gomma
Da materiale mitico a oggetto quotidiano
La storia tecnologica della gomma ha inizio nel Settecento con l'importazione in Europa del latice secreto da Hevea brasiliensis, albero gigante della foresta amazzonica. Solo nel 1839, con il processo di vulcanizzazione, fu possibile migliorare le prestazioni della gomma che divenne così l'affare del secolo. La sintesi di elastomeri sintetici a partire dagli idrocarburi ha messo a disposizione nel 20° secolo un gran numero di materiali adatti a svariati usi, primo tra tutti la produzione di pneumatici
Le gomme naturali si ottengono da secrezioni di piante di diverse famiglie. La più famosa è la gomma elastica che ha la particolarità di riacquistare la forma originaria dopo essere stata deformata. Tra le altre gomme vi sono: la gomma adragante, insolubile in acqua, la gomma arabica, addensante, e la gomma lacca (che non è una vera e propria gomma perché è prodotta da alcuni insetti), adoperata per lucidare e laccare oggetti.
La gomma elastica si ricava dal latice di diverse piante di cui la più nota è Hevea brasiliensis. È un albero originario dell'Amazzonia, alto circa 30 m, da cui si ottiene il caucciù. Già prima della colonizzazione, gli aborigeni americani incidevano la corteccia degli alberi con tagli obliqui e raccoglievano in scodelle di terracotta il latice che colava. Dall'emulsione lattiginosa si separava la gomma per coagulazione del latice a caldo, a secco o per bollitura. Le gomme sintetiche, più propriamente elastomeri sintetici, si ottengono invece da derivati del petrolio. Si tratta di lunghe catene idrocarburiche (polimeri) a cui sono legati, a intervalli regolari, gruppi chimici e atomi come, per esempio, il cloro. Un processo importante per la produzione di gomme sintetiche di notevoli proprietà meccaniche è quello ideato da Karl Ziegler e Giulio Natta, due chimici che ottennero per i loro studi sulla sintesi controllata dei polimeri il premio Nobel per la Chimica nel 1963.
I vari tipi di gomma si ottengono mescolando in diverse proporzioni gomme sintetiche e gomma naturale.
Nei pneumatici la mescola giusta può decidere le sorti di un Gran premio di Formula 1. In generale le mescole morbide, che hanno alta percentuale di gomma naturale, sono adatte per l'inverno: danno maggiore aderenza ma si consumano di più; invece, mescole dure, con maggiore percentuale di gomme sintetiche, resistono meglio al calore.
Già nel 13° secolo i Maya e gli Aztechi con la gomma ottenevano oggetti di uso comune e palle per il tlachtli, gioco molto popolare all'epoca precolombiana e che potrebbe essere considerato il precursore della pallacanestro.
Gli Spagnoli impararono dagli aborigeni, sin dal 1615, a utilizzare il cahuchu (da cui caucciù), letteralmente "legno che piange", come impermeabilizzante, ma fu il francese Charles-Marie de La Condamine che nel 1736 portò in Europa lo 'strano' prodotto. Il latice, però, rimaneva un materiale soggetto a indurimenti o rammollimenti secondo le stagioni. L'unico a trovare, in quell'epoca pionieristica, un'applicazione passata alla storia fu il chimico inglese Joseph Priestley: nel 1770 egli scoprì che il latice cancellava i segni di matita!
Nel 1820 l'inglese Thomas Hancock applicò strisce elastiche di gomma a polsini, bretelle e scarpe in sostituzione dei lacci. Inventò anche macchine per lavorare gli scarti, per produrre filo elastico e per tagliare la gomma in fogli, che potevano poi essere uniti per riscaldamento. Un industriale scozzese, Charles Macintosh, scoprì che la gomma, sciolta nella nafta, poteva essere spalmata direttamente su tessuto, rendendolo impermeabile. Due tessuti, uniti e pressati dalla parte gommata davano un tessuto doppio, chiamato ancora oggi Macintosh. Ma lo sviluppo dell'industria della gomma si deve all'americano Charles Goodyear che nel 1839 scoprì per caso che il caucciù, con aggiunta a caldo di zolfo, diventava molto più resistente e inalterabile. Quando nel 1843 tentò di brevettare anche in Inghilterra il suo processo, chiamato vulcanizzazione (dal dio Vulcano), scoprì che era stato preceduto di poche settimane da Hancock.
