Verdi, Giuseppe
Grande musica per grandi passioni
Massimo operista italiano dell’Ottocento, tra i più celebrati di tutti i tempi, Giuseppe Verdi musicò 28 opere, alle quali vanno aggiunti cinque rimaneggiamenti. In esse la magistrale padronanza dei mezzi tecnici e drammatici è messa al servizio dell’espressione di accese passioni romantiche. I suoi lavori, che trovarono spesso felice assonanza nelle eroiche vicende risorgimentali, godono tuttora di straordinaria popolarità
Giuseppe Verdi nacque a Roncole di Busseto, vicino Parma, nel 1813. Di famiglia modesta, prese le prime lezioni da musicisti locali e compose all’età di 15 anni pezzi di musica sacra e profana. Respinto nel 1832 all’esame di ammissione al Conservatorio di Milano, studiò poi privatamente con Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala.
Iniziò a comporre le prime opere mentre era maestro di musica al comune di Busseto (dal 1836). Se Oberto conte di San Bonifacio nel 1839 riscosse già un buon successo alla Scala, Nabucco (1842) – il cui coro Va’ pensiero fu assunto dai patrioti a simbolo della lotta per la libertà dall’oppressore – e I Lombardi alla prima crociata (1843) ricevettero un’accoglienza trionfale. Del 1844 è Ernani, primo importante frutto della collaborazione tra Verdi e il librettista Francesco Maria Piave.
Ormai celebre, Verdi iniziò un durissimo periodo di lavoro per assolvere ai molti impegni con teatri italiani e stranieri. A questi anni intensi, che il compositore definì «gli anni di galera», appartengono numerose opere, tra le quali Attila (1846), Macbeth (1847, poi rimaneggiato nel 1867) – dramma a forti tinte sull’ambizione – e Luisa Miller (1849).
L’esperienza e la padronanza perfetta dei mezzi tecnici produssero tre capolavori: Rigoletto (1851), Il trovatore (1853), La traviata (1853), in cui Verdi, ormai ricco e affermato, non ebbe paura di affrontare temi anticonvenzionali o addirittura scabrosi, con insuperabile talento drammatico e grande capacità di introspezione psicologica.
È il caso della Traviata, tratta dal romanzo La signora dalle camelie di Alexandre Dumas figlio, ambientata nel mondo borghese contemporaneo. La cortigiana Violetta, bella e mondana ma affetta dalla tisi, conosce a una festa Alfredo. I due si innamorano e vanno a vivere insieme in campagna. Il padre di Alfredo, preoccupato dallo scandalo che potrebbe sconvolgere la sua famiglia, chiede a Violetta di lasciare il figlio. Violetta si sacrifica e abbandona l’innamorato senza spiegazioni. Alfredo si crede tradito, e soltanto quando sarà richiamato sul letto di morte di Violetta, conoscerà la verità. Ma è troppo tardi e Violetta muore tra le sue braccia.
Le tre opere, sebbene colpite dalla censura e inizialmente accolte negativamente dal pubblico, raggiunsero presto grandissima popolarità; le parallele vicende politiche che avrebbero portato all’unità d’Italia (Risorgimento) aumentarono inoltre il prestigio di Verdi come musicista nazionale.
Dopo la trilogia, le opere di Verdi furono molto più distanziate tra loro, e gli argomenti scelti con ancora maggiore cura. Mentre in Germania andava affermandosi la rivoluzione teatrale di Wagner, Verdi si indirizzò verso il grand-opéra francese, un tipo di opera a sfondo storico o religioso che prediligeva scenografie sfarzose, grandi scene di massa ed elaborate coreografie di danza (opera).
Sul modello francese compose le opere Vespri siciliani (1855), Don Carlos (1867) – entrambe per l’Opéra di Parigi – e Aida, ambientata nell’antico Egitto, che andò in scena al Cairo nel 1871 per celebrare l’apertura del canale di Suez.
A questi anni risalgono anche alcune opere che testimoniano da parte di Verdi una volontà di rinnovamento, come Simon Boccanegra (1857, poi rimaneggiato nel 1881), Un ballo in maschera (1859) e La forza del destino (1862): quest’ultimo lavoro, scritto per il teatro di San Pietroburgo, sviluppa il tema – caro al compositore – del fato che regola le vicende umane.
Dopo Aida Verdi diradò molto l’attività compositiva: al 1873 risale il Quartetto per archi e al 1874 la Messa da Requiem (in memoria di Manzoni), ma è solo del 1887 l’opera successiva, Otello; l’ultimo capolavoro è Falstaff (1893), opera comica venata di malinconia. Questi due titoli sono, come Macbeth, tratti da Shakespeare.
Verdi morì nel 1901 a Milano, città dove aveva fondato una casa di riposo per musicisti, nel cui oratorio è sepolto, commemorato da un epitaffio del poeta Gabriele D’Annunzio: «Pianse ed amò per tutti».