RADDI, Giuseppe
RADDI, Giuseppe. – Nacque a Firenze il 9 luglio 1770 da Stefano e da Orsola Pandolfini.
Le condizioni economiche piuttosto modeste della famiglia, aggravate dalla morte del padre quando Giuseppe aveva sei anni, lo costrinsero a lavorare come fattorino di una farmacia.
Nell’infanzia fece amicizia con Gaetano Savi e assieme a lui ricevette le prime nozioni di botanica da Ottaviano Targioni Tozzetti, che diventò loro protettore. Nel 1785, mentre Gaetano andò a insegnare a Pisa, Raddi fu chiamato a Firenze, all’orto botanico, come aiuto di Attilio Zuccagni Orlandini, e vi rimase fino al 1795, quando lasciò il giardino dei semplici per diventare custode e consegnatario del Museo di fisica e di storia naturale di Firenze. Alternò questa attività con una serie di viaggi di osservazione e raccolta di specie botaniche che svolse in gran parte dell’Italia settentrionale.
All’inizio dell’Ottocento si perfezionò in botanica e, a partire dal 1806, cominciò a pubblicare i suoi primi contributi sull’argomento, in particolare sulle crittogame e sui funghi raccolti e censiti in Toscana. Con la chiusura, nel 1807, del Museo, venne licenziato e costretto per sopravvivere a ricorrere all’aiuto degli amici (in particolare Giovanni e Leopoldo Fabbroni). Riottenne il suo posto solo nel luglio del 1814, dopo che il Museo era stato ripristinato dal granduca Ferdinando III una volta ritornato sul trono.
Le sue esperienze e la sua fama subirono un’accelerazione dal 1817 con una spedizione in Brasile, promossa e realizzata congiuntamente dal Granducato di Toscana e dalla Francia. Questa esperienza ebbe inizio il 13 agosto 1817, quando Raddi si imbarcò nel porto di Livorno sulla nave portoghese S. Sebastiano. La nave si recava in Brasile per accompagnare l’arciduchessa Leopoldina, destinata in sposa a don Pedro di Braganza, principe ereditario del Brasile e del Portogallo. Il viaggio di Raddi si concluse il 19 agosto 1818 nel porto di Genova, dove approdò approfittando di due fregate austriache che dovevano riportare in patria l’ambasciatore, conte Emmerich d’Eltz.
Raddi portava con sé circa 4000 campioni di piante, oltre a 3000 fra insetti, rettili, uccelli e pesci. Si trattava di esemplari raccolti quasi tutti nei dintorni di Rio de Janeiro e nelle montagne limitrofe come il Corcovado e i monti d’Estrello. In quei luoghi, aveva avuto l’opportunità di stringere rapporti con diversi suoi colleghi e in particolare con il carmelitano Leandro do Sacramento, un famoso botanico che gli avrebbe dedicato il genere Raddisea della famiglia delle Hipocrateacee.
L’importanza di questa sua spedizione per lo studio della flora brasiliana è tuttora viva nell’ambiente scientifico brasiliano, come testimonia anche il fatto che l’istituto di botanica dell’Università federale ha chiamato Leandro il suo periodico, perché Raddi aveva descritto e classificato per la prima volta l’esemplare così chiamato appartenente alle melastomacee.
Negli anni successivi, pur amareggiato da alcuni provvedimenti amministrativi che lo ridussero al rango di semplice impiegato, si dedicò a pubblicare disegni e descrizioni di queste piante, di questi animali e dei minerali, anche se le sue speranze di dare ampio spazio all’iconografia, curata dal disegnatore-incisore litografico Galli e dallo stampatore Salucci, vennero in larga parte frustrate da ostacoli tecnici e soprattutto finanziari. I suoi numerosi lavori sono ancora oggi di primaria importanza per la conoscenza della flora tropicale e soprattutto di nuove specie di crittogame, felci e spermatofite.
Nel luglio 1828, aggregandosi alla spedizione scientifico-letteraria guidata da Jean-François Champollion, partì alla volta dell’Egitto assieme al gruppo toscano guidato da Ippolito Rosellini. Raddi viaggiava in veste di membro della commissione appositamente istituita, allo scopo di studiare le crittogame di quel Paese. Dopo aver raccolto molto materiale fra Alessandria e Rosetta, risalì il corso del Nilo. Tornò poi nel Basso Egitto, che percorse in ogni direzione prima di raggiungere il lago Bruloz e i laghi Natron. Una violenta infezione intestinale contratta durante il viaggio lo obbligò però a tornare al Cairo per curarsi. Aggravatesi le sue condizioni di salute, si imbarcò alla volta dell’Italia ma, colto dalla dissenteria, dovette fermarsi a Rodi, dove morì il 7 o forse l’8 settembre 1829.
I campioni originali da lui raccolti e studiati, tra i quali la maggior parte degli olotipi, sono conservati nell’Erbario dell’orto botanico di Pisa, tra i ben 20.000 esemplari acquisiti nel 1829 dall’allora direttore Gaetano Savi.
A eccezione di quelli provenienti dall’Egitto, gli olotipi raccolti da Raddi sono tuttora accompagnati dall’etichetta originale manoscritta da lui redatta. Gli isotipi si conservano invece presso la sezione botanica del Museo di storia naturale dell’Università degli studi di Firenze, come anche in altri erbari (Bologna e Londra), tra le collezioni di quei botanici ai quali Raddi aveva inviato per scambio o consulto le sue raccolte. Tutto questo materiale attesta la qualità e la rarità degli esemplari raccolti, con particolare riguardo alle crittogame. Originale e innovatrice fu infatti la sua capacità di interpretare le caratteristiche di un vasto gruppo di vegetali e di valutare l’importanza della sistematica, che considerava come la sintesi della ricerca a tutti i livelli. Pronta ad accogliere ogni nuova cognizione, a suo avviso essa aveva lo scopo di identificare meglio la posizione del gruppo oggetto di valutazione nel grande quadro evolutivo del mondo dei viventi, introducendo concetti di affinità reale ed eliminando quelli di affinità apparente.
