GNIEZNO
Città della Polonia occidentale, a E di Poznań, sita al centro dell'omonimo altipiano su un'altura originariamente circondata da quattro laghi (oggi in parte scomparsi) collegati l'uno all'altro dal corso della Srawa.Tra la seconda metà del sec. 10° e l'11° G. fu il principale centro politico dello Stato dei Polani e prima capitale della Polonia; era percorsa dalla via che dalla Moravia - attraverso Opole, Kalisz e Giecz - raggiungeva il mar Baltico, toccando i centri di Trzemeszno e Kruszwica, e dalla via che, passando per Magdeburgo e Poznań, collegava la Germania con la Rutenia. Sul colle noto più tardi con il nome di Lech, intorno al 940, secondo l'ipotesi più recente (Gniezno pierwsza stolica, 1995, pp. 87-89), il padre del duca Mieszko I costruì un fortilizio, successivamente arricchitosi fino al primo quarto del sec. 11° di sobborghi e di insediamenti non fortificati. Estesa a comprendere un'area non superiore a ha 6 ca., G. costituiva il più grande centro fortificato della regione della Grande Polonia: le abitazioni in legno e gli edifici erano circondati da fortificazioni in legno e terra, di m. 20 ca. di larghezza alla base e di m. 12 ca. di altezza. La prima citazione della città è relativa agli anni 990-992: nel Dagome iudex, il più antico documento statale riguardante la Polonia, G. è ricordata come civitas Schinesghe (Codex diplomaticus nec non epistolaris Silesiae, 1956, pp. 7-8), mentre successivamente (sec. 11°), per es. nella Vita sancti Adalberti di Bruno di Querfurt e nel Chronicon di Thietmar (IV, 45, 27-28; VIII, 15, 19), compare come civitas magna, civitas, urbs.Nel 997, nella chiesa fatta erigere da Mieszko I furono deposte le spoglie di s. Adalberto; nel 1000 G. fu teatro dell'incontro del duca Boleslao l'Intrepido con l'imperatore Ottone III; in seguito a tale evento, che aveva visto la partecipazione anche dei legati papali, G. ottenne l'elevazione a sede arcivescovile e metropolitana, con l'innalzamento a cattedrale della chiesa di Mieszko I. Fu a partire da quest'epoca che G. ricoprì il ruolo di capitale ecclesiastica della Polonia: nel 1025 vi furono incoronati re Boleslao l'Intrepido e suo figlio Mieszko II. Dopo l'invasione nel 1038 o 1039 da parte dell'esercito boemo, responsabile di ingenti distruzioni e della stessa sottrazione delle reliquie di s. Adalberto, il re Casimiro il Rinnovatore si fece promotore della ricostruzione della città. Nel 1192 G., che intorno alla metà del sec. 12° al-Idrisi ricordava come una delle città più grandi della Polonia (Lewicki, 1945, pp. 142-143), fu devastata da un incendio che secondo le fonti avrebbe distrutto insieme al fortilizio anche un monasterium (Annales Poloniae Maioris, 1962, p. 3).Malgrado avesse perduto il ruolo di capitale a favore di Cracovia, nel corso della seconda metà del sec. 11° e fino alla metà del 13° G. continuò a costituire il principale centro politico e amministrativo della Grande Polonia, mantenendo le prerogative di capitale e di sede della castellania. Prima tra le città della regione, nel 1238 o 1239 G. beneficiò dello statuto privilegiato della locatio civitatis, secondo il diritto magdeburghese, ed è in questo contesto, con ogni probabilità, che va inquadrato l'ulteriore ampliamento del centro abitato, con una nuova entità urbana che si sviluppò sull'altura più tardi chiamata collina della Vergine, a E del vecchio fortilizio. A partire all'incirca dalla seconda metà del sec. 13°, quando il centro politico e culturale della Grande Polonia si spostò a Poznań, G. si trovò ad assolvere funzioni quasi esclusivamente di capitale ecclesiastica. Ancora nel 1295 vi ebbe luogo l'incoronazione a re di Polonia del duca Přemysl II e nel 1300 quella di Venceslao II, l'ultima a essere celebrata nella città.Della