gravidanza e parto
Lo sviluppo di una nuova vita
Per gravidanza o gestazione si intende la condizione in cui si trova la donna nel periodo di nove mesi in cui, dentro di lei, si sviluppa un nuovo essere umano. La gravidanza inizia con la fecondazione della cellula uovo e termina con il parto. Per parto si intende l'espulsione, naturale o aiutata dal medico, dell'essere che sta per nascere dal corpo della donna. Durante questi nove mesi avvengono grandi cambiamenti nel corpo della madre, per adattarsi alla crescita del bambino e fornirgli il nutrimento di cui ha bisogno. Questi sono momenti cruciali nella vita di una donna, che hanno peraltro ripercussioni importanti per la vita dell'intera famiglia. Gravidanza e parto sono presenti, con caratteristiche diverse, in tutti i mammiferi, ma qui ci occuperemo soltanto della specie umana
La cellula uovo, od ovocita, viene fecondata da uno dei milioni di spermatozoi che le sono andati incontro in un canalino (tuba) che collega l'ovaio all'utero. L'ovulo fecondato (o zigote) va incontro a una serie di divisioni cellulari fino a formare un piccolo ammasso rotondeggiante di cellule che in circa tre giorni raggiunge la cavità dell'utero. La gravidanza inizia nel momento in cui questo mucchietto di cellule si va a inserire nella mucosa (un rivestimento di cellule epiteliali) che costituisce la parete interna dell'utero.
Quando questo avviene, l'utero invia all'ovaio dei segnali chimici che bloccano la produzione degli ormoni responsabili di quelle perdite periodiche di sangue (che proviene proprio dall'utero) che hanno le donne in età fertile (mestruazioni). Nello stesso tempo le cellule della mucosa dell'utero vanno incontro a cambiamenti che le rendono adatte ad accogliere l'abbozzo di embrione. Le cellule che costituiscono l'embrione presto si differenziano in tre tipi diversi, in modo da formare tre foglietti embrionali da cui avranno origine le varie parti del corpo.
Via via che l'embrione cresce, i suoi legami con il corpo della mamma diventano più complessi. Infatti l'embrione ha bisogno di nutrimento e di ossigeno, e presto quello che gli può fornire la mucosa uterina non è più sufficiente. Il nutrimento e l'ossigeno gli arrivano allora dal sangue della madre, attraverso un organo di collegamento chiamato placenta, la cui formazione si completa nel primo trimestre di gravidanza. Alla placenta arriva il sangue arterioso (ricco di ossigeno) della madre, che va a occupare degli ampi spazi cavernosi dove avvengono gli scambi di materiale con il sangue embrionale, il quale a sua volta arriva alla placenta attraverso due arterie contenute in un cordone di collegamento chiamato cordone ombelicale. Il sangue della madre e quello dell'embrione non si mescolano mai, e gli scambi di materiale avvengono attraverso la parete dei vasi capillari. Il sangue della madre presente negli spazi cavernosi cede al sangue dell'embrione (che dopo il terzo mese si chiama feto) sostanze nutritive e ossigeno, e riceve in cambio sostanze di scarto derivate dal metabolismo dell'embrione/feto e anidride carbonica. Il sangue materno così impoverito viene riportato attraverso un sistema di vene alla circolazione materna, mentre il sangue arricchito dell'embrione/feto confluisce in una vena ombelicale che lo distribuisce nell'organismo in crescita.
La placenta ha anche una funzione protettiva di filtro nei riguardi dell'embrione, in quanto attraverso di essa non passano molte sostanze tossiche o microrganismi che possono essere presenti nel sangue materno, mentre passano nel sangue embrionale molti anticorpi che proteggono l'embrione/feto ancora non difeso da un suo sistema immunitario.
Purtroppo, però, alcuni microrganismi e alcune sostanze tossiche riescono a superare la barriera placentare e sono pericolosi per l'embrione (per esempio, i virus della rosolia e dell'AIDS, l'alcol, molte droghe e le sostanze inalate col fumo).