Nel corso della sua esistenza ottenne numerosi riconoscimenti scientifici, fra cui quello di socio corrispondente della R. Accademia lucchese, dell’Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL, dell’Accademia linneana di Parigi, della Società medico-botanica di Londra. Fu inoltre socio dell’Accademia dei Georgofili, che gli dedicò un’epigrafe nella basilica di S. Croce a Firenze, dove gli venne eretto anche un monumento.
Secondo Eleonora Francini Corti (1984), Raddi avrebbe avuto cinque figli, non altrimenti noti.
Opere. La gran parte degli scritti di Raddi venne pubblicata su importanti riviste scientifiche: per un loro parziale elenco vedi Isenburg, 1989, pp. 57-58, e Amadei et al., 2005. Tra le sue opere si segnalano soprattutto: Jungermanniografia etrusca. Memoria, Modena 1818, che si può considerare il suo capolavoro e che fu molto apprezzato in ambito internazionale (il grande epatologo tedesco Christian Gottfried Nees von Esenbeck, nella prefazione all’edizione postuma di quest’opera – pubblicata a Bonn nel 1841 – lo definì il padre della epaticologia). Importanti anche: Agrostografia Brasiliensis sive enumeratio plantarum ad familias naturales graminum et ciperiodarum spectantium quas in Brasilia collegit et descripsit, Lucca 1823; Plantarum Brasilensium Nova Genera et Species Novae, vel minus cognitae, Firenze 1825. Tra le opere edite in età contemporanea: Flora Brasiliana. Memorie 1819-1828, a cura di G. Massa, Roma 1976 (pubblicata in occasione del primo centenario dell’emigrazione agricola italiana in Brasile); G. R., uno dei XL. Scritti inediti, 1817-1828, a cura di G.B. Marini Bettòlo, Roma 1981.
Fonti e Bibl.: Documenti relativi a R. sono conservati sia nell’archivio del Museo di fisica e storia naturale di Firenze, confluito nel Museo Galileo di Firenze, sia in quelli dell’Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL (per questi – in gran parte lettere di R. – vedi Marini Bettòlo, 1984) e dell’orto botanico di Pisa, oltre che nell’Archivio di Stato di Firenze.
Nuovi ragguagli intorno al prof. R. Spedizione Francese-Toscana in Egitto, in Antologia del Gabinetto Viesseux, XXXVI (1829), pp. 74-76; G. Savi, Alla memoria di G. R., Firenze 1830 (con il catalogo delle opere); F. Tartini-Selvatici, Elogio dell’Accademico G. R., in Atti della Regia Accademia economica-agraria dei Georgofili di Firenze, VII (1830), pp. 304-309; G. Savi, Catalogo di piante egiziane raccolte dal naturalista G. R., in Memorie di matematica e fisica della Società italiana di scienze, XXI (1837), pp. 186-202; M. Savelli, La vendita dell’erbario di G. R., in Bullettino della Società botanica italiana, XXV (1918), pp. 3-8; G. Bargagli Petrucci, G. R. naturalista e viaggiatore fiorentino, Firenze 1922; U. Martelli, Alcuni manoscritti di G. R., in Journal of plant taxonomy and geography, V (1923), pp. 583-594; A. Chiarugi, L’Herbarium Horti Botanici Pisani nel ventennio 1936-1990, in Nuovo Giornale botanico italiano, n. s., LVII (1950), pp. 640-645; E. Francini Corti, G. R. (1770-1829). Botanico Georgofilo in Santa Croce, in Rivista di storia dell’agricoltura, XXIV (1984), pp. 5-21; G. B. Marini Bettòlo, G. R. nei documenti dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta del XL, ibid., pp. 23-38; T. Isenburg, Viaggiatori naturalisti italiani in Brasile nell’Ottocento, Milano 1989, pp. 19-23 e 57-58; R. Goldenberg - R.M. Baldini, Melastomataceae Raddianae. A study of G. Raddi’s Melastomataceae Types Housed in the Herbary of Pisa (PI) and Florence (Fi), in Taxon, LI (2002), pp. 739-746; P.E. Tomei, Le raccolte egiziane conservate nell’Herbarium Horti Pisani, in Museologia scientifica, XX (2003), pp. 235-333; R.E.G. Pichi Sermolli - M.P. Bizzarri, A revision of R.’s pteridological collection from Brazil (1817-1818), in Webbia, LX (2005), pp. 1-28; L. Amadei et al., Herbarium Horti Pisani: i tipi delle specie di G. R. (1770-1829), in Atti della Società di scienze naturali. Memorie, s. B, CXII (2005), pp. 165-179; R.M. Baldini - H.M. Longhi Wagner, “Poaceae Raddiane”. An uptated nomenclatural and taxonomical evolution of G. R.’s Brazilian Poacaceae, in Taxon, LV (2006), pp. 469-482; H.M. Longhi Wagner - R.M. Baldini, Synopsis Poacearum in Josephii Raddii Agrostografia brasiliense editarum, in Kew Bulletin, LXII (2007), pp. 381-405.