cinta muraria che a partire dalla fine del sec. 13° e nella prima metà del 14° doveva circondare G. si sono conservate solo poche tracce; nel corso del sec. 14° la città, che nel 1331 conobbe un'ennesima distruzione a opera dei Cavalieri Teutonici e che dopo tale data risulta circondata da mura con tre porte, perse gran parte del carattere di centro fortificato a favore di una dimensione residenziale; essa conservò tuttavia un'importanza commerciale, grazie anche alla sua posizione che le garantiva un ruolo significativo lungo la via che congiungeva la Piccola Polonia e la Slesia a Danzica. Ancora nel sec. 15°, con i suoi quattromila abitanti, la città era considerata una delle più importanti della Polonia.La cattedrale, dedicata all'Assunta e a s. Adalberto, fu eretta in prossimità delle poderose fortificazioni che racchiudevano il nucleo dell'insediamento ducale. Dell'originario edificio preromanico si sono conservati solo pochi resti delle fondamenta: esso era costituito da un impianto basilicale a tre navate, con pilastri cilindrici, e conclusione orientale a tre absidi. Dopo l'incendio del 1018, sui resti di questa venne ricostruita una seconda chiesa che ne rispettò sostanzialmente l'assetto planimetrico: a tale fase, cronologicamente riferibile alla seconda metà del sec. 11° - la chiesa fu consacrata nel 1064 e nel 1097 -, vanno ascritte anche le due torri occidentali e la realizzazione di un presbiterio sopraelevato.Il nuovo coro gotico fu costruito a partire dal 1342, per iniziativa dell'arcivescovo Jarosław Bogoria Skotnicki; le cappelle che lo circondano invece vennero per la maggior parte edificate in una seconda campagna di lavori, quando, a partire dagli anni sessanta del sec. 14° fino al 1400 ca., si rinnovò anche il corpo delle navate; prima del 1417 fu condotta a termine la costruzione della torre settentrionale. A partire dal 1952, dopo l'incendio che nel 1945 causò il crollo parziale delle coperture, fu intrapresa una serie di lavori in seguito ai quali l'edificio venne liberato dei rifacimenti barocchi e recuperato alla sua facies gotica. Così come oggi si presenta - corpo longitudinale a tre navate privo di transetto, coro con deambulatorio su cui si apre una corona di cappelle e terminazione occidentale a due torri -, la cattedrale sembra richiamarsi, piuttosto che ai modelli francesi del Gotico, alle cattedrali di Breslavia e di Cracovia, suoi immediati precedenti, nonché all'architettura cistercense dell'Europa centrale degli anni a cavallo fra 13° e 14° secolo. A quest'ultima la cattedrale di G. rimanda, in particolare, nella declinazione stilistica, improntata alle forme del 'Gotico ridotto' (Reduktionsgotik).Pertinente all'epoca romanica resta la porta bronzea, uno dei più grandiosi monumenti della scultura romanica in Polonia, dove, con ogni probabilità, venne fusa nel settimo decennio del sec. 12°; è attribuita al maestro Pietro, indicato dalle iscrizioni come principale esecutore. I diciotto riquadri a rilievo che raccontano la Storia di s. Adalberto, secondo uno schema esemplato sulla Vita di Cristo, sono racchiusi entro una cornice a racemi di ispirazione tardoantica, con inserite figure umane e animali. Dal punto di vista artistico resta tuttora aperto il problema dell'individuazione della matrice stilistica, che si è voluta identificare di volta in volta nell'ambito della produzione mosana, in quella propria della Germania meridionale o anche in Italia.Fra le altre opere di scultura che la cattedrale conserva possono essere ricordate la lastra sepolcrale in bronzo dell'arcivescovo Jakub da Sienno (m. nel 1480), opera riconosciuta di produzione centroeuropea, secondo modelli fiamminghi; la pietra tombale dell'arcivescovo Zbigniew Oleśnicki, eseguita da Wit Stosz nel 1495, e