Il pancione non è l'unico aspetto che rende diversa una donna gravida (incinta). Durante la gravidanza, nel corpo della donna avvengono profondi cambiamenti, con effetti più o meno evidenti. La donna, in special modo durante i primi tre mesi, avverte frequentemente un senso di nausea che può anche portarla al vomito, si sente stanca, priva di forze, ha un aumento della salivazione, urina più spesso e può avere disturbi del sonno, insomma il suo organismo le manda un messaggio che qualcosa di nuovo sta accadendo. Durante tutta la gravidanza aumenta di peso, non solo per la crescita dell'embrione/feto, della placenta e dell'utero che li contiene, ma anche perché tende a mangiare più abbondantemente e perché le alterazioni dei livelli di alcuni ormoni provocano una diminuzione dell'eliminazione di acqua, che viene trattenuta nel sangue e nei tessuti. Da questo dipende il frequente gonfiore alle caviglie. Il cuore è sottoposto a un lavoro maggiore, e aumenta la frequenza e la forza dei battiti. Nella seconda metà della gravidanza la crescita dell'utero e del suo contenuto diventa più evidente. Quel pancione che cresce, però, spinge in alto lo stomaco ‒ cosa che può provocare disturbi della digestione ‒ e il muscolo diaframma, che separa la cavità addominale da quella toracica. Quest'ultima è come compressa, lo spazio dei polmoni diminuisce, e la respirazione diviene meno profonda e più frequente.
La gravidanza è un momento assai delicato anche dal punto di vista psicologico. La futura mamma vive un'esperienza del tutto nuova, con un misto di gioia e di paure (il dolore del parto, la salute del bambino, il cambiamento di vita dopo la nascita, la capacità di essere una brava mamma) ed è importante che il futuro papà le faccia sentire tutta la sua comprensione e il suo affetto, aiutandola a superare i momenti più difficili. D'altro lato, la futura mamma dovrà fare in modo che il futuro papà non si senta estraniato da questa importante esperienza, dato che tutte le attenzioni di parenti e amici tendono a rivolgersi verso di lei invece che verso di lui.
Fino a non molti anni fa, per capire se era iniziata una gravidanza, ci si basava sulla interruzione delle mestruazioni e sui vari sintomi o segni che la donna poteva avvertire (come nausea o stanchezza). Dato che questi sintomi possono avere anche altre cause, non era possibile fare una diagnosi certa molto presto. Attualmente è sufficiente eseguire un rapido e semplice test per fare una diagnosi molto precoce, dopo una settimana dalla fecondazione. Infatti, viene misurata la concentrazione nelle urine o nel sangue di un particolare ormone (la gonadotropina corionica, chiamata per semplicità con una sigla, HCG) che inizia a essere prodotto quando l'abbozzo dell'embrione si impianta nella mucosa uterina. Quando il test della HCG è positivo, la diagnosi può essere confermata con un altro esame, l'ecografia, che consente anche di vedere se l'embrione si è impiantato nell'utero in maniera corretta.
Durante la gravidanza è consigliabile sottoporsi a periodiche visite da parte del medico specialista, il ginecologo. Questo palperà l'addome e ascolterà con un particolare strumento, il fonendoscopio, il battito del cuore del feto, la cui frequenza è maggiore di quella di una persona adulta e inoltre varia a seconda del mese di gravidanza. Di tanto in tanto il medico farà fare alla futura mamma un'analisi del sangue e delle urine, e controllerà con l'ecografia la crescita del feto. Nell'ultimo periodo della gravidanza la donna seguirà dei corsi che la preparano, mentalmente e con opportuni esercizi, al grande evento del parto.
