Wagner, Richard
Il teatro musicale come opera d’arte totale
Compositore, scrittore e librettista tedesco dell’Ottocento, Richard Wagner impiegò il suo genio per realizzare un teatro totale, unione stilistica di poesia, suono e recitazione, cioè un’opera in musica che racchiudesse tutte le forme d’arte, compresi gli elementi architettonici e scenografici. Le sue opere – in particolare l’imponente ciclo L’anello del Nibelungo –, ispirate per lo più all’epica germanica per concezione e per linguaggio costituiscono il culmine del dramma musicale romantico
Richard Wagner nacque a Lipsia nel 1813. Estremamente attratto dal teatro d’opera e interessato, oltre che alla musica, alla letteratura, alla filosofia e alla politica, non effettuò studi regolari e si avvicinò alla musica relativamente tardi. Nonostante la formazione quasi da autodidatta, le sue prime prove musicali già dimostrano tuttavia una spiccata personalità.
Nel 1833 divenne maestro del coro al teatro di Würzburg e in seguito direttore d’orchestra a Magdeburgo, Königsberg e Riga; tra le sue prime opere la più importante è Rienzi (composta nel 1838-40), strutturata sul modello del grand-opéra francese, cioè un’opera a soggetto storico o religioso con scenografie sfarzose e danze (musica, storia della).
Spinto dai debiti, nel 1839 Wagner – insieme alla moglie Minna Planer – si imbarcò per Londra, da dove poi si spostò a Parigi; una spaventosa tempesta, poi narrata nell’autobiografia (La mia vita, 1870), lo ispirò a scrivere l’opera L’Olandese volante (nota anche come Il vascello fantasma, composta nel 1840-41). Tratta da una leggenda marinara utilizzata anche dal poeta tedesco Heinrich Heine, l’opera narra di un marinaio condannato a vagare per l’eternità sul suo vascello, fino a quando una donna fedele lo salverà con il suo amore.
Su libretto proprio, come tutti i lavori di Wagner, L’Olandese volante sviluppa i temi della maledizione e della redenzione, presenti anche nelle opere successive, e già manifesta la volontà di allontanarsi dai modelli operistici dominanti per proiettarsi verso una nuova forma di teatro musicale.
A Parigi, dove rimase fino al 1841, Wagner frequentò un ambiente molto ricco di stimoli culturali ma continuò anche ad avere non poche difficoltà economiche. Rientrato in Germania nel 1842, fu per sette anni maestro della cappella di corte a Dresda (1843-49), dove erano state rappresentate sia Rienzi (1842) sia L’Olandese volante (1843); in quegli anni iniziò lo studio della storia e delle antiche leggende germaniche, che gli ispirarono la composizione di Tannhäuser (la cui prima versione del 1843-45 andò in scena a Dresda nel 1845 e fu poi rimaneggiata per Parigi nel 1861) e di Lohengrin (1846-48, rappresentata a Weimar nel 1850).
Avendo partecipato ai moti rivoluzionari del 1848, Wagner fu arrestato e condannato a morte, ma riuscì a fuggire avventurosamente e a rifugiarsi dapprima a Weimar – ospite del compositore e amico Franz Liszt – e in seguito a Zurigo, dove rimase in esilio fino al 1860.
A Zurigo la riflessione teorica sulla natura dell’arte e dell’opera teatrale sfociò negli scritti L’opera d’arte dell’avvenire (1849) e Opera e dramma (1851), nei quali Wagner auspicava la nascita di un’arte libera da schemi e da convenzioni, che si esprimesse nell’«opera d’arte totale», in cui parola, musica e arte drammatica risultassero fuse in una unità.
Frutto di tali ideali estetici è l’ambizioso progetto L’anello del Nibelungo, ciclo di quattro opere (detto Tetralogia e composto in un ampio arco di tempo tra il 1852 e il 1874), articolato in una vigilia e tre giornate. La Tetralogia, ispirata all’antica mitologia germanica, costituisce il culmine dell’esperienza romantica tedesca (romanticismo), in senso artistico e musicale ma anche filosofico; infatti la musica, linguaggio dell’inesprimibile e dell’inconscio, concorre con le altre arti alla realizzazione di un’esperienza artistica unica, che recupera il valore del mito tornando alle fonti espressive originarie, esalta la purezza germanica, annulla le differenze tra finzione e realtà. La forza delle idee wagneriane conquistò borghesi e intellettuali del tempo, esercitando una profonda influenza sulle generazioni successive.
