PARISE, Goffredo
Scrittore, nato a Vicenza l'8 dicembre 1929. Il ragazzo morto e le comete (1951; nuova ed. 1971), che appare nel vivo della stagione neorealista, ma che di neorealista presenta soltanto qualche esteriore elemento, non costituisce un esordio precoce solo per la giovane età dello scrittore: compaiono infatti alcuni motivi ripresi in seguito (in particolare, il senso confidenziale della morte, alcune tinte macabre e funeree, e il mito di un'infanzia sospesa tra rivolta e illusione, tra brutalità e sogno). In questo romanzo, che già si avvale del monologo interiore e di scambi tra la prima e terza persona, non la morte del protagonista P. vuole propriamente evidenziare, ma le avventure e i sogni del "ragazzo morto", testimoniati dai suoi amici e conoscenti, che rappresentano una sorta di continuità ininterrotta, oltre le stesse leggi naturali, tra la vita reale e quotidiana e la vita dei fantasmi. In questo primo P. operano pure influssi di scrittori moderni (E. Poe, H. Melville, F. Kafka, T. Capote, M. Bontempelli) e, entro certi limiti, una vena surrealista; aspetti riscontrabili anche nel secondo romanzo, La grande vacanza (1953; nuova ed. 1968), poeticamente meno realizzato, ma più sorvegliato nello stile. Con Il prete bello (1954), P. raggiunge il pieno successo editoriale. In questo romanzo, in cui non mancano torbidi richiami sensuali in un mondo provinciale in sfacelo, lo scrittore da una parte conferma la sua debole vocazione al ritratto psicologico e dall'altra ripropone alcuni già noti motivi (si pensi alle pagine del ragazzo Cena al riformatorio o all'apparizione della bicicletta allo stesso personaggio morente). Dopo Il fidanzamento (1956), un racconto lungo in cui P. si mostra più distaccato nel giudizio moralistico, e dopo Atti impuri (1959), romanzo in cui si rileva una maggiore compattezza dell'ordito narrativo, P. pubblica Il padrone (1964), in cui la misura allegorica e fiabesca della sua prima fase riemerge all'interno della moderna realtà industriale e i personaggi, dotati, come sempre, solo di qualità psicologiche elementari, sembrano vivere soprattutto in una dimensione biologica il loro destino di disfacimento e d'impotenza. Questi aspetti e la tematica del rapporto padrone-dipendente si riflettono anche nei due libri successivi, L'assoluto naturale (1966), dialogo fra un uomo e una donna, e Il crematorio di Vienna (1969), racconti o apologhi, la cui tesi dominante è la presenza dell'eredità nazista nell'alienante civiltà tecnologica. Qualcuno è tornato a parlare, per quest'ultimo libro d'influenza kafkiana; ma non si devono sottovalutare pure gli aspetti macabri e grotteschi che ci riportano a un preciso gusto dello scrittore. Gusto forse non sempre felice, se lo stesso P. ritenne di dover mutare rotta, aderendo con i racconti di Sillabario n. 1 (1972) a una vera e propria poetica dei sentimenti umani. Oltre al racconto Gli americani a Vicenza (1966), di P. bisogna anche ricordare: Cara Cina, 1966; Due, tre cose sul Vietnam, 1967; Biafra, 1968; Guerre politiche, 1976; New York, 1977. Nel 1975, insieme a Moravia, ha presentato Retrò, un volume fotografico di E. Catalano. Ha scritto per diversi giornali e in particolare per il Corriere della sera, al quale tuttora collabora.
Bibl.: E. Montale, in Corriere della sera, 14 nov. 1953 e 25 genn. 1970; E. Sanguineti, in Tra "liberty" e crepuscolarismo, Milano 1961; G. Bàrberi Squarotti, in La narrativa italiana del dopoguerra, Bologna 1965; E. Falqui, in Novecento letterario italiano, IV, Firenze 1970; C. Altarocca, Parise, ivi 1972; P. Petroni, Invito alla lettura di Parise, Milano 1975; E. Cecchi, in Di giorno in giorno, nuova ed., ivi 1977; G. Manacorda, in Storia della letteratura italiana contemporanea (1940-1975), Roma 1977.