Infiammazione elettivamente localizzata alle corna anteriori della sostanza grigia del midollo spinale. La p. anteriore acuta (o malattia di Heine-Medin, comunemente detta paralisi infantile), è una malattia infettiva di origine virale che si manifesta con alterazioni paralitiche. Attribuita, per molto tempo, all’azione di un unico virus, è stata riconosciuta, dopo il 1950, come provocata da numerosi ceppi virali del gruppo dei poliovirus (poliovirus hominis). Solo una parte di essi presenta quella che precedentemente era stata ritenuta una loro caratteristica essenziale, il neurotropismo, ovvero la capacità d’invadere il sistema nervoso e di dare luogo a manifestazioni paralitiche.
La via di penetrazione dei poliovirus nell’organismo è, di regola, quella orale e, meno frequentemente, quella nasale. Attraverso le mucose (orale, faringea e intestinale) essi raggiungono tramite i vasi linfatici le linfoghiandole regionali, dove si moltiplicano per passare poi nel sangue. Di qui, a seconda dei casi, vengono eliminati a opera delle cellule del sistema reticoloendoteliale, oppure, continuando il loro itinerario, subiscono una ulteriore trasformazione nei diversi organi e tessuti; da questi passano nuovamente nel sangue e raggiungono una seconda volta la mucosa faringea e intestinale, da dove attraverso i gangli nervosi regionali possono invadere il sistema nervoso. Da questa interpretazione patogenetica si evince che: le forme non paralitiche sono di gran lunga più frequenti di quelle paralitiche; la diffusione può avvenire sia attraverso le gocce di saliva, sia attraverso gli escreti intestinali; le feci umane rappresentano il più importante mezzo di disseminazione; il veicolo principale di diffusione va individuato negli alimenti contaminati da acque contenenti materiale escrementizio infetto o da insetti venuti precedentemente a contatto con esso.
Le forme non paralitiche presentano una sintomatologia variabile e multiforme (febbre, diarrea, vomito, sintomi respiratori ecc.). Dopo alcuni giorni i sintomi regrediscono, ora per dare esito a una completa guarigione clinica, ora per essere seguiti dalle manifestazioni neurologiche di tipo paralitico flaccido, specie a carico degli arti inferiori. Dopo un periodo variabile da alcuni giorni a qualche settimana, la paralisi, regredita in alcuni gruppi muscolari, assume carattere permanente in altri, dando luogo prima ad atrofia e successivamente a deformazione dei segmenti corporei interessati.
Data l’inefficacia di qualunque presidio terapeutico utilizzabile nella fase acuta della malattia, la lotta contro la p. si racchiude tutta nella profilassi vaccinica. Il primo sostanziale progresso nella lotta contro la p. risale al 1955, quando J.E. Salk annunciò di aver messo a punto la preparazione del primo vaccino antipoliomielitico per uso intramuscolare. La vaccinazione secondo il metodo di Salk fu ufficialmente adottata in buona parte del mondo nel 1957: essa contribuì a ridurre notevolmente la morbilità e la mortalità per poliomielite. Tuttavia tale modalità di vaccinazione non conferisce un’immunità duratura e non impedisce l’eventualità che poliovirus virulenti penetrino nel tubo digerente di soggetti precedentemente vaccinati che, pur in assenza di manifestazioni cliniche, continuano a diffondere il virus con le deiezioni. Per tali ragioni dal 1962 la vaccinazione antipoliomielitica avviene mediante il vaccino orale proposto da A. Sabin, basato su poliovirus attenuati. Attraverso tale vaccino, viene meno il rischio di trasformare i vaccinati in portatori sani. I risultati di estese campagne di vaccinazione, attuate in molti paesi, hanno indotto una precipitosa flessione nell’incidenza della malattia, che risulta ormai praticamente scomparsa nelle nazioni più progredite.
In Italia la vaccinazione contro la p. è stata resa obbligatoria con l. 51/4 febbr. 1966.