ancora quella detta di S. Adalberto, risalente alla fine del 15°-inizi del 16° secolo.Fra le più antiche fondazioni di G. è la chiesa di S. Giorgio, eretta nei secc. 12°-13° all'interno del nucleo più antico del centro, il borgo ducale. Fu collegiata a partire dal sec. 13° e fino al 1815. L'edificio attuale, a navata unica con abside, realizzato in blocchi di granito, non consente di ricostruire con chiarezza l'assetto originario.L'edificazione della chiesa dei Francescani, dedicata all'Assunta, risale alla fine del sec. 13°; già prima del 1300, grazie alle donazioni di Přemysl II, i lavori risultavano conclusi. Eretta in funzione sia della comunità francescana maschile sia delle Clarisse - i cui conventi furono fondati a opera di Boleslao il Pio nel 1259 e prima del 1279 -, si presenta a due navate, quella settentrionale originariamente provvista di una tribuna superiore, e con un presbiterio rettangolare molto allungato.La chiesa di S. Giovanni Battista, dei Canonici regolari del Santo Sepolcro, a navata unica, risalente al terzo quarto del sec. 14°, con presbiterio del 13°, conserva della decorazione trecentesca mensole e chiavi di volta scolpite e pitture databili anch'esse al terzo quarto del 14° secolo.Il tesoro della cattedrale, considerato tra i più ricchi della Polonia, conserva, fra le varie opere, tre calici. Il primo, in agata, detto di S. Adalberto, la cui coppa, forse bizantina, tra il sec. 12° e il 13° venne dotata della montatura in oro; gli altri due calici sono entrambi provenienti dall'abbazia di Trzemeszno: uno, detto della duchessa Da̧brówka, presenta una decorazione a niello e insieme con la relativa patena viene datato agli anni 1180-1190 e attribuito a manifatture della Bassa Sassonia; l'altro, lavorato a sbalzo e noto come calice reale - in relazione al programma iconografico, attinto al Libro dei Re dell'Antico Testamento -, venne con ogni probabilità prodotto da botteghe della Grande Polonia intorno agli stessi anni.L'Arch. Archidiecezjalne, uno dei più antichi della Polonia, contiene sessantasette codici miniati fra i quali, di particolare rilievo: il Codex Aureus-Evangelistarium (1a), con il più ricco corredo illustrativo che sia dato trovare nei manoscritti romanici polacchi, realizzato dopo il 1086 e assegnato a scuola boema; il Missale plenarium (149), databile fra il sec. 11° e il 12° e riferito allo scriptorium di Niederalteich in Baviera; il c.d. Evangeliario Kruszwicki (2), proveniente dall'antica collegiata di Kruszwica e qualificato come prodotto della scuola di Helmarshausen degli anni 1160-1170; infine una Bibbia (142), opera boema del 1414.Un'importante collezione di dipinti, sculture lignee e oreficerie, provenienti da varie chiese della diocesi, è conservata nel Muz. Archidiecezji. Il Muz. Poczatków Panstwa Polskiego accoglie invece una raccolta di materiale archeologico emerso durante le campagne di scavo che hanno interessato la città.
Bibl.:
Fonti. - Bruno di Querfurt, S. Adalberti Pragensis episcopi et martyris Vita altera, a cura di H. Karwasińska (Monumenta Poloniae historica, n.s., 4, 2), Warszawa 1969, p. 29; Thietmar di Merseburg, Chronicon, a cura di R. Holtzmann, in MGH. SS rer. Germ., n.s., IX, 1935; Cosma di Praga, Chronica Boemorum, a cura di B. Bretholz, ivi, II, 1923; Galli Anonymi Chronica et gesta ducum sive principum Polonorum, a cura di C. Maleczyński (Monumenta Poloniae historica, n.s., 2), Kraków 1952; Magistri Vincenti Episcopi Cracoviensis Chronica Polonorum, a cura di A. Przeździecki, Kraków 1862; Codex diplomaticus Maioris Poloniae, I, Poznań 1877; Codex diplomaticus nec non epistolaris Silesiae, a cura di C. Maleczyński, I, Wrocław 1956; Annales Poloniae Maioris, a cura di B. Kürbis (Monumenta Poloniae historica, n.s., 6), Warszawa 1962.