Dal punto di vista tecnico, teatrale ed espressivo, con la Tetralogia Wagner portò a compimento innovazioni che si trovavano già in germe nell’Olandese volante: viene abolita la forma chiusa articolata nell’alternanza di recitativi e arie a favore di un flusso melodico ed emotivo continuo, e viene impiegato il Leitmotiv, cioè un «motivo conduttore» che caratterizza un personaggio, un sentimento o un’idea, riproposto – variamente elaborato – ogni volta che il personaggio o la situazione cui il motivo si riferisce si presenta in scena. Inoltre, il timbro e i più ingegnosi artifici dell’orchestrazione e dell’armonia vengono usati per esprimere i sentimenti o la psicologia dei personaggi e la tonalità tradizionale viene allargata.
La trama dell’ Anello del Nibelungo è ricca di vicende, personaggi e significati, ereditati ma talora trasformati rispetto alla mitologia (Nibelunghi) per esaltare simboli o adattarli alle funzioni drammaturgiche.
Nella prima opera, L’oro del Reno (1853-54, rappresentato a Monaco nel 1869), il nano Alberich del popolo dei Nibelunghi ruba alle Ondine l’oro magico sepolto nel fiume Reno e vi forgia un anello, che rende signori del mondo, e uno scudo. Il tesoro sarà recuperato da Wotan, re degli dei, ma una terribile maledizione sarà scagliata sull’anello.
La Walkiria (1854-56, rappresentata a Monaco nel 1870) ha per protagonista la walkiria Brünnhilde, fanciulla guerriera, la quale aiuta, contro gli ordini del padre Wotan, i gemelli Siegmund e Sieglinde, anch’essi figli di Wotan e colpevoli di un’unione incestuosa. Per questo è cacciata dal Walhalla (il regno degli dei), privata della divinità e condannata a dormire circondata dal fuoco. Potrà essere salvata solamente quando un eroe la sveglierà; celeberrima in quest’opera è la Cavalcata delle Walkirie.
L’opera Sigfrido (1856-71, andata in scena a Bayreuth nel 1876) ha per protagonista il figlio di Sieglinde, morta nel darlo alla luce; il bambino, allevato dal nibelungo Mime che intende servirsene per impadronirsi dell’anello magico, si dimostra crescendo un eroe dalla forza prodigiosa. Capite le vere intenzioni di Mime, Sigfrido lo uccide; sveglia poi con un bacio Brünnhilde, la quale si innamora subito di lui.
Nell’ultima giornata, Il crepuscolo degli dei (1869-74, rappresentata a Bayreuth nel 1876), Brünnhilde, a conclusione di una storia di amore e tradimenti, piange la morte di Sigfrido e, acceso un rogo funebre, si getta anch’essa tra le fiamme. Le Ondine trascinano l’anello sul fondo del Reno; intanto, il fuoco fa irruzione nel Walhalla e avvolge gli dei.
Dopo che aveva scritto le prime scene di Sigfrido (1856-57), la composizione della Tetralogia subì una lunga interruzione, durante la quale Wagner compose Tristano e Isotta (1857-59, rappresentata a Monaco nel 1865) e I maestri cantori di Norimberga (1862-67, rappresentata a Monaco nel 1868).
Sul piano privato, questi furono per Wagner anni difficili, caratterizzati dalla separazione dalla moglie e dalla chiacchierata relazione con Cosima Liszt, figlia del compositore Franz e moglie del direttore d’orchestra Hans von Bulow. Lo scandalo causò a Wagner l’allontanamento dalla corte del re Ludwig II di Baviera, dove si trovava dal 1864 e dove aveva finalmente raggiunto la tranquillità economica.
Nel 1870 Wagner e Cosima poterono infine sposarsi; nello stesso anno, per la nascita del figlio Sigfrido, Wagner scrisse L’idillio di Sigfrido, un’intensa e delicata pagina orchestrale. Intanto ultimava anche il Sigfrido e componeva Il crepuscolo degli dei.
La prima rappresentazione completa dell’Anello del Nibelungo avvenne nel 1876 nella cittadina bavarese di Bayreuth, nella quale Wagner si era trasferito nel 1872 e dove, grazie alla generosità di Ludwig II, aveva potuto progettare e costruire un teatro appositamente concepito per rappresentare le sue opere.
Alcune delle sue innovazioni tecniche e architettoniche, come la buca per l’orchestra detta golfo mistico e la cura per l’acustica della sala, sono state poi acquisite dai teatri moderni.
Dopo il 1876 la salute di Wagner cominciò a declinare, tanto che il compositore dovette recarsi a svernare in Italia; a Palermo, nel 1882, portò a termine la sua ultima opera, Parsifal (rappresentata a Bayreuth nello stesso anno). Nell’autunno si trasferì a Venezia, dove morì nel 1883. Fu sepolto a Bayreuth vicino al suo teatro.