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Prezzolini, Giuseppe

di Marcello Mustè - Enciclopedia machiavelliana (2014)
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Prezzolini, Giuseppe

Marcello Mustè

Scrittore, nato a Perugia nel 1882 e morto a Lugano nel 1982. Fin dal 1925, P. manifestò un forte interesse per l’opera di M., in quanto scrittore di «cose solide, pratiche, precise», lontano dalla «letteratura di parole» (Le più belle pagine di Niccolò Machiavelli scelte da Giuseppe Prezzolini, 1925, p. II). Nello stesso periodo, mentre si trovava a Parigi presso l’Institut de coopération intellectuelle, avviò la stesura della Vita di Nicolò Machiavelli fiorentino, progettata per il quarto centenario della morte: pubblicato nel 1927, il libro ebbe grande fortuna editoriale e numerose traduzioni. In diverse occasioni, P. ne ricordò l’ispirazione autobiografica, legata alla condizione di esule – «mi sentivo tutt’uno con il povero Machiavelli» (L’italiano inutile. Memorie letterarie di Francia, Italia e America, 1953, 1964, rist. 1994, p. 295) –, e ne sottolineò la vena fantastica: la definì opera «piuttosto di fantasia che di esattezza» (Manifesto dei conservatori, 1972, p. 113), «una vita romanzata» (Il gheriglio di Machiavelli, 1469-1527, 1960, p. 59), una «favola esopiana» (Vita di Nicolò Machiavelli fiorentino, 1960, rist. 1994, p. 6).

Scritta in una prosa frizzante e a tratti scanzonata, la Vita insisteva sul realismo di M. – «uno svela-bugie, un chiaridealista, un guard-in-fondo-alle-cose» (p. 60) –, avvicinato per questo a Galileo Galilei, in quanto inventore del «telescopio politico» (p. 124). Il capitolo fondamentale, come P. avvertì, era quello dedicato a Francesco Guicciardini, «l’unico» che aveva capito M.: «Guicciardini era veramente un machiavellico, che dava dei punti al Machiavelli stesso» (p. 165). Più giovane di quattordici anni, privo ormai di speranze nell’idea di patria, Guicciardini aveva compiuto una rivoluzione duratura per lo spirito nazionale, affermando, come san Benedetto di fronte ai barbari, «la propria interiore libertà», una «rassegnata saggezza» che «rasentava la corruzione» (p. 168).

Dopo il successo della Vita, P. tornò più volte su M., svolgendo uno spunto di Friedrich Meinecke a proposito dell’analogia con sant’Agostino. In due libri – Machiavelli anticristo (1954) e Cristo e/o Machiavelli. Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant’Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli (1971) –, sottolineò la radice comune tra l’idea agostiniana della «natura umana caduta» e la visione di M. della «natura ferina»: analogia che trovava una corrispondenza nella spiegazione dell’origine dello Stato come libido dominandi e nella somiglianza tra Caino e Romolo, entrambi macchiati di fratricidio e, per ciò, fondatori della prima civitas (Cristo e/o Machiavelli, cit., p. 29). Ma questa comune intuizione dava luogo a esiti opposti: «mentre sant’Agostino condanna la politica come un male [...], Machiavelli la innalza invece, per dirla con Nietzsche, al di sopra del bene e del male» (p. 57). In effetti, tutta l’analisi di P. tendeva a mostrare l’ispirazione anticristiana di M., il quale, a differenza di sant’Agostino, indicava nella virtù, e non più nella grazia, il mezzo della salvezza. Con riferimento al Faust goethiano (The legacy of Italy, 1948, trad. it. L’Italia finisce. Ecco quel che resta, 1958, p. 142), la virtù era interpretata come scoperta moderna dell’attività umana e negazione dell’«ozio che egli [M.] collega con la predicazione cristiana» (Il gheriglio di Machiavelli, cit., p. 41). Nel concetto di virtù – inteso come «una specie di “spirito vitale” [...], che si mantiene sempre quantitativamente eguale a se stesso, ma vien distribuito variamente sulla faccia della terra, seguendo una specie di curva o di ciclo» (Machiavelli anticristo, cit., p. 29) –, P. vedeva compiersi il pensiero di M., che non era dunque volto al «successo», ma all’«azione per se stessa» (p. 67). In questo senso, poteva concludere che «Machiavelli si trovò ad esser il primo avversario della morale cristiana, precursore diretto, non di Croce, ma di Nietzsche» (Cristo e/o Machiavelli, cit., p. 56).

Bibliografia: Le più belle pagine di Niccolò Machiavelli scelte da Giuseppe Prezzolini, Milano 1925; Vita di Nicolò Machiavelli fiorentino, Milano 1927, 1960, rist. 1994; The legacy of Italy, New York 1948 (trad. it. L’Italia finisce. Ecco quel che resta, Firenze 1958); L’italiano inutile. Memorie letterarie di Francia, Italia e America, Milano 1953, 19642, rist. 1994; Machiavelli anticristo, Roma 1954; Il meglio di Giuseppe Prezzolini, Milano 1957, 19712; Dal mio terrazzo. 1946-1959, Firenze 1960; Il gheriglio di Machiavelli, 1469-1527, Milano 1960; Cristo e/o Machiavelli. Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant’Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli, Milano 1971, Palermo 2004; Manifesto dei conservatori, Milano 1972, 1995.

Per gli studi critici si vedano: S.B. Galli, Giuseppe Prezzolini, un ‘autobiografico’ interprete di Machiavelli, in Machiavelli nella storiografia e nel pensiero politico del XX secolo, Atti del Convegno, Milano 16-17 maggio 2003, a cura di L.M. Bassani, C. Vivanti, Milano 2006, pp. 41-58; P. Bagnoli, Machiavelli tra Papini e Prezzolini, «Storia e politica», 2011, 3, pp. 207-18.

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