Letteratura critica. - J. Korytkowski, Arcybiskupi gnieźnieńscy, prymasowie i metropolici polscy od roku 1000 aż do roku 1821 [Arcivescovi di G., primati e metropoliti polacchi dall'anno 1000 fino all'anno 1821], I, Poznań 1887; A. Warschauer, Geschichte der Stadt Gnesen, Poznań 1918; T. Lewicki, Polska i kraje sasiednie w swietle ''Księgi Rogera'', geografa arabskiego z XII w. al-Idrīsī'ego [La Polonia e i paesi limitrofi alla luce del 'Libro di Ruggero' di al-Idrīsī, geografo arabo del sec. 12°], Kraków 1945; Drzwi Gnieźnieńskie [La porta di G.], a cura di M. Walicki, 3 voll., Wrocław 1956-1959; W. Hensel, Najdawniejsze stolice Polski. Gniezno-Kruszwica-Poznań [Le più antiche capitali della Polonia. G. Kruszwica-Poznań], Warszawa 1960; Katalog Zabytków Stuḳi w Polsce [Catalogo delle opere d'arte in Polonia], V, 3, Warszawa 1963; K. Żurowski, T. Wasilewski, L. Kalinowski, s.v. Gniezno, in Słownik Starożytności Słowiańskich [Dizionario delle antichità slave], II, 1, Wrocław-Warszawa-Kraków 1964, coll. 114-118; Dzieje Gniezna [Storia di G.], a cura di J. Topolski, Warszawa 1965; Dzieje Wielkopolski [Storia della Grande Polonia], I, a cura di J. Topolski, Poznań 1969; Katedra Gnieźnieńska [La cattedrale di G.], a cura di A. Swiechowska, 2 voll., Poznań-Warszawa-Lublin 1970; P. Skubiszewski, The Iconography of a Romanesque Chalice from Trzemeszno, JWCI 34, 1971, pp. 40-64; Sztuka polska przedromańska i romańska do schyłku XIII wieku [L'arte polacca dall'epoca preromanica e romanica fino alla fine del sec. 13°], a cura di M. Walicki, 2 voll., Warszawa 1971; H. Łowmiański, Pocza̧tki Polski [Le origini della Polonia], V, Warszawa 1973; A. Świechowski, Z. Świechowski, Der Dom zu Gnesen und seine Stellung in der gotischen Kunst, ZDVKw 27, 1973, pp. 24-54; J. Pasierb, Le programme iconographique et iconologique de la Porte de Gniezno, Polish Art Studies 2, 1980, pp. 31-49; P. Skubiszewski, Eine Gruppe romanischer Goldschmiedearbeiten in Polen (Trzemeszno, Czerwińsk), JBerlM 22, 1980, pp. 35-90; J. Rył, Katalog rękopisów Biblioteki Katedralnej w Gnieźnie [Catalogo dei manoscritti della biblioteca della cattedrale di G.], Archiwa, biblioteki i muzea Kościelne 45, 1982, pp. 5-201; W. Gałka, Ze studiów nad architektura dawnego kościoła i klasżtoru boogrobców w Gnieźnie [Studi sull'architettura dell'antica chiesa e del monastero dei Guardiani del Santo Sepolcro a G.], Studia i Materiały do Dziejów Wielkopolski i Pomorza 29, 1983, pp. 107-136; Z. Świechowski, Romanesque Art in Poland, Warszawa 1983; Gniezno. Studia i Materiały [Gniezno. Ricerche e materiali], 3 voll., Warszawa-Poznań 1984-1990; Codex Aureus Gnesnensis, a cura di T. Dobrzeniecki, 3 voll., Warszawa 1988; M. Aleksandrowicz, M. Wrzeszcz, A. Frejlich, s.v. Gniezno, in Encyklopedia Katolicka, V, Lublin 1989, coll. 1166-1173; G. Labuda, s.v. Gnesen, in Lex. Mittelalt., IV, 1989, coll. 1522-1524; P. Skubiszewski, La porta della cattedrale di Gniezno, in Le porte di bronzo dall'antichità al secolo XIII, a cura di S. Salomi, Roma 1990, I, pp. 247-270; P. Mrozowski, Polskie nagrobki gotyckie [I sepolcri polacchi nell'età gotica], Warszawa 1994, pp. 167-172; Gniezno pierwsza stolica Polski miasto świętego Wojciecha [G. la prima capitale della Polonia, la città di s. Adalberto], cat., Gniezno 1995.A. Grzybkowski