Ramo della medicina che studia il modo di prevenire e di curare le alterazioni anatomiche e funzionali dell’apparato locomotore, congenite o acquisite.
L’o., intesa specialmente come cura delle deformità traumatiche, ha origini antichissime; meno antichi i tentativi di curare le deformità congenite. Ippocrate si occupa delle fratture e delle deformità e di argomenti analoghi trattano anche Celso e Galeno; quest’ultimo introduce i termini di scoliosi, cifosi, lordosi e pseudoartrosi. Le origini della o. moderna possono essere fatte risalire al Rinascimento, insieme a quelle della chirurgia, della quale l’o. rappresentava una branca: tra i primi esponenti dell’o. vanno perciò ricordati i maggiori chirurghi del Rinascimento, come A. Paré, e tra gli italiani G. Guidi, G. Andrea della Croce, Girolamo Fabrici d’Acquapendente e in seguito A. Scarpa e D. Cotugno. Come la chirurgia, così anche l’o. ha realizzato enormi progressi dopo la seconda metà del 19° sec., con l’introduzione prima dell’antisepsi, poi dell’asepsi, delle varie forme di anestesia, e degli antibiotici. Parallelamente il continuo progredire delle discipline mediche permetteva di chiarire l’origine di molte malattie congenite e acquisite a carico dell’apparato locomotore, rendendo l’o. capace di occuparsi della prevenzione delle deformità oltre che delle cure. Tra i maggiori esponenti dell’o. in Italia in questo periodo bisogna ricordare G.B. Fabbri, F. Rizzoli, il quale fondò a Bologna un grande istituto ortopedico, e A. Codivilla.
Accanto alla terapia chirurgica l’o. si serve anche di terapie incruente, quali la fisioterapia (massoterapia, chinesiterapia, ginnastica medica; termoterapia; elettroterapia), mentre i progressi della tecnica hanno permesso di costruire apparecchiature protesiche sempre più perfezionate, in materiali plastici e leghe metalliche leggere. In chirurgia è comunemente utilizzata la sostituzione di elementi osteo-articolari (come, per es., la testa del femore) con materiali sintetici. Anche nel campo delle protesi degli arti si sono realizzate, soprattutto dal 1960 in poi, sorprendenti innovazioni basate sulla possibilità di sfruttare ora meccanismi cibernetici, ora le deboli correnti bioelettriche legate all’attività nervosa (➔ protesi). Infine, sono state realizzate protesi volte a sostituire i capi articolari che compongono le articolazioni (artroprotesi), impiegate nell’anca, nel ginocchio, nella spalla, nel gomito e nella mano; per tali protesi è in atto la costruzione personalizzata (custom made), con l’aiuto della TC e del computer. Oltre alle viti assorbibili (per piccole fratture o distacchi ossei), è stata prodotta anche una colla iniettabile (miscela di sali di calcio e fosforo: SRS, skeletal repair system), che nei focolai di frattura cristallizza in 12 ore e viene poi rimpiazzata da osso neoformato. Apparecchio ortopedico Denominazione generica degli apparecchi con i quali si correggono le deformazioni del tronco o degli arti, o si immobilizzano determinate articolazioni. Sono costruiti con materiali diversi (stoffa, tessuto elastico, cuoio, materiale plastico, leghe metalliche leggere ecc.), di solito su misura; in casi particolarmente delicati sono modellati su forme di gesso, fatte prendendo l’impronta direttamente sul malato.