A volte succede che l'ecografia riveli che nell'utero della futura mamma non c'è solo un embrione, ma due, o rare volte tre e in casi eccezionali quattro. Questo significa che nasceranno due (o tre o quattro) gemelli, e i genitori possono essere preoccupati e avranno bisogno di un po' di tempo per abituarsi all'idea di una famiglia più grande del previsto, con tanto lavoro in più.
Il feto cresce e si sviluppa all'interno di un sacco (sacco amniotico) pieno di liquido. Questo sacco di acqua è una specie di cuscinetto che lo protegge dagli urti che può subire l'addome della madre. È come se il feto si trovasse in una piccolissima piscina dove ha la possibilità di muoversi a piacimento. Insomma, il feto è un nuotatore, che si trova molto bene nel suo ambiente acquoso. Tra l'altro, l'acqua nella quale è immerso contiene delle sostanze che le danno un buon sapore, che assomiglia a quello del latte che la mamma gli darà dopo la nascita.
Ma il feto non si limita a nuotare. Potrà sembrare strano, quasi incredibile: ma è ormai accertato che la vita intrauterina (dentro l'utero) è un periodo importante per lo sviluppo fisico ed emotivo del bambino dopo la nascita. Infatti, via via che passa il tempo e il feto matura, diventa in grado di percepire una molteplicità di stimoli: riesce a sentire l'odore e il sapore del liquido in cui è immerso, sente i rumori e le carezze, ed è in grado di reagire ad alcuni stimoli scalciando o facendo altri movimenti. I rumori che vengono dall'ambiente esterno gli arrivano come se venissero da lontano, perché le strutture che lo circondano li attutiscono. Ciò non toglie che gli piaccia la musica e l'ascolto della musica lascerà una traccia positiva nella sua vita futura. Invece, un eccesso di rumori forti e sgradevoli potrà provocare disturbi permanenti dell'udito. Quanto ai rumori che vengono dall'interno, gli giungono assai amplificati; e tra i rumori interni il più bello è la voce della mamma, che il bambino sarà in grado di riconoscere quando sarà nato.
Nelle ultime settimane di gravidanza lo spazio a disposizione del feto si riduce, i suoi movimenti sono sempre più limitati e quando non è più in grado di fare capriole, si ferma nella posizione con cui imboccherà il canale che lo porterà al mondo. La posizione più frequente e più corretta è a testa in giù e piedi in su. Quando è in questa posizione il bambino si impegna di testa nel canale formato dalle ossa del bacino e dai tessuti molli (muscoli, vagina) della mamma. Viene sospinto dalle contrazioni via via più frequenti e a volte assai dolorose dei muscoli dell'utero, aiutate dalle spinte volontarie e dalla respirazione della mamma, e finalmente esce, bagnato come un pulcino.
Altre volte il bimbo si affaccia al mondo con i piedi, o addirittura con una spalla o con la faccia. In questi casi l'uscita dal canale può essere più difficile e più dolorosa. In questa situazione, molte volte il ginecologo deve intervenire ed eseguire il taglio cesareo, un'operazione chirurgica che comporta un'incisione fatta con il bisturi sull'addome della mamma all'altezza dell'utero. È attraverso la breccia aperta dal chirurgo che il bimbo viene tirato fuori molto delicatamente, mentre la mamma non sente dolore perché le è stata praticata un'anestesia.
Appena il bambino è uscito definitivamente dal ventre della mamma, deve essere tagliato anche quel cordone che per molti mesi li ha tenuti uniti, il cordone ombelicale. Il bambino verrà preso in braccio dal medico o dall'infermiera, che lo stimoleranno, magari con il primo sculaccione della sua vita, in modo che emetta il primo vagito, che indica che l'aria è entrata nei suoi piccoli polmoni. A questo punto la mamma, che durante il parto era stata preda di emozioni e sentimenti contrapposti ‒ la speranza che il neonato sia sano, la paura del dolore, la gioia di diventare madre ‒ finalmente si rilassa, gioisce, e quasi non si accorge dell'ultimissima fase del parto (chiamata secondamento), che consiste nell'espulsione della placenta, che aveva costituito il legame biologico tra lei e il feto.
