Grecia
(XVII, p. 784; App. I, p. 690; II, i, p. 1080; III, i, p. 789; IV, ii, p. 109; V, ii, p. 511)
Geografia umana ed economica
di Claudio Cerreti
Popolazione e territorio
La popolazione greca (10.600.000 ab. nel 1998, secondo una stima) presenta, anno dopo anno, tassi di incremento demografico sempre più simili a quelli degli altri paesi dell'Europa occidentale. Il rallentamento della dinamica naturale ha reso assai modesto il flusso migratorio verso l'estero, che peraltro da tempo è pareggiato o sopravanzato dai rientri e dall'immigrazione. Vivaci permangono invece i movimenti interni, per effetto dei quali le regioni meno favorite, come la Macedonia occidentale, il Peloponneso e parte delle isole minori, perdono popolazione a vantaggio delle zone più dinamiche e più urbanizzate. L'agglomerazione della Grande Atene mantiene saldamente la sua quota di popolazione complessiva intorno al 30% del totale; anche Salonicco, Iraklion (Candia) e Patrasso, le sole altre città che superino i 100.000 ab., hanno visto crescere le rispettive aree urbane. Fenomeni di saturazione, però, cominciano a essere più che evidenti, specie nell'area ateniese, dove già nel 1995 si rese necessario un drastico intervento di divieto della circolazione automobilistica privata per l'intera estate, allo scopo di contenere gli effetti dell'inquinamento atmosferico.
Alla concentrazione della popolazione corrisponde quella delle attività economiche, comprese le industrie pesanti, sicché congestione e inquinamento ne risultano esasperati. La crescente internazionalizzazione dell'economia greca, in primo luogo come effetto dell'adesione alla CEE e dell'attivazione degli interventi di sostegno comunitari, è all'origine del forte aumento delle infrastrutture sul territorio della G., le quali, peraltro, risultano carenti sia all'interno sia per i collegamenti con il resto dell'Unione Europea.
La lunga crisi dell'ex Iugoslavia, che di fatto si è protratta per tutti gli anni Novanta, impedendo il transito via terra, ha accentuato la dipendenza degli scambi greci (in particolare quelli da e per l'Italia) dal trasporto marittimo. Al rafforzamento di questa direttrice meridionale (Italia-G.-Turchia) mira l'avvio (nel 1996) della realizzazione di un lungo tronco autostradale (la G. ha poco più di 200 km di autostrade) che collegherà Iegumenítsa, porto per il traffico di passeggeri e autoveicoli rapidamente cresciuto in virtù della sua vicinanza alla costa italiana, con Alexandrúpolis, presso la frontiera con la Turchia. Questo intervento, però, se rimarrà isolato rischierà di aggravare l'emarginazione delle regioni meridionali (Peloponneso) e comunque periferiche.
Problemi diversi, e non facilmente risolvibili, presentano le moltissime isole minori. In modo particolare, quelle dell'Egeo orientale risentono gravemente della distanza dalla terraferma e non possono contare su altre forme di sviluppo che non siano quelle legate al turismo (oltre 10,5 milioni di visitatori nel 1997, nell'intero paese) o, in futuro, all'eventuale sfruttamento di giacimenti di idrocarburi. Al tempo stesso, queste isole hanno risentito dello stato di tensione tra G. e Turchia per i diritti di prospezione e di sfruttamento dei fondali marini e per i diritti di transito.
Altri problemi politico-territoriali sono stati posti, nella prima metà degli anni Novanta, sia dalla nascita di una repubblica macedone sovrana, sia dalla crisi albanese. In nessuno dei due casi è stato tuttavia rimesso in discussione l'assetto territoriale vigente, anche se si è arrivati al blocco della frontiera macedone (1994) e a uno stato di acuta tensione lungo quella albanese.
La G. si è trovata a ospitare un gran numero di rifugiati (forse mezzo milione, compresi i clandestini) dalle aree di crisi dei Balcani e di immigrati dall'insieme dei paesi dell'area ex sovietica e dal Vicino Oriente, dando peraltro prova di una considerevole capacità di assorbimento sul piano economico, ma anche di un uso strumentale dell'accoglienza, come si è verificato nel 1993, quando migliaia di Albanesi vennero espulsi in concomitanza della polemica sorta con l'Albania riguardo all'Epiro e alle posizioni filo-serbe assunte dalla G. nella questione del Kosovo (v. oltre: Storia). Il riacutizzarsi di tale questione e gli eventi bellici che ne sono seguiti nei primi mesi del 1999 hanno riproposto il problema della pressione dei profughi e della relativa accoglienza.
