti e sugli scarichi di allevamenti, macelli, stabilimenti di lavorazione e trasformazione degli alimenti di origine animale ecc.
Altri compiti sono assolti dai veterinari nella salvaguardia della salute umana: a) assicurando una produzione igienica degli alimenti; la quotidiana ispezione, esercitata con l’ausilio di tecniche d’indagine microbiologica, chimica, tossicologica, sugli alimenti freschi e conservati persegue la finalità di assicurare la sanità e la salubrità delle derrate alimentari cercando di evitare, soprattutto per l’uomo, i rischi sanitari connessi alla contaminazione dei prodotti di origine animale da parte di sostanze chimiche, di ormoni, di antibiotici, di agenti patogeni vari; b) attuando la profilassi e la lotta alle malattie comuni all’uomo e agli animali (➔ zoonosi) negli animali domestici e selvatici; c) verificando, col controllo sugli animali, situazioni ambientali d’emergenza e prevenendo o diminuendo così i possibili effetti nocivi sull’uomo.
Funzioni di pubblica utilità sono anche quelle che i veterinari esplicano nella medicina veterinaria a livello pratico, su piccoli e grandi animali, nelle attività cliniche (medica, chirurgica, ostetrica). In particolare, la maggiore attenzione che l’uomo rivolge ai piccoli animali domestici ha portato al conseguente sviluppo di questa specializzazione della v., con la creazione di centri ospedalieri per piccoli animali, attrezzati con apparecchiature diagnostiche.
Ha rilievo inoltre la ricerca veterinaria, di base, biomedica, tecnologica, grazie alla quale sono stati conseguiti successi nello studio di patologie animali come tumori e disordini immunitari, e nell’isolamento di molti agenti virali. La medicina veterinaria si affianca alla medicina umana non solo per avvalersi delle conquiste di quest’ultima, ma anche per collaborare con essa nella ricerca di cure e strategie sanitarie; una collaborazione anche con le altre scienze (biologiche, agrarie) e una programmazione economica, da parte dei governi, attenta alle problematiche sanitarie e ambientali, favorisce il progresso della v. e delle discipline a essa correlate.