Per aborto si intende l'interruzione della gravidanza. L'aborto può essere spontaneo, quando l'embrione non è in grado di sopravvivere per alterazioni dei suoi geni o per numerose altre cause, come infezioni e malformazioni dell'utero. L'embrione viene spontaneamente espulso, di solito entro il terzo mese di gravidanza, accompagnato da una perdita di sangue. In altri casi l'aborto può essere provocato da parte del medico. In Italia la legge consente al medico di interrompere la gravidanza nel primo trimestre, se la madre rifiuta fortemente di avere un figlio, o anche nel secondo trimestre, se per malattie o malformazioni la vita dell'embrione o della madre sono in grave pericolo. L'aborto, sia spontaneo sia provocato, costituisce sempre un trauma, non solo fisico ma anche psicologico, per la donna che lo subisce.
La minaccia di aborto è il rischio che si verifichi un aborto spontaneo. Questo rischio è normalmente annunciato da una imprevista perdita di sangue, a volte accompagnata da dolori. In questi casi la felicità della madre per l'attesa di un figlio viene offuscata dal timore di perderlo. Per diminuire il rischio il medico le prescrive una vita molto riguardata e spesso di stare a letto per lunghi periodi di tempo.
L'ecografia è una tecnica, in uso da circa 25 anni, che consente di vedere all'interno del corpo sfruttando il fatto che gli ultrasuoni emessi da uno strumento, detto ecografo, rimbalzano come un'eco sui vari tessuti del corpo, in maniera diversa a seconda della loro composizione (gli ultrasuoni sono vibrazioni simili a quelle sonore ma di frequenza assai maggiore e non percepibili dall'orecchio umano). Nel corso della gravidanza, l'ecografia è molto utile per seguire con precisione lo sviluppo dell'embrione e del feto, determinandone la forma, la grandezza in rapporto all'età, la posizione e per scoprire se nascerà un maschio o una femmina.
I gemelli possono essere derivati da un unico ovocita fecondato da un unico spermatozoo. Questo succede quando le due cellule che derivano dalla prima divisione dello zigote procedono ognuna per proprio conto e danno luogo allo sviluppo di due embrioni, entrambi collegati a un'unica placenta. In questo caso nasceranno due gemelli uguali (omozigoti) come due gocce d'acqua, perché hanno lo stesso patrimonio genetico (gli stessi geni). In altri casi può succedere che due ovociti vengano fecondati contemporaneamente, ognuno da uno spermatozoo, e che entrambi si vadano a impiantare nella mucosa uterina, dove si formeranno due placente. Anche in questo caso nasceranno due gemelli, ma il loro patrimonio genetico sarà diverso (eterozigoti), come quello di due normali fratelli. L'unica differenza rispetto a due fratelli è che avranno esattamente la stessa età.
Nel pancione della mamma, c'è lo spazio per due o più gemelli? Il pancione dovrà crescere un po' di più, bisognerà stringersi, ma lo spazio si trova, anche se la libertà di movimento e spesso anche la crescita dei gemelli dentro l'utero sarà più limitata. Ma non importa, i gemelli recupereranno dopo la nascita!
Alcune volte capita che un po' di liquido del sacco amniotico debba essere prelevato con un lungo ago dalla pancia della mamma per studiare le cellule in esso contenute. Questo esame, che si chiama amniocentesi, è molto importante perché consente di sapere se il bambino avrà delle malattie dovute ad alterazioni a carico dei cromosomi, dove risiedono i geni in cui sono scritte tutte le informazioni genetiche trasmesse dai genitori. Non bisogna preoccuparsi dell'ago, perché quando il ginecologo preleva il liquido tiene sott'occhio il feto attraverso l'ecografo in modo da non pungerlo. Se l'amniocentesi rivela malattie molto gravi, può essere consigliabile interrompere la gravidanza.