Condizioni economiche
La struttura economica greca si presenta tuttora lontana dagli assetti tipici dell'Europa comunitaria: il numero di addetti al settore primario e il contributo di questo al PIL risultano notevolmente elevati, senza che l'agricoltura si sia adeguata a modelli produttivi pienamente concorrenziali; la quota relativa ai servizi permane molto modesta; la riconversione industriale procede faticosamente ed è esposta, nei settori dei beni di consumo, alla concorrenza delle produzioni degli altri paesi dell'UE. La dipendenza dal turismo è assai marcata e subisce i contraccolpi delle oscillazioni nei flussi annuali; d'altra parte, l'eccessiva pressione turistica ha prodotto danni ambientali in molte aree a forte attrazione (coste cretesi, Isole Ionie, Argolide). Il prodotto dell'economia sommersa viene valutato a circa il 40% del PIL complessivo.
Ciò nonostante il prodotto interno è in costante aumento e quello per abitante ha registrato un'impennata spettacolare, così come l'interscambio commerciale (sempre però pesantemente deficitario). Gli investimenti greci all'estero sono cresciuti improvvisamente in molti paesi dell'Europa sud-orientale e del Vicino e Medio Oriente (la G. è il primo investitore estero in Romania e Bulgaria, e uno tra i primi in Albania e Iugoslavia), restaurando la tradizionale presenza economica greca in queste aree. L'economia della G. appare, così, dipendere dall'evoluzione della politica internazionale del paese e da come esso saprà regolare i rapporti con l'Unione Europea e con gli Stati che occupano l'area dai Balcani al Caspio, a partire dalla Turchia.
Il 7 settembre 1999 l'area urbana di Atene è stata colpita da un disastroso terremoto (magnitudo 5,9) che ha provocato circa 140 vittime e ingenti danni materiali.
bibliografia
Il mosaico mediterraneo, a cura di C.M. Santoro, Bologna 1991.
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C. Siriopoulos, D. Asteriou, Testing for convergence across the Greek regions, in Regional studies, 1998, pp. 537-46.
Storia
di Claudio Novelli
A partire dal 1974, con la fine del regime militare e il ripristino delle fondamentali istituzioni democratiche, per la G., proclamata repubblica l'anno precedente, si aprì una nuova fase politica caratterizzata dall'alternarsi di governi espressione di due principali e contrapposti partiti, il conservatore Nuova democrazia (ND) e il Movimento socialista panellenico (PASOK).
All'inizio degli anni Novanta il paese rimaneva, comunque, in una situazione di perdurante crisi economica e di grave dissesto della finanza pubblica: situazione, questa, destinata ad avere ripercussioni sia sul piano sociale (con un diffuso malcontento popolare per le misure di austerità che accomunavano, sostanzialmente, i diversi governi in carica), sia sul completamento del processo di integrazione nel sistema economico europeo (la G. era entrata a far parte della CEE nel 1981, e nel febbraio 1992 fu tra i firmatari del Trattato di Maastricht).
Il governo di centro-destra presieduto da K. Mitsotákis annoverò tra le sue prime iniziative, nel luglio 1990, la firma di un accordo di cooperazione militare con gli Stati Uniti, della durata di otto anni, che ribadiva lo stretto rapporto tra i due paesi e manteneva operanti due delle quattro basi militari statunitensi esistenti sul territorio greco. Tale accordo fu criticato dalle forze di sinistra, che si opposero in modo ancora più netto alla politica economica restrittiva voluta da Mitsotákis e soprattutto, a dicembre, ai progetti del governo di limitare il diritto di sciopero (nei mesi precedenti i sindacati avevano indetto una serie di scioperi generali, di 24 e 48 ore, con grande partecipazione dei lavoratori dell'industria e dei dipendenti pubblici).
Manifestazioni di protesta e scioperi divennero molto intensi tra il 1992 e il 1993, quando il governo avviò la privatizzazione di varie aziende pubbliche di interesse nazionale, in particolare nel settore dei trasporti. Il diffuso malcontento popolare fu così alla base della sconfitta elettorale di ND, che nelle consultazioni politiche anticipate dell'ottobre 1993 ottenne il 39,3% dei voti e 111 seggi. La maggioranza andò al PASOK, che raggiunse il 46,9% dei consensi e 170 seggi, mentre il Partito comunista di Grecia (KKE), presentatosi autonomamente, ottenne il 4,5% dei voti e 9 seggi; la coalizione di sinistra, alleanza di nove partiti minori, ebbe solo il 2,9% dei voti e in base alla legge elettorale del novembre 1990, che aveva stabilito una soglia minima del 3% per accedere in Parlamento, non ottenne alcun deputato. Si formò allora un nuovo governo guidato da A. Papandréu, il quale pose un freno al programma di privatizzazioni avviato dal suo predecessore e attenuò nettamente le perplessità che lui stesso e il suo partito avevano manifestato negli anni precedenti circa la partecipazione della G. al processo di integrazione europea.
