Natta, Giulio
Un Nobel per la plastica
Giulio Natta è il più celebre chimico italiano del Novecento, l’unico italiano che abbia finora ricevuto il premio Nobel per la Chimica. La sua più importante scoperta riguarda i polimeri ed è il frutto dell’incontro fra il genio di un ricercatore e la capacità finanziaria e organizzativa dell’industria Montecatini, che dette a Natta il supporto necessario per effettuare ricerche rapide ed efficienti
Giulio Natta nacque a Porto Maurizio (oggi Imperia) il 26 febbraio 1903, in una famiglia di giudici e avvocati. Terminò il liceo a sedici anni e stupì i genitori decidendo di studiare Ingegneria chimica al Politecnico di Milano. Quando arrivò a Milano aveva solo diciotto anni, ma entrò ben presto in un laboratorio molto prestigioso, nello stesso Politecnico. Già alla fine degli anni Venti il giovane scienziato realizzò un’importante sintesi industriale, quella dell’alcol metilico. Nel 1932, con una borsa di studio si recò a Friburgo dove lavorava Hermann Staudinger, un chimico all’avanguardia nello studio dei polimeri, grazie al quale egli ebbe modo di avvicinarsi a questo nuovo e importante argomento di ricerca. Tornato in Italia, Natta divenne professore e nel 1939 andò a insegnare Chimica industriale al Politecnico di Milano, dove si era laureato nel 1924.
Alla fine della Seconda guerra mondiale Natta conobbe Pietro Giustiniani, futuro dirigente della Montecatini, la più grande industria chimica italiana dell’epoca. Nell’estate del 1947 Natta e Giustiniani fecero un viaggio negli Stati Uniti per osservare il livello tecnico dell’industria chimica americana. Entrambi furono colpiti dalla grandezza delle strutture di ricerca, nelle quali erano impiegati migliaia di ricercatori, mentre in Italia operavano solo piccoli gruppi. Al ritorno Giustiniani mise a disposizione di Natta mezzi adeguati per istituire al Politecnico di Milano un centro di ricerca avanzata, sul modello di quelli visti negli Stati Uniti. Natta si rivelò anche un abilissimo organizzatore e riuscì a mettere insieme un ottimo gruppo di ricerca, affiatato e molto competente.
Egli fu molto interessato dalle ricerche di Karl Ziegler, un chimico tedesco che era riuscito a ottenere il polietilene (un tipo di plastica) grazie all’uso di uno speciale catalizzatore (catalisi). La molecola del polietilene è un polimero, ossia una lunga catena formata da tante parti uguali (in questo caso molecole di etilene). Il chimico italiano volle replicare i risultati di Ziegler, ma usando il propilene invece dell’etilene. Ottenne quindi un diverso polimero: il polipropilene, un altro tipo di plastica. Grazie alla sua abilità e all’efficienza del gruppo di ricerca, scoprì inoltre quale catalizzatore utilizzare per ottenere polipropilene con una struttura molto ordinata. Questo aspetto suscitò un enorme interesse nella comunità scientifica. Era il 1954.
La nuova scoperta fu subito brevettata con il nome di Moplen®, materiale presto utilizzato per costruire gli oggetti più disparati: innumerevoli utensili da cucina, recipienti di ogni tipo, giocattoli. Fu una vera rivoluzione: gli oggetti in Moplen non arrugginiscono, sono leggeri, non si rompono e possono essere colorati stabilmente con i colori più diversi. Non si era mai visto niente di simile e tutti si affrettarono ad acquistare tali prodotti. La Montecatini cominciò la produzione commerciale del polipropilene nel 1957. Nel 1962 la produzione mondiale del polietilene di Ziegler e del polipropilene di Natta raggiungeva le 250.000 t. Era iniziata l’era della plastica. Ancora oggi numerosi oggetti sono realizzati in polipropilene, alcuni si possono riconoscere dalla sigla PP: esempi di oggetti fatti con questi materiali sono i contenitori per alimenti, le corsie galleggianti delle piscine, l’erba sintetica.
Giulio Natta e Karl Ziegler ricevettero insieme il premio Nobel per la Chimica nel 1963, per le loro ricerche sui polimeri. La cerimonia di assegnazione dei premi Nobel è tra le più formali che si possano immaginare. In quell’occasione fu però necessario uno strappo all’etichetta: Natta era infatti malato del morbo di Parkinson e poiché avrebbe avuto difficoltà a salire sul palco per ricevere il premio, fu il re di Svezia a scendere verso lo scienziato per consegnarglielo. Giulio Natta morì a Bergamo nel 1979.