Ugo o Ugolino (n. Anagni - m. Roma 1241). Appartenente alla famiglia dei conti di Segni, venne creato cardinale (1198) da Innocenzo III, quindi fu eletto papa nel 1227. Preparato all'altissimo compito da ampia cultura e da vasta esperienza umana, pur continuando la tendenza teocratica di Innocenzo III, si sforzò di dare rilievo e importanza allo spirituale non meno che al temporale, conscio della grave situazione della Chiesa, minata dall'eresia e dallo strapotere dell'Impero. Sul piano politico entrò in conflitto con Federico II (che aveva inizialmente sostenuto), che scomunicò (1227) per non aver mantenuto la promessa di indire una crociata e contro cui si alleò con i comuni in una lega guelfa per contrastarne il progetto di egemonia in Italia, morendo però nel corso del conflitto.
Dopo gli studi di filosofia a Parigi fu nominato cardinale diacono (1198) e poi cardinale vescovo di Ostia (1206) da Innocenzo III, di cui era nipote. Più volte legato pontificio, acquistò grande importanza in Curia, anche sotto il pontificato di Onorio III, mostrandosi favorevole sul piano politico al giovane Federico II e su quello religioso agli ordini mendicanti (e in modo speciale a quello francescano). Se molto lo deluse Federico II, egli ancora cardinale protesse e indirizzò invece coi migliori risultati s. Francesco nei rapporti, inizialmente difficili, con la Curia e nel governo dell'ordine, e continuò in questa linea anche dopo la sua elevazione al pontificato. Canonizzò Francesco (1228), Antonio da Padova (1232), Domenico di Guzmán (1234), Elisabetta di Turingia (1235); intervenne nelle lotte interne francescane a proposito della Regola (bolla Quia elongati, 1230), ma non esitò a deporre frate Elia allorché quest'ultimo iniziò una vera persecuzione della fazione degli spirituali e non si mostrò alieno dal ricercare l'amicizia di Federico II. Contemporaneamente a questa attività religiosa, G. svolse intensa attività politica nei rapporti con l'Impero: un primo motivo di contrasto fu l'improvviso ritorno di Federico dalla crociata col pretesto d'una pestilenza, ragione per la quale l'imperatore fu colpito dalla scomunica (1227); e il contrasto si aggravò più tardi quando un esercito pontificio invase l'Italia meridionale mentre Federico era in Terra Santa. Tuttavia un accordo fu raggiunto a San Germano (1230), in virtù del quale Federico era assolto dalla scomunica e il papa vedeva riconosciute le sue esigenze di libertà della Chiesa, pur ritirandosi dalle terre invase nel Regno di Sicilia. Tale accordo durò fino al 1236, fin quando cioè l'organizzazione del Regno di Sicilia in senso sempre più accentrato, la chiara volontà di Federico di tenere unite per sempre le corone di Germania e di Sicilia, la sua decisione nel combattere i Comuni dell'Italia settentr., non persuasero G. che Federico II e il suo potere rappresentavano sempre più un pericolo per la Chiesa, nel temporale e nello spirituale. G. si alleò allora con i Comuni contro Federico e per mezzo del suo legato, Gregorio da Montelongo, si preoccupò di stringere tutta l'Italia settentr. in una lega guelfa. Nel 1239 era rinnovata la scomunica contro Federico mentre i sudditi erano sciolti dal giuramento di fedeltà; una lotta non meno accanita si svolgeva sul piano teorico e libellistico in quanto l'imperatore veniva identificato con l'Anticristo dalla curia mentre il papa, da Federico II, fu considerato come il traditore di Cristo, la rovina della Chiesa. G. dopo varî successi (alleanza con Venezia e Genova nel 1239; conquista di Treviso e Ferrara nel 1240) vedeva intanto divenire sempre più difficile la sua posizione per la perdita di Faenza (1241), per la sconfitta navale del Giglio (1241), per l'imminente avanzata di Federico da Grottaferrata su Roma. Durante la lotta G., che continuava a dirigerla senza esitazioni, moriva quasi centenario.