Nel marzo 1995 Papandréu favorì l'elezione alla presidenza della Repubblica di K. Stefanópulos, in passato ministro di ND e ora appoggiato dai socialisti (al terzo scrutinio fu votato da 181 deputati su 300). Sul piano della politica estera il governo si impegnò, con esito positivo, per la ripresa delle relazioni diplomatiche (ottobre 1995) con la Repubblica ex iugoslava di Macedonia, estremamente critiche sin dal 1991, quando la G. si era opposta al riconoscimento dello Stato macedone nato in seguito alla dissoluzione della Iugoslavia, nel timore di possibili rivendicazioni territoriali nei confronti della Macedonia greca. Alla fine del 1995 l'azione dell'esecutivo risentì delle numerose polemiche sorte intorno al ruolo assunto dalla giovane moglie di Papandréu, D. Liani, nelle principali decisioni dell'anziano leader; questi fu costretto a dimettersi nel gennaio 1996 per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute e si spense nel giugno successivo. A sostituirlo nel ruolo di capo del governo era stato chiamato, intanto, l'esponente socialista K. Simítis, che già da qualche mese aveva assunto nei confronti di Papandréu una posizione critica, dimettendosi da ministro dell'Industria e sostenendo la necessità di un profondo rinnovamento del partito.
Mentre i rapporti con la Turchia conoscevano nuovi momenti di tensione, a causa del permanere del contenzioso sulla delimitazione delle acque territoriali nel Mare Egeo e dei contrasti tra la comunità greca e quella turca a Cipro (v. cipro: Storia, in questa Appendice), l'esecutivo varò una serie di riforme economiche ritenute necessarie per l'ingresso della G. nell'Unione monetaria europea (tra l'altro fu avviata, nel marzo 1996, la privatizzazione del settore delle telecomunicazioni). Un significativo miglioramento nei rapporti tra G. e Turchia si verificò nel giugno 1999, quando fu fissato un calendario di incontri ravvicinati tra le rappresentanze dei due paesi.
Sempre al fine di contenere la spesa Simítis rafforzò le misure di austerità in campo economico, soprattutto dopo l'esito delle elezioni legislative del settembre 1996, che registrarono una crescita dei consensi dell'opposizione di sinistra, ma nello stesso tempo confermarono la maggioranza socialista in Parlamento: il PASOK conquistò il 41,5% dei voti e 162 seggi (contro il 38,2% e 108 seggi di ND), mentre i comunisti e la coalizione di sinistra ebbero rispettivamente il 5,6% e il 5,1% dei voti, pari a 11 e 10 deputati; una buona affermazione ottenne anche il movimento socialdemocratico (DIKKI), sorto nel dicembre 1995 per iniziativa di alcuni esponenti della sinistra interna del PASOK, che raggiunse il 4,4% dei voti e 9 seggi.
Il nuovo governo presieduto da Simítis si pose come obiettivi prioritari, sul piano economico e finanziario, il contenimento dell'inflazione e la riduzione del disavanzo pubblico, al fine di rispettare i criteri di convergenza che erano stati stabiliti per la partecipazione all'Unione economica e monetaria. Le misure di austerità adottate a tale scopo, con pesanti tagli alla spesa sociale, causarono ancora, alla fine dell'anno e poi tra il 1997 e il 1998, numerosi scioperi di protesta, che riguardarono sia il settore privato sia quello pubblico.
In occasione dell'intervento militare delle forze NATO in Iugoslavia, che ebbe inizio il 24 marzo 1999, la G. rifiutò di partecipare alla campagna aerea, condannando i bombardamenti.
bibliografia
C. Lyrintzes, E. Nikolakopoulos, D. Soteropoulos, Koinonia kai politike: opseis 3. Hellenikes demokratias, Athenai 1996; K.A. Lavdas, The europeanization of Greece. Interest politics and the crises of integration, New York 1997; T.S. Pappas, Making party democracy in Greece, New York 1998.