glomerulonefrite
Infiammazione renale. Le g. possono essere sia diffuse sia circoscritte; acute, subacute o croniche. La forma più importante e tipica è la g. diffusa acuta, entità clinica a patogenesi prevalentemente immunitaria. Tutte le forme di g. hanno in comune l’infiammazione del glomerulo renale, con conseguente alterazione dei capillari glomerulari.
Esistono varie forme di g., che possono essere direttamente correlate a una patologia del rene, o secondarie a un quadro sistemico (diabete mellito, lupus eritematoso sistemico, varie vasculiti, ecc.). G. si manifestano anche in corso di malattie infettive, come nel caso delle streptococcie da streptococco beta-emolitico di gruppo A, delle infezioni da stafilococchi, o in corso di epatite virale B e C. La causa più comune di g. nei paesi economicamente sviluppati è il diabete (➔) mellito, soprattutto dopo anni di scompenso glicemico, quando la malattia non è tenuta sotto controllo. Una forma importante e frequente di g. è la glomerulopatia da IgA (nota anche come malattia di Berger). È un quadro caratterizzato da immunocomplessi formati da IgA (un’immunoglobulina presente nel sangue e nelle secrezioni) che si depositano nel rene e vengono intrappolati a livello glomerulare dove danno luogo a un processo infiammatorio, proliferazione delle cellule nel contesto della matrice del mesangio (➔ rene) con evoluzione sclerotica.La g. membrano-proliferativa, conosciuta anche come g. mesangio-capillare, è un’entità nosologica da considerare nell’ambito della sindrome nefrosica (➔ nefrosi) e si caratterizza per le lesioni della membrana di filtrazione associate a intensa proliferazione delle cellule del glomerulo.
I sintomi clinici che si associano alla g. possono essere: edemi, ipertensione arteriosa, talora segni di sofferenza cardiaca. Nella grande maggioranza dei casi, la g. acuta, tempestivamente curata, guarisce dopo alcuni giorni o poche settimane. Ai fini diagnostici è di grande importanza il ricorso allo studio istologico del rene tramite biopsia; questo approccio, considerato di routine, non va evitato perché consente al clinico di fissare un rapporto preciso tra danno anatomo-funzionale e prognosi: uno dei casi emblematici è la g. in corso di lupus eritematoso sistemico, situazione nella quale la conoscenza del danno renale può condizionare la terapia da utilizzare in una certa fase del decorso clinico. Nei casi sfavorevoli, la g. presenta scarsa tendenza verso la guarigione e può trasformarsi in una forma cronica (nefrosclerosi), o in una forma a più o meno marcata impronta nefrosica con una tendenza verso l’uremia.