Il vertiginoso aumento nel consumo della gomma è collegato ai trasporti: per smorzare le vibrazioni nei veicoli, per fabbricare gomme per le biciclette che erano in gomma piena fino al 1887, quando John Boyd Dunlop inventò la camera d'aria. Nella corsa automobilistica Bordeaux-Parigi del 1895 André ed Édouard Michelin per la prima volta utilizzarono ruote con pneumatici. Da allora l'industria automobilistica fece aumentare le richieste di gomma che diventò l'affare del secolo.
Nel 1876 gli Inglesi riuscirono a esportare clandestinamente dal Brasile i semi di Hevea brasiliensis (detta comunemente seringueira), che in seguito venne diffusa anche in Malesia, Ceylon, Indonesia, Filippine e Africa.
Il consumo mondiale di caucciù passò rapidamente dalle 100.000 t del 1910 alle 710.000 del 1930. La grande richiesta stimolò i tentativi di produrre la gomma per sintesi dal petrolio. Le esigenze della guerra impegnarono i Tedeschi in un grande sforzo per riprodurre in laboratorio sostanze con proprietà uguali a quelle del caucciù naturale. I primi brevetti sulla gomma sintetica sono del 1910; seguirono poi negli anni Trenta quelli della Buna S, più resistente all'usura, e della Buna N, più resistente agli oli e ai solventi. Contemporaneamente in America l'industria Du Pont sintetizzò il neoprene, gomma sintetica con prestazioni superiori a quelle della gomma naturale. La ricerca sulla gomma accelerò dopo l'attacco giapponese di Pearl Harbor, che segnò l'inizio del conflitto tra Stati Uniti e Giappone e che rese difficoltosi gli approvvigionamenti di gomma naturale dall'Oriente. Oggi la produzione di elastomeri sintetici è più del doppio di quella di gomma naturale che, nel 2000, è stata di sette milioni di tonnellate.
Le gomme devono subire particolari operazioni: la masticazione, in cui il prodotto viene reso soffice e viscoso; la mescola, in cui le gomme sintetiche e naturali sono miscelate con vari ingredienti che ne aumentano la resistenza e ne ritardano l'invecchiamento; la calandratura, per la produzione di fogli, per esempio nel caso di pneumatici; l'estrusione, per ottenere tubolari o guarnizioni per infissi; la vulcanizzazione, il processo più importante, in cui si aggiunge zolfo tra il 2,5% per le gomme morbide e il 50% per quelle dure. Gli atomi di zolfo s'inseriscono a 'ponte' tra due catene di molecole formando un'unica enorme struttura di polimeri reticolati. La vulcanizzazione della gomma è causa però di problemi per l'ambiente perché i materiali così trattati si riciclano difficilmente e si degradano con molta lentezza.
In Italia il maggior produttore di gomma è dal 1872 la Pirelli. Nata come piccola industria di articoli in gomma, la Pirelli ottenne nel 1881 l'appalto dei cavi telegrafici sottomarini da parte del Genio militare. Raggiungendo in breve tempo una notevole specializzazione e una imponente espansione internazionale, passò con grande successo dai cavi elettrici, molto richiesti dato lo sviluppo dell'industria elettrica di fine secolo, ai pneumatici per automobile: le auto da corsa che montavano i pneumatici Pirelli vinsero ben 80 Gran premi.
Il mercato della gomma ha sempre fatto gola a molti ed è stato causa di crimini ed eccidi di intere popolazioni. Si calcola che alla fine dell'Ottocento ogni tonnellata di gomma sia costata la vita a sette indigeni. Oggi c'è chi si batte per costruire un'economia basata sull'estrazione di prodotti, come la gomma, nel rispetto delle popolazioni locali e dell'ambiente: Chico Mendez, un raccoglitore di caucciù brasiliano ucciso nel 1988, ne è diventato il simbolo.
I Greci masticavano resina dell'albero del mastice e nello stesso periodo i Maya masticavano il chicle, latice dell'albero di sapotilla, che sarebbe diventato la base del moderno chewing gum quando, nel 1871, Thomas Adams di New York iniziò a venderlo con aggiunte di zucchero e di liquirizia. In Italia la gomma da masticare è stata introdotta dai soldati americani alla fine della Seconda guerra mondiale.