Processo selettivo per cui una sequenza percettiva o rappresentativa assume, nell’attività mentale cosciente del soggetto, un netto risalto sul contesto in cui è inserita. Si distingue l’a. volontaria (concentrazione su un determinato oggetto, focalizzazione della coscienza secondo le direttive del soggetto) dall’a. involontaria o spontanea (l’oggetto si impone per caratteristiche proprie). È stato dimostrato che i limiti del campo dell’a. sono determinati non dalla quantità di informazione che i sensi possono assumere, ma dal tempo necessario ai processi centrali di identificazione e immagazzinamento.
Risultati convergenti sono stati ottenuti negli esperimenti volti a stabilire se è possibile prestare a. a due messaggi contemporaneamente. Si è visto che, di fronte a due messaggi ignoti, quindi imprevedibili, è possibile prestare a. soltanto a uno escludendo l’altro, o all’uno e all’altro alternativamente, con il risultato di ricordarne metà di entrambi. L’informazione in arrivo subisce successive elaborazioni: mentre in un primo stadio avviene l’identificazione delle caratteristiche fisiche generali dei segnali percepiti (intensità, modulazione, colore ecc.), e più messaggi contemporanei possono essere elaborati, in un secondo stadio avviene il processo di lettura di una sola sequenza percettiva, con l’identificazione precisa degli oggetti e delle parole. Esiste dunque una sorta di filtro che sceglie tra i vari canali di ingresso quello che trasmette il messaggio privilegiato. I dati elaborati nel primo stadio, ma non utilizzati nella successiva elaborazione, decadono in pochi secondi (memoria a breve termine). Il filtro sembra dotato di una sua autonomia nella scelta del messaggio da smistare alla seconda elaborazione, un criterio interno in base al quale possono avvenire spostamenti dell’a. che, a livello di coscienza, risultano al soggetto come indipendenti dalla sua volontà. Altro fattore importante nello spostamento automatico dell’a. è la novità dei segnali in arrivo, novità che può essere determinata anche dal fatto che un segnale, pur essendo presente, è stato a lungo escluso dall’elaborazione del secondo stadio. Generalmente, infatti, dopo che si è prestata a. a lungo a uno stimolo, si manifesta la tendenza a spostare l’a. a uno stimolo nuovo (deterioramento della vigilanza), oppure a modificare l’elaborazione dello stesso.
In psicopatologia, l’aumento dell’a. (iperprosexia) si osserva in alcuni encefalitici o nei maniacali, mentre la diminuzione (aprosexia) è propria delle condizioni di disturbo organico della coscienza (obnubilamento, torpore), di atrofie cerebrali iniziali (demenze presenili e senili) o di schizofrenie. Tipica è la labilità dell’a. nei fanciulli con danno cerebrale minimo e instabilità psicomotoria.